“Non solo la commemorazione di un giornalista caduto nell’adempimento del proprio dovere, ma un modo per riflettere su un Paese, l’Italia, all’ultimo posto in Europa per libertà di stampa”.

La locandina dell’evento organizzato da L’Informazione ed Esperonews. Sopra: la copertina della graphic novel dedicata al giornalista di Termini Imerese, con i testi di Luciano Mirone e le illustrazioni di Antonio Bonanno 

A sessantun anni dalla morte del giornalista di Termini Imerese (Palermo), Cosimo Cristina e in  occasione della Giornata mondiale sulla libertà di espressione, i quotidiani L’Informazione ed Esperonews  organizzano il dibattito online “Giornalismo tra verità e impegno civile” (domani 4 Maggio 2021 alle 17, sui siti e le pagine Facebook delle rispettive testate), cui partecipano l’ex Procuratore di Palermo Giancarlo Caselli, il presidente della Commissione antimafia alla Regione Sicilia Claudio Fava (fondatore del giornale I Siciliani, assieme al padre Giuseppe, ucciso dalla mafia nel 1984), il giornalista Riccardo Orioles, anche lui creatore di questa testata ritenuta un inimitabile esempio di civiltà e di impegno civile per molte generazioni.

A dialogare con gli ospiti, la dirigente scolastica di Termini Imerese Giusi Conti e il direttore del quotidiano del circondario madonita Esperonews, Alfonso Lo Cascio (impegnati da tanti anni sul fronte della legalità e della cultura), oltre al direttore e fondatore de L’Informazione, Luciano Mirone, che con l’inchiesta portata avanti col suo libro “Gli insabbiati” (dedicato ai giornalisti siciliani uccisi da Cosa nostra) è riuscito a ribaltare scientificamente la tesi sostenuta per molti decenni dagli inquirenti: e cioè che il 5 maggio 1960 Cosimo Cristina non si è suicidato, ma è stato ucciso per ordine di Cosa nostra per le scottanti inchieste che scriveva sui boss che allora spadroneggiavano nella sua città. Una storia simile a quella di Peppino Impastato, ma verificatasi con diciotto anni di anticipo.

I relatori si soffermeranno su questo caso, ma anche sulle altre storie che riguardano i giornalisti uccisi – in Sicilia e in Italia – ,su quelli attualmente minacciati (un numero di cui si è perso il conto) e su quelli sotto scorta (venti, secondo un recente rapporto).

Spazio sarà dedicato alle testimonianze personali di Fava e di Orioles, alla loro esperienza coi Siciliani in una città, Catania, dove l’editore Mario Ciancio è attualmente sotto processo perché ritenuto dai magistrati in rapporti con Cosa nostra.

L’ex procuratore di Palermo e Torino, Giancarlo Caselli, si soffermerà, fra l’altro, sul “contesto culturale” nel quale i giornalisti sono costretti ad operare in questo Paese.

Circa novanta minuti di di dibattito, nel corso del quale il pubblico potrà partecipare attivamente ponendo delle domande agli intervenuti.

La prima pagina de L’Ora dopo la riesumazione del cadavere di Cosimo Cristina (1966)

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Cosimo Cristina. Chi era.

Cosimo Cristina nasce a Termini Imere­se l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 19­59 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane. Può finalmen­te affermare ciò che i giornali con cui collabora non gli permettono di scrivere. Da subito Prospettive Sici­liane raccontò la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessu­no osava nemmeno nominarla. Ini­ziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindaca­lista Salvatore Carnevale e del sa­cerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Ago­stino Tripi, il pro­cesso per l’omicidio di Car­melo Giallombardo. Il pome­riggio del 5 mag­gio 1960, ad appena 25 an­ni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tun­nel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Tra­bia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si trattava di suici­dio. La Chiesa vieta di celebrare i funerali. Ma i dubbi già allora erano tan­ti, qual­cosa non quadrava. Ma quella mafiosa era, negli Sessanta la cultura vincente. Una spessa coltre di o­blio venne ste­sa sul giovane che venne vergo­gnosamente dimenti­cato.

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, come quello di Luciano Mirone, che ne “Gli insabbiati”, vengono ricostruiti gli atti processuali e raccontata la storia del giovane Co. Crì. (come amava firmare i suoi articoli). Inoltre il lavoro di diverse scuole termitane, prima fra tutte  l’IISS “ Stenio”,  che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per  il cinquante­simo anniversario della mor­te del co­raggioso giornalista, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo.

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