A Malta resterà per sempre il ricordo del novembre 2019, quando la polizia arrestò il giovane imprenditore dell’Isola Yorgen Fenech, sospettato di essere la “mente” dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia.
Ma solo qualche giorno fa in sede processuale, la scioccante scoperta: il vice Procuratore Generale, Philip Galea Farrugia – che si era già precedentemente opposto alla concessione della libertà su cauzione per Fenech – ha messo a conoscenza la Corte dei messaggi telefonici che Yorgen aveva scambiato con suo zio e suo fratello, solo alcune ore prima del suo arresto.
In quei testi veniva abbozzato un possibile “piano di fuga” di Fenech. Lo zio di Yorgen, Ray – lo stesso Ray Fenech fu nominato diverse volte da Daphne Caruana Galizia nei suoi articoli – esortava il nipote ad “andare via finché fosse stato ancora in tempo”, prima che i sospetti su di lui in merito all’omicidio fossero finiti “tra le mani dell’Europol”, come scriveva lo stesso Ray.
Un ulteriore incentivo a “cambiare aria” fu l’inclusione, in uno dei tanti messaggi tra Ray e Yorgen Fenech, di un “link” in merito ad una dichiarazione sull’omicidio della giornalista, rilasciata dall’allora Primo Ministro Joseph Muscat.
Da quanto si deduce, tra i due ci sarebbe stata una pianificazione per lasciare l’Isola: Yorgen sarebbe dapprima salpato da Portomaso – rinomata località maltese e porto d’attracco – con uno yacht capitanato da Logan Wood. Immediata la difesa – seppur totalmente rifiutata dal Pubblico Ministero – dei legali dell’imprenditore, che hanno negato l’intenzione di Yorgen Fenech di fuggire dal Paese (eppure l’uomo era stato sorpreso all’alba a bordo del natante).
Anche il fratello di Yorgen, Franco Fenech, avrebbe dovuto partecipare alla fuga, prendendo il catamarano per la Sicilia in compagnia di un uomo di nome “Simon”. Da lì i fratelli Fenech si sarebbero diretti a Nizza, in Francia, dove un commerciante di cavalli, di nome Souloy, avrebbe fornito loro un piccolo camion, evitando così di dover noleggiare un veicolo ed esporre ulteriormente i due fuggiaschi. Infine, secondo quanto ideato, Yorgen e Franco avrebbero potuto continuare il loro tragitto per la Francia, ma ancora è stata individuata la destinazione.
Un altro dettaglio rilevante è apparso in un successivo scambio di messaggi tra Yorgen Fenech e suo zio Ray: quest’ultimo chiedeva se Yorgen avesse parlato con “K”. “Sì. Mi ha detto di mantenere la calma. Oggi non succederà nulla”: questa la risposta lapidaria.
Ci si interroga ora quale nome possa celare la lettera K: a Malta c’è chi lo sussurra. Pare che si tratti di un personaggio molto in alto inserito in un contesto governativo.
Sebbene sia incoraggiante vedere che diversi uomini sono stati ora accusati in relazione all’omicidio di Caruana Galizia, sembrerebbe che tanti altri abbiano fatto del loro meglio per garantire che l’omicidio della giornalista rimanesse irrisolto.
Basti pensare alle diverse testimonianze in sede processuale – tra le più importanti, quelle dell’ “intermediario” Melvin Theuma -, che hanno dimostrato quanto Yorgen Fenech fosse stato costantemente informato sugli sviluppi delle indagini sull’omicidio, anche nei mesi precedenti al suo arresto. L’accusa dovrebbe quindi concentrarsi su coloro che hanno trasmesso le informazioni sui servizi di sicurezza a “terzi”: di per sé, questo fatto costituirebbe una chiara violazione della sicurezza nazionale.
La prossima seduta processuale riprenderà il 25 maggio, nella speranza che Malta possa al più presto rimediare a questa “macchia indelebile”, seppur entrata irrimediabilmente a far parte della sua storia.
Nella foto: il piano di fuga di Fenech
Valentina Contavalle
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