Nella capitale dei trasformismi e delle rivolte, ad essere attuale – nell’anno del Signore 2020,data delle elezioni amministrative (4 e 5 ottobre) – è sempre il Gattopardo. E così, a centosessant’anni esatti dai “Fatti di Bronte”, in questo paese di 19mila abitanti in provincia di Catania – famoso per il pistacchio “più buono del mondo” e per la “rivolta” che nel 1860 causò l’uccisione di undici “cappeddi” e la fucilazione di cinque contadini innocenti da parte dell’esercito garibaldino di Nino Bixio – si torna alle urne per eleggere il sindaco e il Consiglio comunale. Oggi il clima è disteso, fin troppo, al punto da portare qualcuno a dire che è “una campagna elettorale morta”. Non manca qualche attacco, qualche frecciata, ma tutto viene vissuto con la bonomia e l’ironia tipiche di queste genti.

La Chiesa di San Vito, luogo simbolo di Bronte, dove nel 1860 avvenne la fucilazione di 5 contadini innocenti, accusati dal generale garibaldino Nino Bixio di aver trucidato 11 aristocratici. Sopra: il castello di Nelson

Quattro i candidati che si fronteggiano per la poltrona di primo cittadino: Graziano Calanna (sindaco uscente del centrosinistra, sostenuto da cinque liste); Pino Firrarello (ex senatore del centrodestra, sette liste); Giuseppe Gullotta (avvocato, raggruppamento civico di ispirazione centrodestra, 3 liste); Valeria Franco (Movimento 5 Stelle,1 lista).

Gli uomini da battere, secondo un giudizio praticamente unanime, sono due: il primo cittadino Graziano Calanna e l’ex senatore Pino Firrarello, dati al ballottaggio, a meno di eventuali sorprese al primo turno.

Calanna è il sindaco uscente, ha il vantaggio di avere amministrato il Comune per cinque anni e quindi di essere stato a stretto contatto con tantissima gente, ha potuto contare su una notevole visibilità per le opere pubbliche portate avanti, per la battaglia intrapresa a causa delle gravi carenze che affliggono l’ospedale “Castiglione Prestianni”, per la manifestazione clou per la quale questa cittadina, da molti anni, ha varcato i confini regionali, ovvero la Sagra del pistacchio, diventata con questa amministrazione l’Expo del pistacchio. Purtroppo in questa stagione i cittadini, a causa del Covid-19, hanno dovuto rinunciare all’evento più bello dell’anno, ma è probabile che alle urne peserà la differenza fra la “Sagra” firrarelliana e l’”Expo” calanniano.

Rispetto all’avversario, il sindaco uscente ha il vantaggio dell’età (49 anni), un requisito che, soprattutto gli elettori più indecisi e più giovani, potrebbero tenere in considerazione nel momento in cui entrano in cabina elettorale. Altro elemento da non sottovalutare: la sua militanza nel Pd, partito di governo col quale Calanna ha interloquito per cercare di risolvere i problemi della città. Non a caso la sua campagna elettorale è stata contrassegnata dalla presenza del ministro per il Sud e la Coesione territoriale del governo Conte, Giuseppe Provenzano (Pd), col quale Calanna ha lanciato un messaggio soprattutto agli imprenditori e agli operatori economici. Stesso copione per la recentissima intervista congiunta in televisione fra Calanna, il segretario del Pd Anthony Barbagallo e il ministro per gli Affari regionali e per le Autonomie, Francesco Boccia.

Altro messaggio che il sindaco uscente ha voluto mandare a tutti è quello della questione morale, ospitando sul palco di piazza Spedalieri il presidente della Commissione antimafia della Regione Sicilia, Claudio Fava, di cui ancora, dopo diversi giorni, a Bronte si parla per gli attacchi durissimi sferrati nei confronti di Firrarello.

“Il problema – dicono in città – è che nelle stesse ore i vertici regionali del Pd facevano l’accordo con l’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, i cui voti (non sono pochi), in caso di ballottaggio, potrebbero confluire sul sindaco uscente”. Voci, certo…

Altra personalità di spicco schieratasi con Calanna è l’ex medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, oggi deputato europeo del Partito democratico. Il sindaco tuttavia deve fare i conti con la trasmigrazione di diversi elementi di punta della sua amministrazione (fra gli altri ricordiamo Antonio Leanza, figlio dell’ex sindaco ed ex deputato socialista, Turi; della sindacalista Uil Enza Meli, e del presidente del Consiglio comunale Antonino Galati) passati dall’altra parte nel giro di pochi mesi.

Ma il personaggio che in questo periodo di campagna elettorale ha fatto parlare di sé resta lui, il sempiterno Pino Firrarello, con quelle ottantuno primavere sulle spalle e una carriera politica che inizia nel lontano 1963 nelle file della Democrazia cristiana e prosegue in Forza Italia quando, negli anni Novanta, Berlusconi decide di bere “l’amaro calice”. Con poltrone alla Regione Siciliana (deputato e assessore alla Sanità e alla Presidenza), al Parlamento nazionale (senatore) e al comune di Bronte come sindaco (predecessore dell’attuale).

Dopo cinque anni di pausa, oggi Firrarello torna in campo. Vuole tornare nel “giro”, il virus della politica, dicono a Bronte, non lo ha mai abbandonato. La sua candidatura è interessante per diversi motivi: intanto perché a ottantun anni suonati, “’u senaturi”, come viene chiamato in città, si è rimesso in discussione decidendo che un disimpegno in politica è ancora lontano (basti vedere la targhetta della sua segreteria, un po’ usurata dal tempo, ma affissa da tempi immemorabili all’ingresso di uno dei palazzi più nobiliari del centro storico), poi perché il suo ritorno “ufficiale” (in effetti in quella segreteria ha continuato a ricevere persone per qualsiasi cosa, quindi un abbandono non c’è mai stato) è stato caratterizzato dalla presentazione di un raggruppamento di ben sette liste (una “corazzata” secondo qualcuno), in cui colpisce una folta presenza giovanile, magari per compensare uno sbilanciamento anagrafico fin troppo evidente; infine perché riemerge, dopo cinque anni di silenzio apparente, l’eterna battaglia fra lui e Raffaele Lombardo, quest’ultimo “canziàtosi” (cioè in disparte) per i noti motivi giudiziari, ma pronto a tornare in scena al momento giusto. A Bronte circola una intervista che Firrarello ha rilasciato di recente a una tivù locale, in cui usa la parola “delinquente” riferita a “un ex presidente di Regione”, che lui ovviamente non nomina.

Chi si presenta come outsider è l’avvocato Giuseppe Gullotta, che potrebbe drenare parecchi voti a Firrarello, col quale è in rotta da alcuni anni, senza la possibilità né la volontà – affermano in molti – di potere risanare la frattura. Nelle scorse settimane Gullotta ha dichiarato ufficialmente che se non va al ballottaggio non si allea con nessuno. Chi invece potrebbe schierarsi è l’attuale commissario straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, ex Mpa, brontese, sostenitore di Gullotta e molto vicino a Lombardo. Zappia, molto stimato in paese, è detentore di un consistente pacchetto di voti che potrebbero fare la differenza a favore di Calanna.

Così come – in caso di ballottaggio – potrebbero risultare determinanti i voti del M5S, che al primo turno non hanno ritenuto di allearsi col candidato del Pd, su cui al secondo potrebbero far confluire i loro consensi. L’elezione è incerta. Il gattopardo si guarda attorno ed è pronto a dare la zampata finale.

Luciano Mirone