“Una rinomata pasticceria di Giarre (Catania) abbassa la saracinesca a causa della crisi pandemica. Quindici dipendenti a casa”. L’Ula Clai (Unione liberi artigiani) denuncia: “Situazione allarmante”.   

E spiega: “Le restrizioni causate dall’emergenza Covid 19 continuano a produrre effetti devastanti sull’economia. Una nuova attività, il bar pasticceria ‘Duci e Salatu’ di Giarre, ha chiuso i battenti a tempo indeterminato”.

Lo dice il presidente dell’Ula Claai di Giarre, Diego Bonaccorso. “Esprimo la mia solidarietà al titolare dell’attività ed ai dipendenti colpiti dalla crisi. Lottiamo da mesi affinché questi ristori, che dovrebbero essere in realtà indennizzi, siano più cospicui. Finora sono stati del tutto insufficienti, in particolare in alcuni settori come ristoranti, palestre e tante altre attività. Noi continueremo a lottare, finché il Governo e la Regione non aiuteranno questi comparti che sono in ginocchio”.

Diego Bonaccorso, titolare dell’Unione liberi artigiani di Giarre (Catania). Sopra: lo staff della pasticceria recentemente chiusa  

“Mi auguro – dice Bonaccorsi – che anche i comuni scendano in campo al nostro fianco in difesa delle attività delle proprie città, perché si rischia il completo impoverimento del tessuto economico e produttivo”.

“Stiamo vivendo una crisi spaventosa ed abbiamo bisogno di tornare il prima possibile ad una normalità lavorativa, anche per recuperare fiducia e speranza nel futuro”.  

“La chiusura – recita il comunicato dell’Ula Claai – è stata una scelta inevitabile per i titolari dell’attività, che negli ultimi mesi hanno tentato strenuamente di resistere”.

“L’emergenza dura ormai da quasi un anno e non ce la facciamo più – spiega con amarezza l’imprenditore Andrea Rizzo – I ristori ricevuti fino ad oggi sono davvero irrisori rispetto ai costi di mantenimento e di gestione di un’attività. Nella prima fase sono arrivati due bonifici di 600 euro. Oggi è arrivato qualcosa di più sostanzioso ma – prosegue – siamo nell’ordine dei 10mila euro complessivi dall’inizio dell’emergenza. Se considera che una nostra bolletta dell’energia elettrica in media sfiora i 3000 euro al mese capisce che non è possibile continuare. Per questo abbiamo deciso di chiudere e di cercare di salvare l’azienda, prima che sia troppo tardi. Ci troviamo in una situazione davvero difficile. Chiudiamo a tempo indeterminato. Riapriremo quando non ci saranno più le limitazioni a zone e sarà possibile tornare alla normalità”.

Drammatiche le ricadute occupazionali dovute alla chiusura. “Avevamo 15 dipendenti, che da oggi sono in cassa integrazione – conclude Andrea Rizzo – Questo ci rammarica molto. Tra l’altro tutti devono ancora percepire la cassa integrazione di settembre”.  

Redazione