Prosegue, a cura del magistrato Caroline Farrugia Frendo, il processo contro Robert Agius e Jamie Vella, i due uomini, noti come “Ta ’Maksar”, gli “uomini mascherati”, esponenti della criminalità organizzata maltese e legati persino all’omicidio del 2015 dell’avvocato Carmel Chircop, accusati di aver fornito la bomba che ha ucciso la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia.

La cronista aveva scoperto la dilagante corruzione del governo dell’Isola: una Malta dove il riciclaggio di denaro, la vendita di passaporti, i controlli bancari permissivi e i contratti governativi dubbi, sembra che fossero all’ordine del giorno.

Quando in quell’ormai famigerato 16 ottobre 2017, Daphne Caruana Galizia saltò in aria a causa di una potente carica di tritolo che imbottiva la sua auto, la sua famiglia ha proseguito la sua opera di denuncia: fin dall’inizio, in particolare i figli e le sorelle della giornalista, si convinsero che dietro l’assassinio ci fossero delle “forze oscure” che facevano parte dell’allora Governo di Joseph Muscat. 

La famiglia passò così “all’offensiva”, chiedendo aiuto all’allora leader dell’opposizione nazionalista, Simon Busuttil – che aveva seguito il caso sin dall’inizio – di incoraggiare gruppi locali a manifestare per i diritti umani e la democrazia. Quella battaglia ha dato origine proprio alle Ong come “Repubblika”, che tutt’oggi chiede a gran voce giustizia per la giornalista assassinata.

Busuttil sapeva bene che la signora Caruana Galizia si fosse fatta molti nemici. Secondo diverse testimonianze della stessa Daphne, alcuni anni fa, persone mai identificate avevano tentato per ben due volte di incendiare la sua casa, come estremo atto intimidatorio. Anche in seguito, Busuttil, allontanato dallo scenario politico maltese, ma pur sempre un parlamentare del partito nazionalista, ha sempre usufruito delle inchieste della defunta giornalista contro l’ex Governo Muscat.

Matthew Caruana Galizia, il maggiore tra i tre figli di Daphne – vincitore del Premio Pulitzer per il suo lavoro sulle rivelazioni dei “Panama Papers” – ha sempre  additato, senza alcun timore, l’ex Premier laburista joseph Muscat ed il suo capo Staff, Keith Schembri, come “complici” della morte di sua madre.

Matthew è stato davvero implacabile nel mantenere le istituzioni dell’UE concentrate sul caso, rivolgendosi, come prima cosa, alla Commissione per i crimini finanziari del Parlamento europeo, esponendo le apparenti frodi ed i numerosi casi di corruzione che sua madre aveva già faticosamente riportato alla luce.

L’omicidio di Caruana Galizia ha innescato una crisi politica senza precedenti, ma a distanza di quasi 4 anni dalla morte di Daphne, qualcosa d’importante è stato ottenuto. Cosa?

Alla fine di novembre 2019, con un annuncio alla televisione nazionale maltese, Joseph Muscat dà le sue dimissioni.

Uno degli uomini d’affari più ricchi di Malta, il giovane imprenditore Yorgen Fenech, dopo essere stato accusato di complicità nell’omicidio della giornalista, ha tentato di fuggire dal paese sul suo yacht (il piano è stato portato alla luce solo poco tempo fa in sede processuale). Nella seconda metà di novembre del 2019 è stato arrestato con l’accusa di essere persino “la mente” dell’omicidio.

Nel mese successivo, sono seguite le dimissioni dell’allora Ministro dell’Energia, Konrad Mizzi, e dell’ex Capo Staff del Governo Muscat, Keith Schembri, entrambi implicati nel frattempo in un altro scandalo, quali possessori di società segrete offshore. Daphne aveva infatti rivelato che entrambi erano beneficiari di conti panamensi segreti e che avrebbero persino ricevuto pagamenti illeciti di tangenti.

Schembri fu in seguito arrestato per presunto coinvolgimento nel traffico dei cosiddetti passaporti d’oro, poiché sembra che avesse ottenuto 100 mila euro per aver consegnato a tre cittadini russi dei passaporti maltesi. Una inchiesta collegata a quella portata avanti per molti anni sul blog della Caruana Galizia “The Running Commentary”, in merito a tangenti versate per ottenere documenti maltesi.

L’ex Capo Staff del Governo Muscat è finito definitivamente in manette alla fine del 2020. Nel tentativo di ricevere una grazia presidenziale – poi fallita – l’imprenditore Yorgen Fenech affermò che Schembri fosse coinvolto direttamente nell’omicidio e che avesse organizzato persino il pagamento di 150 mila Euro ai presunti sicari, i fratelli De Giorgio e Vince Muscat, attualmente in prigione, accusati di essere gli esecutori materiali dell’assassinio. Una dichiarazione confermata anche da Melvin Theuma, l’ “intermediario”, tra i protagonisti della vicenda, nonché testimone chiave per il processo ancora in corso.

Nonostante i notevoli passi avanti, l’intricatissima rete di persone coinvolte e i misfatti che hanno portato all’assassinio della giornalista maltese, è ancora piena di matasse da sbrogliare: Daphne, così come la sua famiglia, attende ancora che giustizia sia fatta.

Nella foto: l’immagine di Daphne Caruana Galizia durante una manifestazione svoltasi a Catania per chiedere verità e giustizia sull’assassinio della giornalista. Accanto, la copertina del libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Un accostamento significativo sintetizzato dalla frase “Fuori la mafia dall’Unione europea”.      

Valentina Contavalle