“Un comportamento scorretto e perdurante del Comune di Belpasso”, con riferimento “ai Sindaci, agli Amministratori, ai Consiglieri ed ai Tecnici (citati con nome e cognome, ndr.) che si sono alternati” dal 2003, anche se l’iter di questa storia comincia ad avere un impulso nel 2011; un comportamento assunto “in riferimento ad un Piano di Lottizzazione Ecologico, il cui iter amministrativo ha subito errori, ritardi, omissioni”, un comportamento “messo in atto nel tempo e in continuità, forse per inefficienza, indolenza, abuso di potere, inadeguatezza umana e professionale, probabile ed accertabile malafede, probabili ed accertabili interessi personali e di gruppo… Ciò ha comportato un grave danno economico ai proprietari interessati e creato di fatto un’ingiusta sperequazione nell’uso del proprio bene disponibile sulla carta”.

Un atto d’accusa molto pesante, quello formulato contro il Comune di Belpasso, sotto forma di esposto-denuncia, e presentato alla Procura della Repubblica di Catania dall’ingegnere siculo-argentino, originario di Belpasso (Catania), Enzo Victorio Bellia, da tanti anni residente al nord. L’esposto chiede che si possano “disporre gli opportuni accertamenti, valutando gli eventuali profili d’illiceità penale degli stessi (ossia delle persone citate, ndr.) e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti”.

I fatti vengono raccontati e scanditi, data per data, dallo stesso Bellia in questo documento di 27 pagine inoltrato anche alla Corte dei Conti, alla Guardia di finanza e alla prefettura di Catania. Fatti che riguardano il “silenzio assordante” (è scritto così) del Comune di Belpasso sulla costruzione di un “ecovillaggio bioedilizio” da realizzare in contrada “Ciappe” – su un terreno edificabile di proprietà dello stesso Bellia e di diversi altri piccoli proprietari – , con criteri “d’avanguardia”, secondo quanto è scritto nel progetto (Bellia è l’autore dell’elaborato e il manager della società proponente).

Lo schema grafico dell’ecovillaggio bioedilizio “Ciappe”. Sopra: la copertina del progetto 

Qualche dato tecnico: secondo la relazione, l’eco villaggio prevede “zero calcestruzzo e cemento, energia rinnovabile attraverso il sole, l’acqua, il vento e la terra. La fitodepurazione, cioè la depurazione delle acque reflue che verranno riutilizzate per lo sciacquone del water, per gli orti botanici, per la vasca anti incendio; e inoltre le canne di fiume, l’argilla, le balle di paglia, i pavimenti in graniglia, la pietra lavica e il legno”. Secondo il progetto, ci sarà “il massimo rispetto per i muretti a secco, per le torrette e per gli alberi da frutto preesistenti”. Prevista l’installazione del fotovoltaico per il riscaldamento dell’acqua e degli ambienti. All’interno del parco bioedilizio “si camminerà a piedi o in bicicletta”, è previsto un parco biologico-didattico con piante tipiche dell’Etna, due Centri di documentazione in edifici separati (uno sull’emigrazione siciliana in Argentina, l’altro sui desaparecidos che dal 1976 al 1983 furono vittime del governo dittatoriale argentino). La superficie dei lotti di terreno è di circa 16mila 300 metri quadrati. La superficie coperta dalla sagoma degli edifici è di 2 mila 150 metri quadrati. La superficie a verde pubblico e privato è di 14 mila 150 metri quadrati. Insediabili 189 abitanti.

Ma torniamo al contenuto dell’esposto. La realizzazione della struttura – secondo quanto denuncia Bellia – necessita di una serie di adempimenti tecnico-burocratici che dal 2011 verrebbero rimpallati da un tecnico all’altro e da un’Amministrazione a un’altra, senza che venga dato un esito definitivo alla pratica, con “grave danno dei proponenti”.

“Non sono più disposto a tollerare – scrive Bellia – il perdurare di una situazione del genere che mi sta danneggiando (nell’esposto si parla anche al plurale, intendendo anche gli altri proprietari dei terreni, ndr.) enormemente anche dal punto di vista economico e della salute, per cui prima di compiere azioni eclatanti dimostrative mi affido ancora una volta alla Magistratura”.

Un tentennamento che ha indotto recentemente la Regione siciliana a nominare un commissario ad acta che avrà il compito di sostituire la Giunta e il Consiglio comunale in merito all’osservanza delle singole competenze. 

“Mi chiedo – scrive l’ingegnere nell’esposto – se la Magistratura catanese ha il polso della situazione del Comune di Belpasso, che detiene il primato isolano degli abusi edilizi da un lato, mentre dall’altro ostacola con tutti i mezzi l’approvazione di un progetto che non solo è rispettoso dell’ambiente naturale, ma propone l’inserimento del costruito con caratteristiche ecocompatibili e porta con sé numerose opportunità di lavoro in chiave di economia verde, mentre nel frattempo sono stati autorizzati e quindi costruiti consolidati esempi di urbanistica che non tengono in nessun conto la tutela dell’ambiente”.

“Ritengo – seguita Bellia – che il pessimo funzionamento di un Ufficio Tecnico Comunale rappresenti i prodromi di un’azione lenta, diffusa e capillare di chi vuol gestire e condizionare illegalmente la trasformazione del territorio in tutti i suoi aspetti, politici, sociali, economici, organizzativi, fuori dall’istituzione o da dentro ma con un controllo discreto e mirato”.

Bellia parla apertamente di un’opera di “boicottaggio” per “favorire” i proprietari dei terreni adiacenti: in particolare cita le generalità di un tecnico comunale che sarebbe “in conflitto d’interessi”, dato che sarebbe proprietario di un’area e contemporaneamente avrebbe “esposto davanti al Consiglio Comunale le caratteristiche della proposta progettuale”.

Bellia parla di boicottaggio del parco biodilizio anche per la previsione di una “bretella di collegamento proprio su una parte dei terreni oggetto del Piano di Lottizzazione Ecologico”, una bretella che però non danneggerebbe “i terreni di interesse” del funzionario in questione, perché si limita a “costeggiarli”.

Dall’altra parte, denuncia l’ingegnere, si giunge ad un altro paradosso: “Sebbene Belpasso oggi abbia raggiunto quasi i 30 mila abitanti dai 18 mila del periodo di approvazione del 1993, grazie esclusivamente all’abusivismo delle frazioni che nessuno ha controllato e bloccato negli anni, il centro storico si è significativamente via via spopolato e per larghe aree risulta abbandonato”.

Luciano Mirone