“Gli assegnatari degli alloggi popolari della “Torre Leone”, ex Palazzo di cemento a Librino, sono sul piede di guerra e promettono manifestazioni di protesta eclatanti se il Comune non comunicherà la data di consegna ufficiale degli appartamenti. Le ultime date comunicate riguardano la consegna dell’ascensore dello stabile (28 ottobre) e il collaudo (10 novembre), ma la consegna definitiva non appare ancora vicina nel tempo”.

Lo hanno sottolineato ancora una volta stamattina, nel corso di una conferenza pubblica tenutasi di fronte al cantiere della “Torre”, il Sunia e la Piattaforma per Librino, che hanno diffuso un comunicato alla stampa. Tra i partecipanti, la segretaria del Sunia, Giusi Milazzo, insieme ad Agata Palazzolo e Franca Fazio, entrambe esponenti del sindacato degli inquilini, e Sara Fagone portavoce della rete delle associazioni, oltre a rappresentanti di altre sigle che ne fanno parte. 

“Le somme complessive ancora non distribuite dalla Regione Siciliana per il contributo all’affitto ammontano, per tutto il territorio siciliano, a ben 18 milioni, gli  alloggi a fronte del grande fabbisogno a Catania sono solo 24  in corso di realizzazione da parte del Comune e 28 dello Iacp. – segnala la segretaria del Sunia, Milazzo- Resta ancora irrisolta la questione delle due Torri con i 144 alloggi nel quartiere di Librino, oggi vandalizzati e ancora prima inseriti nei progetti del Pon metro”. 

Un momento della conferenza stampa per l’assegnazzione degli alloggi popolari nel quartiere di Librino a Catania. Sopra: un altro momento della manifestazione

“La graduatoria per l’assegnazione delle case popolari gestite da Iacp – spiega la nota – è composta da 3249 richiedenti sino al 2009  a cui vanno aggiunte 630 famiglie con l’ aggiornamento al 2015 non ancora pubblicato. Non è disponibile il dato della domanda degli ultimi 5 anni. Dal 2013 al 2020 sono stati assegnati, a valere su questa graduatoria, solo 30 alloggi. Le graduatorie dedicate a chi ha subito uno sfratto e a chi si trova in emergenza socio economica e in sovraffollamento sono bloccate al 2015 e vedono iscritte 648 famiglie sfrattate, 419 famiglie in emergenza. Le domande presentate al Comune dopo il 2015 sono 778 complessivamente, sono stati assegnati  poi nel corso di 10 anni solo 232 alloggi tenendo conto anche dei 96  alloggi previsti nell’ ex Palazzo di cemento in corso di assegnazione”. 

“Sono 10 mila le famiglie in stato di grave disagio abitativo, nell’ambito del mercato privato degli affitti- continua Giusi Milazzo- si tratta di nuclei familiari che non hanno pagato negli ultimi 6 mesi  o hanno difficoltà a pagare i canoni d’affitto, anche a causa della crisi acuita da Covid 19. Il numero fa riferimento ad una percentuale del 10% delle famiglie residenti sul territorio, mentre per il Centro di ricerca Nonisma che ha realizzato una ricerca sul disagio abitativo sul territorio nazionale, le  famiglie in difficoltà che temono di non poter pagare il canone per l’affitto rappresentano il 40 % della popolazione”.

Ma il quartiere di Librino soffre anche altre “dimenticanze istituzionali” – dice il comunicato -, che rendono difficile vivere sul territorio. Ci sono intere zone da riqualificare per poter essere fruite dalla comunità ma purtroppo nessuno ha interesse affinché il quartiere diventi vivibile”.

“I cittadini della ‘Piattaforma’ – spiega il sindacato – denunciano anche la mancata raccolta differenziata oltre che l’assenza di cassonetti. Ancora non è stato attivato il pronto soccorso dell’ospedale San Marco nonostante le dichiarazioni ufficiali che ne assicuravano l’imminente apertura per la fine del 2019”. 

“Tra l’altro, all’interno del presidio ospedaliero, i bus restano spesso bloccati a causa delle auto parcheggiate male- dice Fagone- quindi chiediamo che all’interno vengano eseguiti dei controlli. Tutto ciò sta portando alla sistematica fuga di quel ceto medio che non è più disposto ad aspettare e si è disilluso, svendendo gli immobili del quartiere. Ció sta gradualmente modificando anche quelle parti di edilizia privata e di cooperativa abitata da lavoratori e pensionati che ha sempre rispettato le regole, pagato le tasse e mantenuto il decoro urbano”.

“Inoltre – conclude il sindacato – vorremmo che agli istituti comprensivi, che hanno chiesto gli indirizzi superiori, vengano accontentati per offrire maggiore possibilità di scelta non solo a quei ragazzi che non possono andare in altri istituti perché il servizio di trasporto pubblico non lo permette, ma anche per fare in modo che nel quartiere arrivino altri ragazzi da altre zone o comuni che in questo modo conoscerebbero meglio il quartiere che, in sostanza, non è affatto come si dipinge”.

Redazione