Egregio senatore Matteo Salvini, possiamo comprendere la sua insopprimibile esigenza di fare demagogia a tutti i costi per raccattare voti anche sull’acqua seltz (espressione sicula per descrivere l’aria fritta), ma ora che la sua Lega è tornata al governo, ci aspetteremmo da lei un atteggiamento più sobrio e magari più rispettoso verso quei centomila morti (CENTOMILA, senatore Salvini, li ricordi!) che in Italia hanno perso la vita a causa del Covid-19, e delle decine di migliaia di persone che ogni giorno stanno in terapia intensiva per la stessa ragione.

Ora, senatore Salvini, fino a quando la Lega, dai banchi dell’opposizione, spara a zero contro le misure restrittive decise dal Governo Conte per contenere il virus, può anche starci (non ci starebbe neanche in quel caso, ma facciamo finta che vi piaccia giocare, e quindi diciamo “può anche starci”), ma quando l’esecutivo di cui fate parte decide di chiudere le regioni perché – a causa delle varianti – c’è il rischio concreto di una ondata di contagi più grave delle precedenti, e lei si trastulla con frasi del tipo, “il virus di oggi, anche con le sue varianti, non è quello dello scorso anno”, significa due cose: o lei è talmente preso dalla sindrome di Peter Pan da non riuscire a comprendere quello che sta succedendo, oppure lo comprende benissimo, ma pur di intercettare cinicamente la sacrosanta insoddisfazione di ristoratori, di negozianti, di gestori di palestre, di piscine, di piste da sci e di tante altre categorie produttive, va contro il suo stesso governo.

In ognuno dei due casi, comunque, lei dimostra di essere un irresponsabile, alla stregua di un Trump o di un Bolsonaro qualsiasi che col loro populismo, la loro superficialità e la loro ignoranza si portano sulla coscienza le tantissime vite umane che si contano nei loro rispettivi Paesi.

Non sente il grido di dolore dei familiari delle vittime che raccontano i momenti del contagio, della terapia intensiva, della morte, del “sacco nero”, della solitudine, del funerale senza i parenti, del seppellimento? Non sente la disperazione, il dolore e le testimonianze dei contagiati?

Dalle dichiarazioni che lei ha rilasciato anche questa mattina a Radio 24, dobbiamo desumere tristemente di no: “C’è un’enorme voglia di ritorno alla vita”. Perbacco!   

E poi: “Se ieri, tantissimi sindaci, anche di colore politico diverso, hanno chiesto la riapertura di sera dei ristoranti, non lo chiedono perché sono matti, ma perché ci sono le condizioni per tornare a una vita quanto più normale possibile”.

Quali sono queste condizioni, senatore Salvini, se gli scienziati affermano il contrario? Adesso, a suo dire, “si può andare a pranzo in sicurezza e si può anche andare a cena in sicurezza”. Con tutto il rispetto, lei non è un esperto, ma solo un politico, quindi non può venirci a dire cosa è sicuro e cosa non lo è.

Ma è la frase successiva che spiega, più di ogni altra cosa, il suo approccio fanciullesco con la realtà: “Palestre, teatri, cinema, piscine e impianti sportivi sono a totale prova di sicurezza e quindi io dico che potrebbero/dovrebbero riaprire” (Adnkronos). Dunque, lei indirettamente fa capire che il “suo” governo si vuole passare un capriccio: tenere chiuso per una forma di masochismo nei confronti degli italiani.

Da un uomo di Stato come lei ci saremmo aspettati una parola sulla follia che ieri ha contagiato i tifosi di Milan e Inter assembrati – molti senza mascherina – davanti allo stadio di San Siro per inneggiare ai loro idoli, o sulle passeggiate sui lungomari di diverse città, o sullo struscio domenicale in molte piazze italiane. Invece niente. Solo chiacchiere sulle decisioni adottate dal “suo” Governo (non lo dimentichi: il Suo!) in un momento in cui scienziati come Galli, come Crisanti, come Fauci parlano di “calma piatta” prima della tempesta. 

Nella foto: il senatore Matteo Salvini, leader della Lega

Luciano Mirone