“Il fondatore di Wikileaks Julian Assange non sarà estradato negli Stati Uniti: finalmente una luce squarcia questi mesi bui e terribili. Assange è detenuto in condizioni disumane, con gravi rischi per la sua salute e la sua vita, da anni. La sua colpa di fronte al Potere è quella di essere un faro di libertà e di giornalismo libero, di aver illuminato e diffuso i documenti delle atrocità, dei crimini e delle illegalità del complesso militare statunitense e non solo”. Esulta il movimento Azione Civile fondato dall’ex Pm Antonio Ingroia, oggi legale di diverse vittime di mafia.

“Il tribunale di Londra – dice Ac – ha motivato il rifiuto all’estradizione con i gravissimi rischi per la vita che Assange correrebbe in caso di deportazione nelle carceri USA: il fondatore di Wikileaks rischierebbe persino – scrivono i giudici – il suicidio. In questi anni abbiamo aderito alla mobilitazione internazionale di denuncia delle condizioni di detenzione e gli allarmi per la sua vita, anzi, lo Studio Legale Ingroia ha collaborato negli anni scorsi con il suo collegio difensivo schierandosi senza se e senza ma con la libertà e la difesa dei più importanti diritti civili e umani”.

“La notizia di oggi – dice Ingroia – per noi deve avere ora una sua naturale evoluzione con la restituzione della libertà a Julian Assange e la fine dell’illegale detenzione e di ogni persecuzione, puramente politica. I cabli resi noti da Wikileaks svelano verità e retroscena anche sull’Italia, basti pensare che anche le alte connivenze sul criminale sistema che ha devastato la Terra dei Fuochi sono documentate, e sulle vicende internazionali che la coinvolgono a partire dalla guerra in Iraq”.  

“La sua situazione – afferma l’ex Pm – è simbolo della cancellazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani fondamentali in questa nostra epoca, come ha affermato il regista e giornalista britannico John Pilger, secondo cui se non si smuoveranno tutte le vere coscienze democratiche prima o poi ci sveglieremo ‘sotto il silenzio di un nuovo tipo di tirannia’, perché ‘il pericolo per Julian Assange può facilmente estendersi ai redattori di molti altri giornali e media che hanno pubblicato rivelazioni di WikiLeaks sulle bugie e sui crimini dei nostri governi’.

“Già tre anni fa il relatore speciale ONU sulla tortura Nils Melzer – si legge nella nota – ha denunciato che le restrizioni a cui Assange è costretto causano un gravissimo deterioramento della sua salute, la madre ha accusato la detenzione del figlio un ‘lento e crudele assassinio’.  Due anni dopo averlo visitato in prigione sempre Melzer denunciò che ‘è stato sottoposto a torture psicologiche per un periodo prolungato’ e ha successivamente accusato il Regno Unito di ‘totale disprezzo per i diritti e l’integrità del signor Assange’ e che gli stanno facendo ‘pagare il prezzo per aver denunciato una grave cattiva condotta governativa, inclusi presunti crimini di guerra e corruzione’. Se questa disumana e arbitraria detenzione non cesserà, la sua conclusione,  con la continua esposizione ad abusi e arbitrarietà la vita di Assange è in serissimo pericolo”.

Nella foto: il fondatore di Wikileaks, Julian Assange

Redazione