Vista dall’alto Palermo è punteggiata da montagne di rifiuti. La discarica di Bellolampo è piena, si aspettano le autorizzazioni per la realizzazione di un’altra vasca di contenimento, e l’interruzione alla raccolta prima della ripresa ha trasformato la città in un immondezzaio a cielo aperto.

Nonostante l’impegno della Rap (Risorse ambiente Palermo ) l’azienda a capitale pubblico del comune di Palermo che si occupa della raccolta e del trattamento dei rifiuti, i cumuli d’immondizia giacciono accanto ai cassonetti mentre anche la raccolta differenziate in alcune zone cittadine subisce ritardi. Ai rifiuti normali si aggiungono materassi, vecchi mobili, elettrodomestici che la gente abbandona per strada.

Durante il trattamento in discarica dell’immondizia che dovrebbe essere “casalinga” vengono trovate auto accartocciate, pezzi di ciclomotore, perfino un’urna cineraria. Molti comuni del Palermitano sono nella stessa situazione. Il presidente della Rap, Giuseppe Norata dice: “I rifiuti che stiamo raccogliendo vengono abbancati nei piazzali di Bellolampo, per questa ragione sono stato indagato dal Noe. L’emergenza in atto non si risolverà se non arriveranno le autorizzazioni da parte della Regione Siciliana: già due mesi fa avevo annunciato quello che sarebbe accaduto a Palermo, si rischia che la stessa cosa accadrà presto in tutta la Sicilia”.

L’assessore al ramo, Sergio Marino, predice che entro Natale la città tornerà a una situazione di “normalità” e invita i cittadini a conferire solo immondizia prodotta in uso casalingo. La Rap ha fatto un bando per cercare ditte cui affidare il recupero e lo smaltimento dei rifiuti fuori dalla Sicilia.

Il capo dell’opposizione leghista in consiglio comunale, Igor Gelardaa dice: “La situazione sembra sfuggita di mano e anche nelle more che la spazzatura possa essere inviata fuori dall’isola, pur con costi altissimi, va dichiarato lo stato di emergenza ambientale in città” (Ansa).

Intanto anche da parte del M5S piovano accuse pesanti nei confronti del governo regionale: “Se questa è la ‘bella copia’ del piano regionale dei rifiuti bocciato un anno e mezzo fa dal Ministero dell’Ambiente, allora era meglio non scriverlo. Ho avuto modo di leggere una bozza di piano regionale dei rifiuti che mi auguro, sinceramente, non sia quello definitivo. Perché se così dovesse essere, allora la Regione ha di fatto buttato un altro anno e mezzo di tempo”.

A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Giampiero Trizzino, componente della commissione Ambiente a Palazzo dei Normanni, a proposito della bozza del piano regionale dei rifiuti predisposta dal governo regionale. 

“Delle oltre 30 pagine di contestazioni del Ministero – spiega Trizzino – nemmeno la metà sono state corrette. Dalle anomalie nella riproposizione dei dati forniti da Ispra, che continuano ad essere riportati in due versioni diverse nel piano e nel rapporto ambientale, ad elementi ben più gravi, come l’assoluta mancanza di previsione degli impianti e della tecnologia da adottare. Sotto quest’ultimo aspetto, la Sicilia continua a mantenere una condizione di illegittimità rispetto al Codice dell’Ambiente, che obbliga le Regioni ad indicare ‘quale tipologia di impianti sia necessario realizzare in considerazione del fabbisogno’. Il fatto che nulla viene detto e che, dunque, si lasci campo libero, non solo costituisce una violazione di una norma nazionale, ma rappresenta una pericolosa opportunità per imprenditori poco sensibili alla tutela dell’ambiente”. 

“Se le cronache giudiziarie ci hanno insegnato qualcosa – sottolinea il deputato –  è di certo che la Regione deve mettere paletti ben definiti per stabilire cosa si può e cosa non si può autorizzare. Lasciare tutto in una condizione nebulosa, di certo non ci aiuta. Sugli impianti, poi, non viene sciolta la riserva sulla possibilità di costruire o meno un inceneritore. Si parla molto genericamente di redigere un ulteriore documento, dove ‘forse’ se ne potrà prevedere uno o più di uno. Una approssimazione di questo livello non è ammissibile in un atto così importante come quello che stabilisce la strategia regionale dei rifiuti. E’ inaccettabile”. 

“Continuando la rapida rassegna dei punti dolenti della nuova riscrittura – prosegue Trizzino -, non si può non constatare come non siano state neppure aggiornate le date. Il piano continua a fare riferimento, come anno di partenza, al 2019. Considerato che lo scenario temporale cui fa riferimento è un triennio, a partire proprio dal 2019, e che lo stesso piano forse vedrà la luce non prima di tre mesi, cioè al 2021, significa che al momento in cui verrà approvato sarà già scaduto! Sembra una barzelletta”.

Redazione