“Non si comprende perché i vertici aziendali della Pfizer rifiutino il confronto”. Cgil, Cisl e Uil di Catania sul piede di guerra contro la multinazionale del farmaco (che conta uno stabilimento nella zona industriale del capoluogo etneo) e confermano lo sciopero per il 23 e il 24 novembre, anche alla luce della “produzione del vaccino Pfizer” poiché, secondo i sindacati, “qualcuno ha millantato la possibilità di una sua produzione nel sito di Catania. Se fosse vero – aggiungono – si dovrebbe prevedere una immediata ristrutturazione del sito e un utilizzo massivo di manodopera già specializzata, e dunque non di certo il licenziamento dei lavoratori”.

Questo il contesto attuale dello scontro fra la Pfizer e i sindacati, i quali “non ritengono non più procrastinabile il coinvolgimento di tutte le parti, sindacali e datoriali, che possono contribuire ad una positiva risoluzione della vertenza”. 

“Alla base della protesta – si legge nella nota  – c’e la delicata situazione di reparti interamente costituiti da lavoratori in somministrazione, come quello della ‘sperlatura’, dove non è ancora chiara la prospettiva occupazionale di questi lavoratori, che rappresentano una importante base produttiva per l’azienda e che rischiano di ritrovarsi da qui a breve, fuori da Pfizer, pur avendo, per diversi anni, e con non pochi sacrifici (vista la precarietà/flessibilità del rapporto di lavoro), messo a disposizione dell’azienda le loro competenze professionali”.

“Ci troviamo a pochi giorni dalla scadenza – 30 novembre 2020 – di questa ennesima missione di lavoro per conto dell’agenzia Randstad, che invece non s’è mai sottratta al confronto con i sindacati. Senza contare che una prima missione era già scaduta a luglio scorso. E ci troviamo purtroppo di fronte al consueto rituale mantenuto per anni, e cioè tenere i lavoratori somministrati in bilico fino all’ultimo, facendo accrescere le aspettative sulla possibile stabilizzazione. Del resto sono visti come lavoratori precari e quindi di ‘serie b’, e poco importa che dietro ciascuno di loro ci sia una storia di anni duro di lavoro, di negazione, di speranze ed anche di legittime aspettative”. 

“Già da agosto – dice il comunicato -, quando era stata negata la proroga a una lavoratrice dopo 48 mesi di servizio alla Pfizer Catania, le segreterie dei sindacati avevano sollecitato dialogo e attenzione. Ora, dopo che l’azienda farmaceutica attraverso Confindustria ha negato ogni spazio di interlocuzione perché (citiamo testualmente) ‘impegnata a gestire incessantemente nel quotidiano questioni di primaria importanza e complessità’, le sigle sindacali si sono viste costrette a proclamare lo stato di agitazione sino al 30 novembre con l’astensione da turni straordinari, anomali e suppletivi oltre allo sciopero generale di lunedì e martedì. Non abbiamo mai negato in passato alla Pfizer Catania disponibilità al confronto costruttivo e responsabile, anche su questioni estremamente delicate come la gestione dell’emergenza Covid. Rivendichiamo altrettanta disponibilità adesso, quando riteniamo doveroso fare chiarezza sulla sorte occupazionale di oltre 200 lavoratori e sul futuro dello stesso stabilimento catanese della multinazionale del farmaco”.

“Questo sciopero  – continua la nota sindacale unitaria-  servirà a ridare identità e dignità al lavoro svolto da ciascuno di loro e non può essere usato il ricatto dell’immagine negativa  che ricadrebbe sull’azienda. Semmai la domanda da porre sarebbe: perché utilizzare la somministrazione per cosi lungo tempo accentuando i costi del personale e non stabilizzarli all’interno della stessa azienda?”.

“Infine, ai lavoratori chiediamo di non piegarsi alle minacce profuse dal ‘sindacato giallo’ che in questi giorni ha, dapprima sulla stampa e poi nei luoghi di lavoro, fomentato i lavoratori mettendoli l’uno contro l’altro e minacciato coloro che eventualmente aderirebbero allo sciopero rivendicando così il diritto alla non precarietà”. 

“Cgil, Cisl e Uil e le sigle di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil”, si leggr ancora, “sostengono fortemente lo sciopero generale. Il momento storico non ci consente di abbassare la guardia nè di spostare in secondo piano il ruolo dei lavoratori in somministrazione che sempre di più sostengono il carico di un impegno quotidiano decisivo per la tenuta delle produzioni aziendali”.

Redazione