Venticinque casse di olive appena raccolte trovate accatastate durante il sopralluogo effettuato da diverse associazioni nelle campagne confiscate alla mafia a Palagonia (Catania) in contrada Alcovia. E’ il segnale inequivocabile – secondo Arci Sicilia, I Siciliani giovani, Asaec Antiestorsione di Catania, Aiab Agricoltura biologica e Arcivik Palagonia – che si tratta “dell’ennesima dimostrazione che i terreni confiscati a Cosa nostra sono stati nella piena disponibilità dei proprietari addirittura fino a poche ore prima del sopralluogo”.  

Le casse con le olive accatastate

L’olio ricavato  che sarà messo a disposizione alle associazioni e agli enti di beneficenza

“Il ritrovamento è stato immediatamente segnalato alle autorità competenti”. Le associazioni presenti inoltre “hanno subito fatto richiesta all’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati (Anbsc) e al Dott. Angelo Bonomo, coadiutore dell’Agenzia, di avere affidate le olive, in modo da impedire che marcissero chiuse nel deposito”.

“L’ANBSC e il Dott. Bonomo – si legge nel comunicato – hanno rapidamente risposto, acconsentendo alla richiesta. Ieri una delegazione delle associazioni, alla presenza del coadiutore dell’Agenzia, ha avuto consegnate le casse di olive”.

Il frutto “è stato subito portato presso l’Azienda Agricola Francesco Costanzo, produttrice di olio”. Non a caso, secondo le associazioni, è stato scelto Costanzo, il quale è stato “vittima di usura ed estorsione e ha denunciato con coraggio i suoi pericolosi aguzzini riuscendo a farli arrestare. Costanzo è socio dell’Asaec di Catania dal 2016, associazione che ne ha seguito la vicenda, sostenendolo nel processo costituendosi anche parte civile. L’azienda si è occupata della molitura delle olive, ottenendo settanta litri di olio.

“L’olio prodotto adesso sarà distribuito dalle associazioni ad enti benefici del territorio di Palagonia e di Catania, al fine di sostenere famiglie in difficoltà che non hanno la disponibilità economica per pagarsi la spesa”.

“Siamo riuscite e riusciti, grazie al contributo di tutti, a realizzare un circuito virtuoso, trasformando delle olive raccolte dalla mafia in olio per chi è in difficoltà. È l’esempio di come il corretto utilizzo dei beni confiscati alla mafia possa essere possibile, possa far bene al territorio, possa sostenere chi in questo momento è più vulnerabile”.

Redazione