Nel festival dell’ipocrisia che impazza nel nostro Paese, non poteva mancare l’”indignazione” della comunità scientifica contro il professore ordinario di Microbiologia all’università di Padova, Andrea Crisanti, che nella Fase 1 del coronavirus ha preservato il Veneto sottoponendo a tampone anche agli asintomatici (ma questa, come si direbbe, è un’altra storia). 

Crisanti oggi viene attaccato dai colleghi perché dice delle cose che in tempo di pace dicono tutti, ma che in tempo di guerra non si possono neanche pensare.

Il microbiologo ha spiegato pacatamente che lui – che non è un No vax, e neanche un negazionista, ma un propugnatore del vaccino “garantito” dalla scienza – si sottoporrebbe a vaccino “soltanto dopo” che le agenzie regolatorie internazionali e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) certificheranno che l’immunizzante è sicuro al 100 per cento: la “parola” della sola azienda farmaceutica non basta, spiega, ci vogliono dati certi.

Il discorso, ovviamente, vale per tutti i vaccini, ma Crisanti fa queste dichiarazioni subito dopo l’annuncio della multinazionale americana Pfizer di avere, per prima, realizzato l’anti Covid.

Intervistato sull’argomento, il virologo pone questi dubbi: 1) Non è la stessa Pfizer ad ammettere che il farmaco vale per il 90 per cento di fascia della popolazione (giovani e adulti)? E gli anziani che rappresentano la categoria più a rischio? 2) Se per realizzare un vaccino sono necessari comunemente cinque-otto anni, come è possibile elaborarne uno in pochi mesi? 3) Esistono in Italia le strutture per conservarlo, dato che il prodotto della Pfizer deve essere tenuto a 70-80 gradi sottozero? 4) Come mai l’amministratore delegato di Pfizer ha venduto le azioni dell’azienda il giorno dopo l’annuncio? Perché lo ha fatto se pensa che il vaccino è efficace?

Invece che succede? Il Comitato tecnico scientifico (Cts) bolla le sue dichiarazioni come “inaccettabili”. “Tutte le azioni che riguardano i vaccini, in Italia e nel mondo – scrive – vengono fatte sotto rigidissimi controlli da parte delle agenzie regolatorie internazionali e dell’Aifa. Quelle di Crisanti sono dichiarazioni da censurare, sia per i contenuti errati, sia per la superficialità con cui sono state pronunciate. Sarebbe opportuno evitare posizioni personali che nulla hanno a che vedere con la scientificità della questione”.

L’Aifa in una nota dice: “Sbagliato diffondere affermazioni infondate sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid. Quella più grave, in quanto falsa, riguarda le fasi degli studi clinici che potrebbero essere state saltate: gli studi clinici sui vaccini anti Covid-19 hanno effettuato tutte le fasi di validazione e valutazione”.

Contro Crisanti si esprime anche il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: “Le affermazioni del professor Crisanti sul vaccino anti-Covid sono gravissime. Credo che la comunità scientifica tutta dovrebbe prendere le distanze da ciò che ha detto. Crisanti è un bravissimo microbiologo, ma non è sul campo e si vede, noi che rischiamo ogni giorno attendiamo il vaccino e ne siamo felici. Anche il governo dovrebbe prendere le distanze da quanto detto da Crisanti” (Agi).   

E il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, prof. Franco Locatelli: “Oggi si sono lette delle affermazioni attribuite a colleghi che non esito a definire sconcertanti” (Agi).

Uno dei pochi ad esprimere solidarietà a Crisanti è il prof. Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano: “Stimo Crisanti. La sua posizione è stata travisata. Siamo indispettiti dalla continua gara negli annunci al vaccino migliore. Servono fatti”.

Galli si riferisce ai continui proclami di altre quattro multinazionali – Pfizer a parte – di avere realizzato il vaccino. La Pfizer, addirittura, dopo l’annuncio delle aziende concorrenti,nel giro di una sessantina di ore, alza di ben cinque punti la percentuale di affidabilità (dal 90 al 95 per cento). Insomma, un mezzo caos.

Gli stessi dubbi di Crisanti vengono espressi da Paolo Mieli, che non è uno scienziato ma un grande giornalista sempre equilibrato. Alla domanda posta da Lilli Gruber (“Ti vaccineresti?”), l’ex direttore del Corriere della Sera risponde: “Senza una certificazione no”. E poi aggiunge: “A maggior ragione se fossi giovane”.

Nella foto: il professor Andrea Crisanti

Luciano Mirone