Ricorre oggi il 31° anniversario della barbara uccisione dell’agente di Polizia Nino Agostino – che stava indagando sulle “menti raffinatissime” che c’erano dietro all’attentato all’Addaura contro il giudice Giovanni Falcone – e della moglie Ida Castelluccio, da un mese in gravidanza. “Quest’anno – scrive la sorella di Nino, Flora – non mi sono sentita di scrivere nulla per l’anniversario di Nino e Ida ed ho chiesto a mio figlio se lo volesse fare lui. Voglio condividere con tutti voi ciò che ha scritto mio figlio Nino Morana.
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5 agosto 1989, 5 agosto 2001.
Sono due date, la prima è il giorno nel quale i miei zii vennero brutalmente trucidati da dei vigliacchi, il secondo, invece è il giorno nel quale venni al mondo. 22 anni esatti mi separano con loro, anche se non li ho mai incontrati per me è come se non se ne fossero mai andati.
Li ho conosciuti tramite i racconti e le storie dei nonni, Augusta e Vincenzo, so che mio zio era un uomo dall’animo nobile ed una persona molto solare, che amava la vita, il suo lavoro e la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo.
Mia zia Ida era una donna siciliana coraggiosa, forte come nessun altro, nonna Augusta la descriveva come una principessa di una fiaba.
Tramite queste storie ho iniziato a conoscerli, tramite queste storie ridevo nei momenti divertenti che si hanno in famiglia, nei quali spesso mio zio e mia mamma Flora erano complici.
Tramite queste storie ho iniziato ad ammirarlo, ed ho capito l’importanza del mio nome e del giorno nel quale sono nato, e della grossa eredità morale che mi hanno lasciato a loro malgrado.
Ma queste storie, più di ogni altro sentimento, mi hanno trasmesso tristezza e rabbia. Questi sentimenti hanno scaturito in me sopratutto domande, voglio sapere, voglio conoscere il motivo per il quale mio zio non ha giustizia, voglio sapere perché mia zia non ha potuto continuare a coltivare il suo sogno d’amore, durato soltanto 1 mese e 4 giorni. Voglio sapere perché mio cugino non ha mai potuto vedere la luce del sole e non ha mai potuto ricevere l’affetto dei suoi genitori. Voglio sapere perché nei miei anni, della mia breve vita, non ho mai potuto passare momenti con loro, perché non ho mai potuto pescare con mio zio, in compagnia di nonno Vicè e di mio cugino. Voglio sapere perché in 19 anni non ho mai potuto vedere il candido viso di mio nonno, senza un filo di barba, e vedere in quel volto “l’americano” del quale mia nonna si era innamorata. Ed infine voglio sapere perché la mia adorata nonna se ne è andata senza ricevere giustizia su suo figlio.
Queste domande non sono soltanto mie, sono di una forte famiglia, queste domande continuano ad echeggiare nel vuoto senza risposte da 31 anni.
Per concludere, mi rivolgo direttamente a te, zio, da Nino a Nino, spero di diventare nel corso degli anni, almeno la metà di ciò che tu sei stato, sei sempre stato il mio punto riferimento per il mio futuro, e se mai dovessi riuscire nell’impresa di diventare poliziotto, userò sempre i valori morali che tu mi hai lasciato.
Il 5 agosto 2020, saranno passati 31 anni dall’uccisione dei miei zii e del bambino che non è mai nato. Quel giorno compirò 19 anni, non chiedo niente di troppo complicato, voglio soltanto sapere il perché.
Nino Morana
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