E’ un grido accorato quello lanciato oggi, dall’Aula Consiliare del Comune di Zafferana Etnea, dai sindaci dei Comuni della fascia pedemontana dell’Etna – oltre a Zafferana, Santa Venerina, Milo, Giarre, Sant’Alfio, Mascali, Riposto, Acireale, Trecastagni, Nicolosi Viagrande, Pedara, Piedimonte, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia e  Linguaglossa  – ugualmente colpiti dai fenomeni di caduta di sabbia vulcanica delle ultime settimane. Chiedono concordemente la dichiarazione dello stato di emergenza e sostegni economici.

A dare loro manforte vi è anche il deputato regionale Anthony Barbagallo che presenterà all’Assemlbea regionale siciliana un emendamento per far stanziare alla Regione 10 milioni di euro.

Un’occasione per i sindaci riuniti di rappresentare la reale entità del fenomeno che è apparso a tratti sottovalutato dalle autorità superiori  e chiedere assicurazioni sulle spese derivanti dagli affidamenti in somma urgenza già operati, ma anche un momento per rappresentare che la misura degli aiuti finora stanziati – un milione di euro –  è del tutto inadeguata rispetto alle innumerevoli esigenze a cui fare ancora fronte.

“La caduta di sabbia vulcanica delle ultime settimane – dice il sindaco di Zafferana Salvo Russo  – è un fenomeno eccezionale e come tale deve essere trattato con caratteri di eccezionalità. La amministrazioni da sole non riescono a risolvere il problema in quanto i costi per la rimozione della cenere da strade, piazze, scuole e spazi ed aree pubbliche sono così rilevanti da compromettere la tenuta dei nostri bilanci. Chiediamo  un intervento concreto da parte delle strutture sovracomunali al di là dei colori politici”.

“Le piogge di cenere lavica  – dice il  sindaco di Santa Venerina Salvatore Greco  – sono fenomeni episodici e ciclici  che si ripetono di tanto in tanto e al disagio si aggiungono anche delle vere e proprie aberrazioni normative. La saggezza dei nostri antenati è sopraffatta dalle norme che sono assurde: la sabbia dell’Etna raccolta su strade e piazze viene classificata come ‘residui della pulizia  stradale’ con costi di conferimento in discarica esorbitanti che si aggirano sui 140 Euro per tonnellata. Mentre quella raccolta dalle superfici domestiche può essere assimilata a ‘terre e rocce da scavo’ e smaltita con costi minori”. “Da domenica 28 febbraio  – aggiunge  Greco – siamo impegnati nelle azioni di pulitura che sono tuttora in corso. Completata la pulizia i cui costi non sono indifferenti dovremo fare i conti con il conferimento e lo stoccaggio che dovrà avvenire entro sei mesi. Oggi il problema contingente è ripulire le strade per evitare incidenti stradali, danni agli occhi e alle vie respiratorie”.

Non manca qualche nota polemica da parte del sindaco Greco: “La Regione ha trattato il problema con ritardo così come anche la Protezione Civile. Qualche giorno fa ci hanno detto che gli affidamenti di somma urgenza per le operazioni di pulizia dalla cenere saranno gestiti dalla Protezione Civile. Per noi va bene ma i lavori di ripulitura che sono stati fatti finora devono essere coperti finanziariamente.”

Per il sindaco di Milo Alfio Cosentino “occorre spingere la Regione ad organizzare una struttura che possa gestire la situazione perché al momento le dieci ditte individuate dalla protezione civile non sono sicuramente sufficienti”.

“Il mio non è un intervento polemico, ma critico”, tiene a sottolineare il primo cittadino di Riposto Enzo Caragliano: “La cenere dell’Etna va raccolta tempestivamente perché la polvere che ne consegue provoca gravi irritazioni e danni all’apparato bronco-polmonare. Ma a queste nostre necessità non corrispondono le risposte da parte delle istituzioni. Si tratta di fenomeni ciclici e già in altre occasioni abbiamo registrato ritardi nei trasferimenti statali e regionali. Abbiamo dovuto anticipare i fondi per gli interventi di somma urgenza senza avere in cambio nessuna somma. Così rischiamo il dissesto. La cenere vulcanica da ‘rifiuto’ dovrebbe diventare una risorsa da utilizzare come fertilizzante per i vivai. Così avrebbero fatto i nostri antenati le cui azioni erano mosse dal buon senso”.   

“E’ assurdo  – incalza il sindaco di Mascali Luigi Messina – che la cenere dell’Etna sia classificata come rifiuto speciale. Credo che chi ha scritto la norma sia persona del nord che non conosce il nostro vulcano e il territorio. La cenere è un prodotto naturale che andrebbe classificata come  la neve e la grandine”.

Il sindaco di Giarre Angelo D’Anna fa una denuncia: “Domenica scorsa il CAS (Consorzio Autostrade Siciliane) ha chiuso l’autostrada dirottando tutto il traffico veicolare sulla nazionale. La cenere è stata calpestata per ore e  frantumata creando danni ancora più gravi al centro abitato. La mia è una testimonianza di disorganizzazione: la decisione della chiusura autostradale è stata presa senza coordinarsi nè con i sindaci dei Comuni interessati  né con la Protezione Civile. A parte questo chiediamo di non essere lasciati soli nelle operazioni di raccolta perché senza aiuti economici non  possiamo farcela”.

“Un ristoro dovrebbe essere concesso anche ai privati  – sottolinea il sindaco di Sant’Alfio Giuseppe Nicotra  – costretti a sostenere somme ingenti per la pulitura dei tetti delle loro case, i cui costi incidono in maniera rilevante sui bilanci familiari. Accade anche che la pulizia  sia compiuta anche più volte al ripetersi dei fenomeni parossistici dell’Etna”

Intanto nei Comuni ai piedi dell’Etna aumenta di giorno in giorno la stima dei costi, ormai milionari, man mano che si riscontrano le difficoltà di rimozione e le enormi quantità che ne derivano. Allo spazzamento e allo smaltimento del materiale conferito dai privati si aggiungono i costi di pulizia delle coperture degli edifici pubblici e soprattutto di tombini e sistemi di scolo che immancabilmente saranno messi a dura prova con le prossime piogge.

Nella foto: il 16 sindaci dell’Etna presenti oggi a Zafferana per denunciare la situazione creata dalla sabbia vulcanica

Redazione