“Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende commemorare degnamente i Carabinieri Giovanni Bellissima (24 anni), Salvatore Bologna (41) e Domenico Marrara (50 ) uccisi barbaramente il 10 novembre 1979 dalla mafia presso il casello autostradale San Gregorio di Catania mentre erano di scorta al boss Angelo Pavone detto ‘Faccia d’angelo’, che doveva essere trasferito al carcere di Bologna. Per questo propone di dedicare laboratori scolastici e biblioteche ai coraggiosi carabinieri deceduti in servizio.

Lo comunica lo stesso Coordinamento – attraverso il suo presidente, il prof. Romano Pasavento – che dice: “Oggi sono passati quarantuno anni da quel giorno in cui trovarono la morte dei fedeli servitori dello Stato che con molta dedizione e serietà stavano svolgendo un delicato e pericoloso servizio. A noi il compito di ricordarli affinché il loro esempio e sacrificio si mantenga vivo nelle giovani menti anche nelle nostre aule virtuali scolastiche”.

Ai tre militari, negli anni scorsi, sono state conferite le Medaglie d’oro al valor civile (alla memoria) per “avere svolto il proprio compito, consapevoli del rischio che correvano”. Gli stessi – recita la motivazione –  “venivano fatti segno a proditoria azione di fuoco da parte di alcuni malviventi, rimanendo vittime innocenti di una guerra di mafia e immolando le giovani esistenze nell’adempimento del dovere”

Oggi il Coordinamento denuncia che “i colpevoli dell’eccidio non furono mai individuati”. Ma a questo va aggiunto il fatto che “le autorità dell’epoca (tranne l’allora il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che, appena seppe dell’agguato, si recò a rendere omaggio alle salme in ospedale) poco fecero per rendere tangibile la vicinanza dello Stato rispetto a chi, conscio dei rischi che corre, sacrifica tutto in nome della divisa che porta”.

“Oggi – dice Pasavento – è fondamentale attraverso i giovani ricostruire un forte legame tra Paese legale e Paese reale stabilendo un vincolo duraturo tra sentimento civico e futuri cittadini per contenere la disaffezione politica e la corruzione morale”.

Alla fine del comunicato, una frase di Sandro Pertini: “È nella gioventù che sono riposte le nostre speranze, è nelle loro mani il futuro dell’Italia, non lo si dimentichi mai, perché’ dal modo come si preparano i giovani oggi, dalle qualità morali e di carattere che essi acquisiranno in questi anni di studio uscirà il destino del nostro paese. Io non sono pessimista; è vero, attraversiamo una lunga e difficile crisi, tanti sono i problemi da affrontare e da risolvere, ma da ciò – ne sono certo – scaturirà una società che oggi appena intravediamo, più ricca di partecipazione, profondamente democratica, migliore dell’attuale. Prepariamo quindi con forte impegno questo avvenire non lasciandoci scoraggiare dalle pressanti difficoltà ed operando in concordia di intenti a portare in avanti il processo di crescita della nostra comunità civile.” (Sandro Pertini, Messaggio per l’inizio dell’anno scolastico, 1980).

Redazione