Un volto di donna siciliana affiora dall’antichità (il periodo va dal III secolo avanti Cristo alla tarda età imperiale) e arriva magicamente fino a noi. Un volto di donna bellissimo, sensuale, mediterraneo, i capelli neri, le labbra carnose, gli occhi profondi. Una Penelope Cruz di Sicilia vissuta tra gli agi e le ricchezze di un popolo stanziatosi nella parte orientale dell’Isola, a Chiaramonte Gulfi, nei dolci altopiani ragusani, tra pecore, mucche, pastori e contadini. La scoperta di un gruppo di ricercatori che – in base allo studio del cranio, ha ricostruito in 3D la faccia di questa donna – è stupefacente, perché, oltre a fornirci informazioni importanti sui tratti somatici delle donne di quell’epoca, infonde delle sensazioni dolcissime che ci collegano concretamente col passato. Chi era questa donna? Come si chiamava? Era sposata? Ha avuto figli? Come le piaceva vestire? Che carattere aveva? Le piaceva usare i profumi? Qual era il suo piatto preferito? A che età è morta? Dalla ricostruzione si vede una persona giovanissima, non più di venticinque anni. Perché è morta?. Insomma, Penelope (ci piace chiamarla così), la donna di Chiaramonte, ci ha intrigati, perchè per un attimo ci ha fatto sognare.       

Siamo nella Necropoli di San Nicola-Giglia – scrive l’Ansa – che può essere considerata parte di un grande insediamento rurale sviluppatosi in epoca imperiale, tardoantica e bizantina: l’abitato era importante perché si trovava lungo l’asse di collegamento tra Siracusa a Selinunte, della quale si hanno notizie ininterrotte dal VI secolo a.C. fino al 1290. La maggior parte delle tombe rinvenute è del tipo “a fossa” ricavate direttamente nella roccia, ad eccezione di due sarcofagi.

In alcuni casi le sepolture sono state ritrovate integre, sigillate da lastre in calcare locale e di argilla mista. E’ quanto emerge dai primi risultati della campagna di scavi archeologici della Necropoli , in territorio di Chiaramonte Gulfi, realizzata nell’ambito di un progetto di collaborazione siglato tra l’assessorato regionale ai Beni Culturali, la Soprintendenza di Ragusa, l’università di Bologna, il Comune di Chiaramonte Gulfi e la cooperativa “Nostra Signora di Gulfi”, proprietaria del fondo.

Le 184 tombe già trovate sono di tipo bisome, ovvero con sepolture doppie, alcuni sarcofaghi in pietra e alcune tombe terragne, a semplice fossa; questo fatta eccezione per una sepoltura che contiene i resti di 13 individui di sesso ed età eterogenee.

Moltissime delle tombe conservavano il corredo funerario: olle di piccole o media dimensione, coppe, brocche e lucerne fittili, bottiglie e piatti di vetro, oggetti di ornamento personale come orecchini, anelli con castoni in corniola o a fascia, spille e fibbie.

Da quanto emerso – conclude l’Ansa – , la Necropoli, che era cristiana e pagana ed è databile tra il III secolo d.C. e la tarda età imperiale, sembra aver accolto gli esponenti di una comunità di ceto sociale elevato che abitava nel bassopiano ai piedi dell’altura su cui si trovava l’antico cimitero. L’università di Bologna, che ha curato l’aspetto scientifico della campagna di scavi ha effettuato la ricostruzione in 3D del cranio di questa donna ritrovata all’interno della tomba n. 55, della quale è stato possibile rendere – grazie al software – un’immagine fisica attendibile.

Luciano Mirone