“Ricordiamoci quello che è successo nei giorni prenatalizi a Palermo, con quel flusso di gente per le strade che non si vedeva da mesi. Il risultato lo stiamo vedendo e pagando oggi, con il reparto che è sempre pieno, abbiamo ricoverati 16 pazienti su 16 posti in terapia intensiva”. Lo dice Baldo Renda (e l’Ansa lo riporta fedelmente), direttore dell’unità di terapia intensiva dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, uno degli avamposti della lotta al Covid-19 in Sicilia. Un allarme isolato o la denuncia di una situazione che riguarda tutta l’Italia, con aperture e chiusure repentine, fra zone gialle, arancioni e rosse, che causano una risalita rapida dei contagi, delle terapie intensive e dei decessi? 

“E’ difficile che ci siano giorni con letti liberi, appena si libera un posto immediatamente viene occupato, purtroppo, da un altro paziente – aggiunge Renda – Stiamo anche incrementando i posti di terapia intensiva respiratoria, la situazione la conosciamo ed è difficile perché i nostri pazienti sono tutti in condizioni davvero molto critiche”.

Uno dei dati che emerge è l’abbassamento dell’età delle persone colpite dal virus. “Nella prima ondata abbiamo avuto la maggior parte dei ricoverati in una fascia d’età superiore ai 70-75 anni – dice Renda – ora la soglia d’età si è abbassata, adesso registriamo ricoveri di cinquantenni e sessantenni, con forme di polmonite molto gravi e quindi in condizioni davvero critiche, molti dei quali non avevano altre malattie pregresse”.

“Devo dire che sono polmoniti difficilissime da trattare anche con terapie intensive massimali – prosegue – La gravità del quadro clinico di queste polmoniti fa davvero molta impressione”. “Abbiamo dati che evidenziano che il sesso maschile è quello più colpito dal Covid e in generale – osserva Renda all’Ansa – i maschi evidenziano prognosi peggiori rispetto alle donne e contano più decessi”.

Luciano Mirone