Non è “una” notizia qualsiasi. E’ “la” notizia, quella del futuro e probabilmente della vita, anche se giornali e Tv (e parliamo dell’informazione più sensibile…) hanno ritenuto di relegarla nelle “pagine interne”. Eppure è una notizia che ridimensiona tante negatività – dalla depressione pandemica al rigetto renziano – e ci fa guardare “oltre”. Oltre l’oscurantismo, oltre il Covid, oltre il pessimismo. Non è la ricetta che guarisce “tutto e subito”, ma un risultato che fino a qualche anno fa era impensabile, un punto di partenza al quale si è arrivati dopo decenni di lotte, di omicidi di contadini che lottavano per il benessere della Terra, che fa ben sperare in un illuminismo delle coscienze e in un futuro rinascimento dell’uomo (non quello legato al petrolio “saudita” enunciato in inglese dal Matteo di Rignano). Leggiamo, riflettiamo e – per favore – cerchiamo di dare un contributo alla causa.

“Quasi due terzi (cioè il 64%) di oltre 1,2 milioni di persone intervistate in 50 Paesi affermano che il cambiamento climatico è un’emergenza globale, sollecitando una maggiore azione per affrontare la crisi”.

Avete capito bene: la maggioranza mondiale delle persone ha preso coscienza che l’emergenza climatica può condannare il pianeta – quindi noi, ma soprattutto le nuove generazioni – all’autodistruzione. E chiede ai governanti di provvedere prima che sia troppo tardi. Per la prima volta ci rendiamo conto che a causa del surriscaldamento globale i ghiacciai si stanno sciogliendo, che tante città saranno sommerse, che interi popoli emigreranno da un continente all’altro, che ci saranno altre guerre, altre carestie, altri virus peggiori del Covid che uccideranno l’umanità. 

Il sondaggio sul clima è stato allestito dalle Nazioni Unite (il Peoples’ Climate Vote): si tratta della più grande indagine mondiale mai condotta sul cambiamento climatico. Ad organizzarlo nello specifico è stato il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) con l’Università di Oxford.

Agli intervistati è stato chiesto se il cambiamento climatico è un’emergenza globale. “I risultati – si legge sull’Adnkronos – mostrano che le persone spesso vogliono politiche climatiche di ampio respiro, oltre lo stato attuale delle cose”, spiega l’Undp in una nota.

Ad esempio, in otto dei dieci Paesi oggetto dell’indagine con le più alte emissioni del settore energetico, la maggioranza ha sostenuto più energie rinnovabili. In quattro dei cinque Paesi con le maggiori emissioni dovute al cambiamento dell’uso del suolo e dati sufficienti sulle preferenze di policy, la maggioranza è stata favorevole alla conservazione delle foreste e della terra. Nove paesi su dieci con le popolazioni più urbanizzate hanno sostenuto un maggiore utilizzo di auto e bus elettrici o biciclette.

Secondo l’amministratore dell’Undp Achim Steiner, “i risultati del sondaggio illustrano chiaramente che l’azione urgente per il clima ha un ampio sostegno tra le persone di tutto il mondo, di tutte le nazionalità, età, sesso e livello di istruzione. Ma più di questo, il sondaggio rivela come le persone vogliono che i loro responsabili politici affrontino la crisi. Dall’agricoltura rispettosa del clima alla protezione della natura, agli investimenti in una ripresa verde dalla crisi sanitaria, l’indagine porta la voce delle persone in prima linea nel dibattito sul clima”.

Secondo i risultati del sondaggio – si legge sempre sull’Adnkronos – , le politiche per l’ambiente hanno ricevuto un ampio sostegno, in testa la conservazione delle foreste e della terra (54% di sostegno pubblico), più energia solare, eolica e rinnovabile (53%), adozione di tecniche agricole rispettose del clima (52%) e maggiori investimenti in attività verdi e green job (50%).

“Il Peoples ‘Climate Vote ha fornito un tesoro di dati sull’opinione pubblica che non abbiamo mai visto prima. Il riconoscimento dell’emergenza climatica è molto più diffuso di quanto si pensasse. Abbiamo anche scoperto che la maggior parte delle persone desidera chiaramente una risposta politica forte e di ampia portata”, rimarca Stephen Fisher del Dipartimento di Sociologia, Università di Oxford.

Il sondaggio, spiega l’Undp, “mostra un collegamento diretto tra il livello di istruzione di una persona e il suo desiderio di azione per il clima”. C’è stato un riconoscimento molto alto dell’emergenza climatica tra coloro che avevano frequentato l’università o il college in tutti i Paesi, dai Paesi a basso reddito come il Bhutan (82%) e la Repubblica Democratica del Congo (82%), ai Paesi ricchi come Francia ( 87%) e Giappone (82%).

A livello generazionale, i giovani (sotto i 18 anni) sono più propensi a dire che il cambiamento climatico è un’emergenza rispetto alle persone più anziane. Nel dettaglio, quasi il 70% dei minori di 18 anni ha affermato che il cambiamento climatico è un’emergenza globale, rispetto al 65% quelli di età compresa tra 18 e 35 anni, il 66% di età compresa tra 36 e 59 anni e il 58% di età superiore a 60 anni.

Luciano Mirone