La pubblicazione, nel luglio scorso, della relazione che due mesi prima aveva portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Maniace per presunti condizionamenti della vita amministrativa da parte delle organizzazioni criminali locali “ha reso noto al mondo gravi, immeritati e diffamatori giudizi sull’intera collettività”.

Lo scrive, in una lettera al Presidente della Repubblica, padre Nunzio Galati, 81 anni, da oltre mezzo secolo parroco nel paesino dei Nebrodi in provincia di Catania. Nelle motivazioni, ricostruisce il sacerdote, si “afferma in sostanza che la ‘mala gestio’ dell’Amministrazione sarebbe figlia naturale di una Comunità che, inquinata e corresponsabile, avrebbe esposto l’Ente locale al rischio di agevolare interessi riconducibili a soggetti intranei alla criminalità mafiosa” e che “L’Ente locale avrebbe agevolato con compiacenza gli affari illeciti della stessa Comunità”.

Per padre Galati la conclusione della relazione sarebbe che “la descritta, famigerata Collettività dal cupo volto mafioso e correa nella ‘mala gestio’ amministrativa diventerebbe, improvvisamente, vittima innocente da porre sotto tutela!”. “Lo scrivente – aggiunge il sacerdote – si sarebbe aspettato, per coerenza, l’unica conclusione radicale: sanare (miracolosamente) alla radice l’intera popolazione maniacese se non ricorrere, addirittura, a rimedi più estremi. Ma chi avrebbe dovuto compiere tale miracolo – chiede padre Galati – se è stato incapace lo stesso Stato con le sue scuole quali barriere, per vocazione, nonché presìdi organici, funzionali a sterilizzare sul nascere, grazie alla promozione culturale, ogni tentazione malavitosa di stampo mafioso?”. 

Nella foto: panorama di Maniace (Catania)

Ansa