Un Ecomuseo nella Valle del Simeto. Un immenso bene all’aperto da realizzare nel territorio del fiume più lungo della Sicilia, con i suoi paesini, la sua storia, la sua cultura, la sua bellezza. Una iniziativa partita “dal basso”, dai cittadini che hanno segnalato centinaia di siti da salvare e ormai in abbandono.

Il progetto è gestito dal Presidio partecipativo del fiume Simeto (con diversi partner istituzionali), che da alcuni anni ha avviato una vera e propria “rivoluzione” in questo pezzo di Sicilia fra le province di Catania e di Enna, sia per il concetto di sviluppo sostenibile che porta avanti, sia perché al centro di questo cambiamento c’è la gente.

David Mascali, presidente del Presidio partecipativo del fiume Simeto. Sopra: il Ponte dei Saraceni, una delle testimonianze antiche più significative della Valle

David Mascali, fisico sperimentale e ricercatore dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare, è il presidente del Presidio. Con entusiasmo ci parla di questa idea – giunta in una fase cruciale, prima della trasmissione delle carte alla Regione Siciliana – ma anche di questa ventata di rinnovamento che attraversa ben undici comuni della Valle: Paternò, Adrano, Biancavilla, Belpasso, Motta Sant’Anastasia, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Troina, Regalbuto, Catenanuova e Centuripe.

“Sta succedendo una cosa, a mio avviso, molto rilevante, in quanto facendo seguito a un percorso che nella Valle del Simeto dura da parecchi anni, e cioè il coinvolgimento attivo e partecipativo di molte realtà del Terzo settore (associazioni, comitati e singoli cittadini), si sta costruendo questa esperienza dal ‘basso’. Questo sta suscitando molto entusiasmo”.

Cos’è l’Ecomuseo?

“Una visione di come la comunità vede il proprio paesaggio, al di fuori delle mura di un museo vero e proprio, che è tipicamente confinato in uno spazio preciso, all’interno di un edificio”.

Un’immagine suggestiva della Valle del Simeto

Cioè?

“Il paesaggio, le tradizioni, gli usi, i costumi, i beni culturali, i mestieri, il cibo, l’enogastronomia: tutto questo diventa un museo a cielo aperto, cioè un Ecomuseo. Quando abbiamo lanciato questa idea che mette ‘a sistema’ tutte le attività che i cittadini attivi di questa Valle hanno condotto, abbiamo riscontrato un grande successo di partecipazione con oltre 20 associazioni che hanno preso parte ai tavoli di lavoro, oltre 70 persone che hanno contribuito attivamente a scrivere molte pagine del progetto”.

Cosa farete?

“Attraverso la Sovrintendenza ai Beni culturali di Catania, lo presenteremo alla Regione Siciliana. Abbiamo messo su un partenariato che vede impegnati i Comuni del Presidio, le associazioni, il Cnr, con l’istituto per le scienze e le tecnologie per il patrimonio culturale, il Parco archeologico di Catania della Valle delle Aci, insomma tante realtà delle province di Catania e di Enna”.

Concretamente come si sviluppa l’Ecomuseo?

“Un Ecomuseo custodisce in un luogo fisico preciso eredità che vengono dal passato, preziosità, beni di qualsiasi tipo diffusi nel territorio, che possono essere valorizzati senza la necessità di custodirli in un luogo chiuso. Quando un’intera comunità esprime il suo concetto di conservazione, ecco che si parla di Ecomuseo”.

Quali sono le linee di azione?

“Quattro”.

Un agrumeto nella Valle del Simeto

Quali?

“Il primo si chiama Paesaggi inclusivi, ovvero come valorizzare il patrimonio culturale anche contrastando l’esclusione sociale fornendo opportunità anche a quelli che non possono accedere facilmente alla partecipazione democratica e a vivere il proprio territorio e la propria società. Il secondo, il Museo va in campagna: prevede una connessione fra i centri urbani e le realtà rurali, fondamentali per la nostra cultura e la nostra civiltà. Il terzo, Le nuove catene del valore: come riattivare una piccola economia del territorio attraverso i beni che lo stesso custodisce (il cibo, l’artigianato, la cultura, ma anche l’innovazione sociale). E infine, Esiste un fiume: dedicato alla memoria di Luigi Puglisi (che si era battuto tanto per la valorizzazione del Simeto), riservato maggiormente all’aspetto naturalistico per fare scoprire agli abitanti, ma anche ai visitatori della Valle del Simeto la presenza del fiume e la sua connessione col vulcano e con le varie comunità”.

