Egregio Direttore,
sono la signora Agata Aiello, residente a Zafferana. In riferimento all’articolo dal titolo “Zafferana Etnea, randagismo. Il Sindaco: “come risolvere il problema” scritto dalla signora Rosalba Mazza e pubblicato sul suo quotidiano domenica 6 settembre 2020,nonchè sul profilo Facebook dello stesso quotidiano e della Signora Mazza, desidero fornire alcune precisazioni, in quanto l’articolo riporta dei fatti che non corrispondono alla realtà e accuse alla mia persona che a parer mio rientrano nel reato di diffamazione a mezzo stampa.
Sono l’autrice della petizione POPOLARE di cui si parla nel su citato articolo, petizione per la quale non è necessaria l’autentica di firma né la registrazione di un documento d’identità, né tanto meno la necessità di convalida delle firme!
Premetto che mentre giravo nel paese di Zafferana per raccogliere le firme, la Signora Mazza ha pubblicato l’articolo intitolato “ZAFFERANA (CT), “PAESE INVASO DA CANI RANDAGI AGGRESSIVI”.
CITTADINI ESASPERATI” (dove si parla della mia petizione) senza nemmeno essere stata contattata, articolo che ha scatenato non poche polemiche ed il dubbio che ci fosse o meno una petizione presentata al comune (ripeto, stavo ancora raccogliendo le firme, motivo per cui la petizione riporta data 30/07/2020 ma è stata protocollata in data 02/09/2020), ciò che mi ha lasciata stupita, è stato leggere un altro articolo che parlasse di me in modo negativo, facendo insinuazioni sul mio conto, parlando di un ipotetico reato di falsificazione di firme in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal Signor Sindaco Salvatore Russo, il quale ha affermato che io non fossi mai stata all’ufficio randagismo a lamentarmi verbalmente prima della petizione ma di essermi presentata solo il giorno dopo averla protocollata; cosa inesatta perchè il giorno dopo aver protocollato la petizione sono stata all’ufficio randagismo ma per presentare un’altra denuncia da me sottoscritta per aggressione da parte dei cani randagi (denuncia protocollata e quindi presente agli atti in data 03/09/2020).Cosa molto più grave è l’accusa sempre da parte del Sindaco di aver falsificato due/tre firme esprimendo tutto il suo disappunto sul mio operato di persona “poco seria” e che ciò “integra gli estremi di reato”, alludendo sempre in modo inequivocabile al mio operato.
Ritengo che il Signor Sindaco prima di fare certe accuse avrebbe dovuto accertarsi meglio sui fatti accaduti e quanto meno convocarmi prima di rilasciare interviste, avrebbe dovuto indagare meglio… cosa che ho fatto io!
I fatti sono ben diversi da quelli descritti nell’articolo, in quanto una persona firmataria della petizione, alla quale ho lasciato momentaneamente il foglio da firmare, non so per quali motivi, ha scritto il nome e cognome di un’altra persona (a insaputa di quest’ultima) cosa di cui io non potevo esserne a conoscenza (non avendo chiesto il documento di riconoscimento).
La persona che ha commesso il fatto, ha ammesso di aver scritto il nome di un’altra persona direttamente al Signor Sindaco e a me stessa.
La Signora Mazza, a mio parere, ha avuto troppa fretta di scrivere l’articolo e non ha rispettato il principio della VERITA’ OGGETTIVA, che comporta l’obbligo del giornalista dell’accertamento della verità della notizia e il controllo dell’attendibilità della fonte (anche se la fonte è il Sindaco).
L’articolo del 06/09/2020 non solo è stato pubblicato sul suo quotidiano, ma ha fatto il giro del web con tanto di condivisioni e commenti !!!
Come previsto dagli articoli 2 e 27 della Costituzione, spetta ad ogni cittadino il diritto alla difesa della propria onorabilità che non deve essere danneggiata dalla pubblicazione di notizie né dalla formulazione di GIUDIZI PREVENTIVI in senso negativo, per tanto ritengo che sia stato leso il rispetto e la dignità della persona umana.
Sono stata contattata dalla Signora Mazza il 02/09/2020 tramite Messanger dove mi chiedeva il numero del protocollo della petizione, non ho potuto rispondere prima di giorno 10/09/2020 non avendo prima di questa data installato l’applicazione Messanger, ma ho comunque fatto avere il mio numero telefonico e conosce il mio indirizzo, avrei preferito “scambiare due chiacchiere” con la Signora Mazza e non leggere quelle insinuazioni diffamatorie inequivocabili sul mio conto, in particolar modo l’espressione “ciò non depone a favore della serietà di chi l’ha redatta! “
Con l’occasione voglio ricordare che “la verità non è più tale se è mezza verità (o comunque verità incompleta). La verità incompleta deve essere, pertanto, in tutto equiparata alla notizia falsa.”
Vi chiedo dunque di voler provvedere, ai sensi dell’articolo 8 Legge 47/1948, alla rettifica di quanto riportato nel citato articolo nella collocazione prevista dalla legge e con risalto analogo a quello riservato al brano giornalistico cui la rettifica si riferisce, comunicandoVi che, in difetto, intraprenderò le iniziative necessarie volte a tutelare la mia reputazione personale. Resto sempre a disposizione per poter esercitare il mio diritto di replica.
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Egregia signora, ci dispiace che in questa polemica col sindaco di Zafferana lei coinvolga anche noi che facciamo i cronisti. Ci siamo limitati a riportare fedelmente (tra virgolette) i contenuti della petizione che lei, assieme ad altri cittadini, avete fatto sul randagismo (omettendo, per questioni di privacy, i nomi dei firmatari). Nei giorni successivi abbiamo ascoltato il sindaco (tirato in ballo dalla petizione) sia per chiedergli una risposta, sia per conoscere quali soluzione intende adottare per risolvere il problema. Se il primo cittadino ha accusato i promotori dell’istanza (che abbiamo continuato a non citare neanche nell’intervista) di determinate situazioni, non è colpa nostra.
Nella lettera che ora ha inviato in redazione, lei dice che che avremmo dovuto contattarla per darle il diritto di replica. Lo abbiamo fatto con una intervista, che abbiamo pensato di pubblicare, ma una volta raffreddato il clima, che su questa tematica a Zafferana si è arroventato fin troppo (basta ricordare gli insulti registrati anche sul web). In questo modo abbiamo pensato di salvaguardare il suo sacrosanto diritto di replica e al tempo stesso di evitare altre polemiche che probabilmente sviano i cittadini dal vero problema che li riguarda (il randagismo).
Dopodiché lei ha anticipato la pubblicazione dell’intervista con questa lettera che pubblichiamo, ma che, francamente, riteniamo ingenerosa nei nostri confronti, perché fa una ricostruzione legittima ma fin troppo soggettiva dei fatti. Per addivenire a una sintesi quanto più oggettiva possibile – alla luce dei contenuti della missiva – le abbiamo pure proposto di rifare l’intervista in modo da dare un’informazione più completa al lettore. Lei in un primo momento ha accettato, poi ha cambiato idea. Ne prendiamo atto, pubblichiamo il suo documento e, augurandoci di avere e di averle chiarito (definitivamente) la nostra posizione, la salutiamo cordialmente (l.m.).
Nella foto: alcuni cani randagi in un’immagine di archivio
Redazione
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