“Per la tragica morte bianca, a soli 52 anni, di Antonino Scifo, di Pozzallo (Ragusa), per la quale la Procura di Ragusa ha chiesto il processo per il suo datore di lavoro (Giovanni Giordanella, 55 anni), sarà valutato anche un eventuale coinvolgimento del proprietario del capannone, teatro della fatale caduta dal tetto”.

Antonino Scifo, la vittima. Sopra: il capannone dove si è verificato il tragico incidente (foto Studio 3A)

Lo spiega, tramite comunicato stampa, lo studio legale 3A-Valore che assiste i familiari della vittima. “Nell’udienza preliminare tenutasi ieri”, giovedì 10 settembre 2020, in tribunale a Ragusa, viene detto nel comunicato, “il giudice dott. Andrea Reale ha infatti accolto la richiesta dell’avvocato Alfredo Vinciguerra (che assiste i familiari della vittima insieme a Studio3A-Valore, tutti parte civile) “di verificare se sussistano responsabilità concorsuali nella causazione della tragedia anche da parte del committente dei lavori, per l’appunto il proprietario dell’immobile su cui il lavoratore stava operando, dando mandato al Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale, il dott. Gaetano Scollo, di procedere con gli opportuni accertamenti in questo senso, e rinviando quindi il dibattimento all’udienza del 14 gennaio 2021”.

“Il dramma – si legge nella nota – si è consumato il 22 novembre 2018, alle 14, in contrada Fargione, nella zona industriale di Marina di Modica, in un capannone appena aggiudicato all’asta e su cui l’omonima impresa edile dell’imputato, per la quale la vittima lavorava, aveva ricevuto l’incarico di eseguire dei lavori di ristrutturazione, tra cui la manutenzione della copertura dell’immobile. L’operaio era salito con il castello elevatore sul tetto dove doveva posare della guaina cementizia, ma all’improvviso la parte in ondulina di fibra cemento ha ceduto e il cinquantaduenne è sprofondato di sotto, facendo un volo di oltre dieci metri che purtroppo non gli ha lasciato scampo: l’uomo, nell’impatto a terra, ha battuto violentemente il capo ed è morto praticamente sul colpo, a nulla è valso l’intervento dei sanitari del 118”.

“All’epoca – è scritto nel documento -, l’infortunio aveva scosso tutto il Ragusano suscitando subito una ferma presa di posizione da parte dei sindacati, che avevano sollecitato maggiori controlli sul rispetto delle norme di sicurezza dei luoghi di lavoro, oltre all’accorata richiesta di fare piena luce sulle cause e le responsabilità dell’incidente da parte dei familiari di Scifo: l’operaio ha lasciato la moglie, due figlie poco più che maggiorenni, gli anziani genitori e due fratelli”.

“Già sulla base dei primi rilievi dei tecnici dello Spresal – prosegue lo studio 3a – , il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Asp 7 di Ragusa, e delle indagini dei carabinieri della compagnia di Modica, il Pubblico Ministero dott. Scollo, dopo aver posto sotto sequestro il fabbricato, aveva iscritto nel registro degli indagati il titolare dell’impresa edile. Di qui, al termine delle indagini preliminari, la richiesta da parte del magistrato di rinvio a giudizio per l’imputato, per i reati di omicidio colposo con l’aggravante di averlo commesso violando le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”.

A Giordanella viene contestato di aver cagionato la morte del suo operaio “per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di legge”: in particolare, “di aver omesso di verificare la resistenza della copertura del tetto del capannone e di predisporre qualsiasi dispositivo di protezione individuale e collettiva anti caduta, e di non aver redatto alcun piano operativo di sicurezza”.

“In relazione alla richiesta del Sostituto Procuratore – conclude il comunicato -, il Gup dott. Reale ha quindi fissato l’udienza preliminare al 14 gennaio prossimo per dare modo alla Procura di acclarare se anche il proprietario del capannone possa essere corresponsabile, per queste o altre presunte violazioni. I legali di Giordanella hanno continuato a definire ‘estraneo alla vicenda’ il loro cliente”.

Redazione