È stata la prima legale e la prima attivista, che con la sua attività professionale e di volontariato, ha squarciato il muro di paura e di silenzio sui maltrattamenti verso le donne nel territorio etneo. Le sue denunce, legali e sociali, hanno fatto emergere la sistematicità ed il radicamento di un fenomeno – quello della violenza di genere – non soltanto a Catania. Ma anche in paesi come Adrano, Biancavilla, Randazzo, Bronte, Mascalucia, dove invece ci si illudeva fosse assente.

Pilar Castiglia, avvocata e presidente del centro antiviolenza ed antistalking “Calypso” con sede a Biancavilla ma operante dal 2012 in tutta la provincia di Catania, ha svolto la sua attività a tutela e a difesa di tantissime donne, con il supporto di magistrati, forze dell’ordine e psicologhe.

Negli anni ha accumulato una casistica che le consente di avere – come pochi – una visuale drammaticamente privilegiata del fenomeno nel territorio etneo. Un’esperienza che condivide spesso nelle scuole perché dalle scuole passa la formazione di uomini non violenti e donne capaci di respingere ogni maltrattamento.

La copertina del libro di Pilar Castiglia “Amore è gioia. Storie di donne maltrattate” (Nero su bianco edizioni)

Nasce così l’idea di Nero su Bianco Edizioni di affidare il compito all’avv. Castiglia di raccontare in un libro la violenza sulle donne a ragazzi e ragazze di scuole superiori. Un compito arduo ma necessario.

Lo ha fatto, con questo agilissimo volume, “Amore è gioia. Storie di donne maltrattate”, senza piglio ideologico né modi bacchettoni o prediche noiose. Castiglia si rivolge direttamente ai suoi interlocutori – immersi nella loro delicata fase adolescenziale – guidandoli in un itinerario di conoscenza di vite vissute.

Storie di donne della provincia di Catania, che Castiglia ha seguito in prima persona. Racconti crudi, quasi in “presa diretta”. Solo senza retorica né edulcorazioni si avrà piena coscienza di un fenomeno macroscopico, benché spesso invisibile.

«Cronaca di una guerra silenziosa», così la chiama Roberta Rei, inviata de “Le Iene”, che ha firmato la prefazione di questo libro e che ci ricorda come in Italia 8 vittime su 10 non denunciano e ogni 72 ore viene commesso un femminicidio.

Roberta, Elisa, Valeria, Giulia, Cristina e Agata sono i nomi di fantasia di donne vere con storie reali raccontate da Castiglia. E dentro alle quali porta i lettori perché comprendano e prendano consapevolezza che gli abusi non sono “prodotti” di raptus e impeto. E non sempre di ignoranza e sottocultura. Sono il risultato di conflitti psicologici, intimi, interiori che riguardano la coppia.

È un percorso per gli studenti, quello che si sviluppa nelle 124 pagine del libro, ma consigliabile pure ad insegnanti e genitori. «Un viaggio reale, purtroppo, non inventato, nelle mura che dovrebbero proteggerci e che spesso diventano prigione, luogo di violenza fisica e psicologica», sottolinea Roberta Rei. Un libro-bussola per orientarsi nella conoscenza dell’amore vero, autentico. E riconoscere i segnali di allarme per non cadere nel vortice delle relazioni malate e pericolose.

Vittorio Fiorenza

L’avvocata Pilar Castiglia, autore del libro

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Questa la prefazione di Roberta Rei, inviata e conduttrice de “Le Iene”:

Quella che state per leggere, ragazzi, è la cronaca di una guerra silenziosa. Un viaggio reale, purtroppo, non inventato, nelle mura che dovrebbero proteggerci e che spesso diventano prigione, luogo di violenza fisica e psicologica. E i protagonisti siamo tutti noi: chi soffre in silenzio perché, figlio o figlia di un padre “malato”, non riesce a difendere la sua mamma; chi soffre perché donna, bersaglio fatto di carne viva pronta ad essere maltrattata; chi soffre perché vittima di un fidanzato che ha pensato di diffondere attimi privati d’“amore”, se così lo si può chiamare.

Ma siamo anche noi che ci giriamo dall’altra parte, che non ascoltiamo e non vediamo i segnali di questa sofferenza finché non colpisce le nostre difese. Noi che, divertiti, “tanto che c’è di male”, guardiamo i video diffusi che deridono una nostra coetanea, senza mai porci la domanda “ma se fossi lei, cosa proverei adesso?”.

Ho conosciuto Pilar per le sue battaglie accorate e ho da subito apprezzato questo di lei: l’ascolto. Poco tempo fa mi ha raccontato la storia di una donna che, dopo anni di soprusi, era giunta al gesto estremo per liberarsi, per poi finire nella morsa dei parenti che la costringevano al silenzio e al pentimento. Mi hanno colpita il dolore e il peso che Pilar dava a ogni parola nel raccontare la vita di questa donna e, insieme, abbiamo provato a darle una mano. A darle la forza di raccontare il perché del suo gesto e renderle un po’ di giustizia. Purtroppo, non ci siamo riuscite. Perché queste storie non sempre finiscono bene, come ci racconta Pilar in questo libro. Perché nella vita reale non c’è sempre un lieto fine.

In Italia, una donna viene uccisa ogni 72 ore e 8 vittime su 10 non riescono a denunciare. Sono questi i dati della realtà e non c’è nulla di più reale delle parole di Roberta, Valeria, Giulia, Agata e tutte le donne che hanno affidato il racconto della loro vita alle parole di “Amore è gioia”.

L’amore è una scelta libera e le mura domestiche il posto in cui dall’amore cresce la famiglia. Troppo spesso, però, entrambe queste parole vengono spogliate del loro significato e diventano odio e prigione. E prima di finire sui giornali, questa guerra silenziosa avviene nelle case: riuscire a combatterla non è facile.

Come Pilar ci racconta, troppo spesso ci sono donne che “per amore” scelgono di tornare dal loro aguzzino, che per il bene dei figli continuano a sopportare, nella speranza che tutto finisca prima o poi. Noi figli possiamo essere i piccoli grandi eroi che danno la forza alla mamma di alzarsi e cambiare vita. Noi amiche possiamo essere la spalla su cui piangere e la mano tesa a cui aggrapparsi. Noi compagni, i paladini pronti ad agire contro i soprusi “virtuali” che tanto circolano nei nostri smartphone. Voi ragazzi, futuri uomini, la base solida di un amore gentile ma non per questo fragile.

Quello che tutti possiamo fare è dare ascolto e forza a queste donne, rispettando il loro dolore e senza usarlo per inutili spettacolarizzazioni. E questo è il messaggio più forte di questo libro.

Roberta Rei