Una denuncia pesante, quella che il sindacato Ugl di Catania fa nei confronti della Regione Sicilia, che, secondo quanto si legge, per affrontare l’emergenza Covid non utilizzerebbe personale adatto per quel tipo di mansioni. 

“Da alcuni giorni – si legge nel documento – ci giungono segnalazioni da parte di colleghi che si sono visti all’improvviso assegnati, con legittima disposizione di servizio, al reparto Covid della propria azienda ospedaliera. Tutto corretto, se non fosse che ad essere trasferiti sono camici bianchi la cui specializzazione non è affine alla materia da trattare. Una vera e propria violazione della Circolare dello stesso dirigente del Dipartimento, emanata lo scorso 6 novembre, oltre che del decreto del Ministro della salute del 31 gennaio 1998, motivo per cui abbiamo chiesto sia la revoca degli ordini non conformi ai dettami normativi ed il monitoraggio costante dei futuri movimenti”. 

Aurelio Guglielmino, rappresentante della federazione provinciale del sindacato Ugl non le manda a dire. E, con questa lettera  formula una “richiesta urgente” all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ed al dirigente generale del Dipartimento regionale della pianificazione strategica, chiedendo che “la Regione siciliana vigili sul corretto impiego dei medici all’interno delle aziende sanitarie ed ospedaliere della provincia di Catania”, e “denunciando ciò che sta accadendo nelle ultime settimane in relazione alle attività” mirate a fronteggiare il Coronavirus.

“A prescindere dal richiamo al rispetto delle regole, fondamentali in una fase delicata come questa – scrive Guglielmino -, lo dobbiamo soprattutto ai pazienti che non possono essere messi a rischio proprio dentro un ospedale, perché curati da un medico il cui bagaglio professionale ed esperienziale è anni luce da quella che è l’attuale problematica che investe maggiormente materie equipollenti con la medicina generale”.

“Non è affatto normale – aggiunge – che un chirurgo o un audiologo vengano messi a curare malati Covid, quando invece in corsia possono andarci ad esempio gli internisti o i dermatologi, come dettato dalla tabella ministeriale. Lo facciamo anche per tutelare i lavoratori, che non possono di certo essere mandati a rischiare di prendersi una denuncia e vedersi rovinata una carriera per colpe non loro”.

“Chiediamo a gran voce una più corretta gestione del personale, una giusta razionalizzazione delle risorse, allocando in ogni reparto ospedaliero il personale medico equipollente in assenza di quello appartenente alla specializzazione incardinata. Non si può affermare che non ci sono dottori a disposizione – dice ancora il segretario etneo Ugl medici – perché finchè ci saranno questo genere di provvedimenti e non si attiverà l’incentivazione extra-oraria il caos regnerà negli ospedali della nostra città.”

Intanto, dal sindacato di via Teatro Massimo, arriva ancora una volta “un invito alle istituzioni regionali a non accantonare l’idea di riattivare alcuni plessi dei nosocomi da poco dismessi”: “La battaglia che da diversi mesi abbiamo lanciato insieme alla federazione Sanità ed alla nostra segreteria territoriale – spiega il sindacalista – è più che mai attuale, considerato che il numero di pazienti lievemente sintomatici e bisognosi di cure a bassa intensità, nella nostra area metropolitana, è elevato. Tenuto conto che non abbiamo le forze per curarli a domicilio, che i reparti Covid sono saturi e che soprattutto le strutture ospedaliere devono accogliere malati con sintomaticità più severa, crediamo che l’unica via d’uscita sia quella da noi proposta, al pari dell’utilizzo di posti letto disponibili in casa di riposo. In un quadro come quello che stiamo vivendo servono più posti letto, anche per evitare al 118 servizi spesso e volentieri evitabili se il sistema funzionasse a dovere”.

Barbara Contrafatto