Caro Gioele, è il quattordicesimo giorno che ti cercano. Da quel maledetto 3 agosto, quando con la mamma hai intrapreso quel viaggio dal tuo paese di residenza – Venetico, in provincia di Messina – fino a un luogo imprecisato, si sono perse le tue tracce, mentre lei, Viviana (non dovrei dirtelo, perché la notizia ti arrecherà un dolore straziante, ma ne parlano tutti) è stata ritrovata morta sotto un traliccio a due passi dal ciglio dell’autostrada, in territorio di Caronia, uno dei luoghi più belli della costa tirrenica della Sicilia per i suoi boschi e la sua fitta vegetazione.

Cosa è successo, dopo che sull’autostrada Messina-Palermo tua mamma ha “tamponato lievemente” (le cronache parlano di questo) un furgoncino di operai? Perché dopo l’incidente è scappata portandoti con lei? Perché, nei chilometri precedenti, procedeva “zigzagando” sulla carreggiata, come se fosse turbata da qualcosa (i giornali parlano di una depressione causata dal lockdown, mentre oggi dicono che aveva paura che i servizi sociali vi separassero, dato che ultimamente sarebbe stata sottoposta a visite sanitarie per problemi di carattere mentale)?

Le telecamere e qualche testimone che – stando ai resoconti – vi avrebbe prestato soccorso (ma che purtroppo, da quel momento, non si fa vivo, malgrado gli appelli di tuo papà, e del procuratore di Patti Angelo Cavallo), dicono che dopo quel tamponamento, Viviana ha accostato l’auto, ti ha preso in braccio (hai solo quattro anni), ha scavalcato il guardrail e…

E niente… poi tutto diventa nebuloso: siete andati “fuori obiettivo”, le immagini sono diventate sfocate, fino a dissolversi; adesso la ricostruzione è affidata all’autopsia della tua giovane mamma (perdona ancora il linguaggio crudo) e ad una indagine che non è facile portare avanti.

Dall’esame autoptico non si evince né che Viviana sia stata uccisa, come si era ipotizzato in un primo momento, né che si sia uccisa buttandosi dal traliccio, né tantomeno che sia scivolata accidentalmente dopo essersi inerpicata fin lassù, forse per scappare dalla furia di alcuni animali selvatici (si è parlato di due rottweiler presenti in zona, ma anche di altri cani e di qualche cinghiale). Le tracce di morsi di animali rinvenute sulle gambe farebbero pensare a questo, ma non ci sono elementi, almeno finora,in grado di suffragare questa tesi.  Solo questo e la mancanza di un calzino.

Tutto è avvolto dal mistero più fitto. L’unica certezza che abbiamo è che tua mamma (come dirtelo nel modo più dolce e retorico possibile?) “è volata in cielo”.

Ma tu, Gioele, dove sei? Di te si è persa ogni traccia. Non esiste un solo segno – sia sulla macchina, sia su quei pochi metri di asfalto, sia sotto il traliccio – che provi che tu abbia seguito il triste destino di tua mamma.

Si sono fatte varie ipotesi: 1) che sei morto a causa dell’incidente (dato che, secondo quanto si legge, in quel momento non indossavi la cintura di sicurezza), dopodiché tua madre ti avrebbe preso in braccio e ti avrebbe sepolto nella zona del traliccio, ma la telecamera, attiva fino al momento del “lieve impatto”, smentisce questa tesi, perché documenta che dopo l’incidente sei vivo; 2) che in seguito all’incidente, tua madre ha accostato l’auto, ti ha affidato a qualcuno di passaggio e poi, in preda alla disperazione, è scappata trovando la morte oltre il guardrail e sotto il traliccio; 3) che dopo il tamponamento, Viviana è uscita dall’auto, ti ha preso in braccio, ha scavalcato la protezione metallica che separa l’autostrada dalla campagna e lì è successa qualcosa.

L’ipotesi più terribile è che davvero siate stati aggrediti dagli animali. Una cosa orrenda, alla quale non vogliamo neanche pensare, ma che ti confidiamo amorevolmente, perché si è pensato anche a questo. Tu, strappato alla tua mamma e trascinato chissà per quanti metri, e lei che potrebbe aver trovato la salvezza temporanea salendo su quel traliccio.

Eppure malgrado le perlustrazioni e i setacciamenti “palmo a palmo” dei carabinieri, della polizia, della forestale, dei Cacciatori dell’Arma, dei cani poliziotto, dei droni, nel raggio di alcuni chilometri, di te non si trova alcuna traccia. Gli inquirenti hanno perfino consultato un geologo forense per studiare la presenza di eventuali impronte lasciate sul terriccio. Ma finora non sarebbe stato rinvenuto niente di significativo.

Ed è questo, caro Gioele, che ci lascia aggrappati alla speranza. È questo che ci porta a pensare non alla Natura maligna che abbiamo immaginato in questi giorni, ma ad una Natura benigna, a quegli animali che salvano i bambini, che li allattano e li accudiscono come se fossero figli loro.

Quante leggende, quante favole ci sono state tramandate… Romolo e Remo, Mowgli e Tarzan, cuccioli di uomini allevati dagli animali della foresta con la pioggia, col vento, col caldo tropicale, e salvati dalla furia delle fiere in agguato.

Caro Gioele, da quando quel maledetto 3 agosto sei sparito nel nulla, non facciamo altro che pensare a te e a sognarti tutte le notti, mentre tu, tranquillo, guardi il cielo stellato di Caronia assieme agli animali del bosco che ti proteggono.

Nella foto: il piccolo Gioele Mondello, con la mamma Viviana Parisi

Luciano Mirone