Se lo strappo di Matteo Renzi fosse per il timore che Conte punti al suo stesso elettorato centrista? E’ la domanda che in queste ore si fanno in molti nella maggioranza per cercare di capire lo showdown del leader di Iv. Nonostante i rumors circolati anche nei giorni scorsi il premier ha però smentito di star lavorando a un proprio partito che secondo alcuni avrebbe anche anche già un nome, ‘Insieme’: non è mai stato registrato alcun marchio, hanno messo a verbale da Palazzo Chigi.

Il rapporto fra l’ex premier e l’attuale presidente del Consiglio è da sempre stato burrascoso anche se il ‘padrino’ politico del Conte II è stato lo stesso Renzi. Di mezzo anche questioni caratteriali e il piglio accentratore che li contraddistingue entrambi ha probabilmente giocato un ruolo.
Il 5 giugno del 2018 quando il governo gialloverde incassa la fiducia al Senato e nei capannelli fuori dall’Aula, il senatore di Firenze si dice convinto che “Conte e’ uno che alla gente puo’ piacere, ha uno stile suo, diverso da Salvini e Di Maio”. E c’è chi sostiene che questo sia appunto il timore principale di Matteo Renzi.

Se Conte si decidesse a fare un suo partito il rischio sarebbe che insisterebbe sullo stesso consenso elettorale dell’ex leader dem. Nel giorno in cui annuncia, in una lunga conferenza stampa a Montecitorio, le dimissioni delle ministre Iv ufficializzando la crisi gli attacchi che il senatore di Rignano riserva all’inquilino di Palazzo Chigi sono continui: lo accusa di aver recato un vulnus alle regole democratiche e anche se dice di non avere veti sul premier poi si affretta a chiosare che “altri premier siano possibili”.

A chi gli chiede se vi siano stati contatti diretti nelle ultime ore con Conte, Renzi nega: “Nessuno”, dice sorvolando velocemente. Una freddezza che non viene meno però anche nel privato: “Matteo – scrive il premier in occasione delle feste natalizie e mostrandosi più conciliante – ti avevo chiamato stamattina per farti gli auguri. Sia a te che alla tua famiglia, buone festività”. “Un augurio anche a te a ai tuoi, a presto”, risponde laconico Renzi che nella rubrica del telefonino ha registrato il presidente del Consiglio come il “Professor Conte”.

Ma al di là dei rapporti personali, la storia di Renzi dimostra che l’ex sindaco di Firenze non teme gli azzardi: ha fatto la sfida sul referendum, l’ha persa e si è dimesso, ha scalato il pd e poi ha fondato un partito suo. Stavolta è pronto a lasciare il governo Conte che ha contribuito a fondare. E in molto si chiedono dove punti.

Nella foto: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Ansa