Come hanno partecipato i cittadini?

“L’idea è nata nel 2019, in occasione dell’assemblea annuale tenutasi a Biancavilla, a Villa delle Favare. In queste riunioni, se i temi e le azioni vengono decise in maniera partecipata e ‘orizzontale’ (senza distinzioni di ruoli), e ci sono dei cittadini che vogliono impegnarsi in un certo ambito, quell’idea diventa una priorità di tutto il Presidio. Nulla viene deciso dall’alto. L’esigenza di lavorare nel mondo della cultura, della promozione dei beni culturali e del paesaggio è emersa con forza, e con l’aiuto dell’Università di Catania sono stati avviati una serie di tavoli di lavoro, coordinati scientificamente dalla dottoressa Giusy Pappalardo, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura, in particolare mettendo a disposizione degli studenti che stanno svolgendo la loro tesi di laurea su questo tema. Adesso ci sono dei gruppi dei comuni della valle che stanno lavorando in questi quattro ambiti”.

Un’altra immagine della Valle, attraversata dalla “Ferrovia delle arance”

Sono state fatte anche delle proposte online da parte di molti cittadini per recuperare dei siti interessanti dal punto di vista culturale, naturalistico e paesaggistico?

“Certo. Abbiamo realizzato uno strumento di mappatura online di questi siti che la comunità ritiene di valorizzare, o perché versano in uno stato di degrado, o perché sono stati dimenticati, o perché non rientrano negli itinerari turistici tradizionali. Questi luoghi, invece, per la comunità, hanno un particolare significato storico, artistico e paesaggistico. Hanno partecipato centinaia di persone indicando tantissimi siti da recuperare. Questa iniziativa si è conclusa nella prima fase, ma non definitivamente, in quanto l’Ecomuseo è una cosa viva, che rimane aperta costantemente al contributo di tutta la cittadinanza”.

Adesso cosa succederà?

“Abbiamo elaborato una documentazione per avanzare l’istanza di riconoscimento formale alla Regione Siciliana. Ci saranno altre mappature in futuro”.

Che idee stanno emergendo? Può fare qualche esempio?

“I ponti del fiume Simeto, un progetto che dovrà portare i visitatori a osservare i ponti costruiti nei secoli sul più importante fiume della Sicilia. Oppure il percorso dell’antica Ferrovia delle arance Motta Sant’Anastasia-Regalbuto, o la Civiltà dell’acqua nel territorio di Troina, caratterizzato dai mulini medioevali o arabo-normanni, insomma una serie di iniziative promosse dal basso”.

Come si tradurranno queste proposte in realtà concrete?

“Dopo la prima fase dell’elaborazione, si dovrà passare a quella delle opportunità economiche che devono scaturire anche da uno studio del rapporto fra i beni culturali e le attività ricettive presenti nel territorio. Tutto questo va messo ‘a sistema’, in correlazione uno con l’altro”.

A che punto è, in questo momento, la fase burocratica?

“Si stanno elaborando le ultime carte. Fra qualche giorno manderemo il progetto alla Sovrintendenza, che avrà qualche settimana per valutare la documentazione ed esprimere un parere. Poi avremo, speriamo nel giro di qualche mese, il parere della Regione Siciliana. Se dovesse riconoscerci, come auspichiamo, sarebbe un altro bellissimo passo avanti, poiché una parte dei fondi europei potrebbe essere dirottata per finanziare iniziative di questo genere per produrre un’economia reale. Una opportunità concreta per i nostri territori, soprattutto per i più giovani che vogliono rimanere in Sicilia”.

Luciano Mirone