“C’è anche il nodo della nomina del presidente del Parco dell’Etna fra le questioni che hanno portato il Movimento cinque stelle a proporre la mozione di sfiducia al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci”. Il quotidiano online Livesicilia estrapola due pagine della mozione di 14 cartelle che oggi il gruppo di deputati pentastellati ha presentato – benché in minoranza – alla Regione Sicilia per sfiduciare il governatore Nello Musumeci.

Un atto simbolico, la mozione, visti i numeri non sufficienti per disarcionare il presidente, che però si carica di significati politici nel momento in cui il gruppo pentastellato affonda i colpi sulle “incongruenze” del governo siciliano (fra gli altri, secondo i firmatari, la nomina dell’assessore all’identità siciliana di un leghista ed ex fascista come Alberto Samonà, la politica urbanistica, sanitaria e per i rifiuti e tanto altro). Fra questi atti ritenuti gravi, la nomina dell’ex sindaco di Belpasso (Catania) alla presidenza del Parco dell’Etna, su cui puntano il dito i firmatari del documento (tra questi i catanesi Gianina Ciancio, Iose Marano e Francesco Cappello).

Questa due pagine – si legge nell’articolo – “ricostruiscono l’intera faccenda e il tiremmolla tra Palazzo d’Orleans e la commissione Affari costituzionali dell’Ars”. 

“Il disappunto che qui si esprime – si legge nella mozione –  riguarda, in particolare, l’aver voluto aggirare le garanzie previste dalla legge, nella misura in cui questa dispone che, per le nomine di alcune cariche importanti, come sono, ad esempio, quelle relative agenti di governo dei maggiori beni naturalistici e ambientali della Sicilia, si debba aver riguardo unico univocamente del fatto che la scelta ricada su persone che siano particolarmente distinte nella salvaguardia dell’ambiente e che siano in possesso di titoli culturali professionale adeguato”.

“Il presidente della Regione – prosegue il documento dei 5 Stelle ripreso da Livesicilia – ha deciso di aggirare il pericolo di una sonora sconfitta politica e amministrativa, dando seguito alla forzatura che qui si denuncia. Nello scorso mese di ottobre, invero, il governo regionale, seguendo le garanzie imposte dalla legge, aveva inviato le nomine sui parchi naturalistici regionali siciliani alla competente commissione legislativa permanente al fine di ottenerne il via libera politico”.

“Dopo un dibattito serrato – scrivono i deputati cinque stelle all’Ars – anche interno agli esponenti della compagine politica che lo sostiene, il presidente, conscio degli ostacoli che lo frapponevano al risultato ed i rilievi critici sollevati anche da parte della sua maggioranza, decise di cedere al braccio di ferro ritirando, sua sponte, le nomine proposte. Ciò, prima facie, aveva fatto sperare che fosse maturata anche nel governatore la consapevolezza di dover dare un governo competente e adeguato a degli enti così importanti come quelli degli enti naturalistici in questione”.

“Invece – seguita la mozione –, il capo dell’Esecutivo, disinteressato del tutto agli argomenti su esposti, irragionevolmente imboccò la strada dello scontro istituzionale”.  Anziché “dare soddisfazione in nome alle cautele alle garanzie imposte dalla legge, ma solo ed esclusivamente alle logiche spartitori di tipo partitico. Da una parte fece assumere presso il proprio gabinetto alcuni di coloro che egli aveva proposto di nominare a capo degli enti citati e dall’altra richiese al giudice amministrativo siciliano di seconda istanza un parere sul valore del sindacato della commissione Affari istituzionali in merito alle nomine di governo”.

“Per confondere le acque e il buon senso – è scritto nel documento -, visto che, tra l’altro, la normativa regionale esclude il passaggio dalla prima commissione legislativa permanente solo nei casi in cui il potere di nomina in questione venga esercitato a beneficio di dipendenti dell’amministrazione regionale, ottiene il verdetto del cga il quale rivela tutto ciò che già si sapeva: il vaglio della commissione competente sulle nomine ha valore politico, non vincolante per il governo. Eppure, il presidente espose il risultato consuntivo come se avesse scoperto un farmaco miracoloso, e non soltanto l’acqua calda”. 

“Il vero problema del capo dell’Esecutivo – e l’affondo dei 5S – è sempre stato lo stesso: politico. In una condizione in cui, in passato, ha epitetato persino i suoi in varia maniera, il presidente ha inopinatamente inteso perseguire due scopi: schivare una batosta politica dolorosa, ma soprattutto proteggere i suoi amici e i suoi galoppini, persone insomma per le quali il curriculum, l’esperienza professionale, i titoli sono relegati al ruolo di orpello, neppure atti a soddisfare l’osservanza formale ai requisiti previsti dalla legge”.

“In definitiva – conclude la mozione del gruppo -, l’unico interesse cui è affezionato l’attuale presidente è pagare le cambiali politiche contratte in campagna elettorale, poco importa se tali ipotesi affossino i cittadini siciliani, i beni naturalistici regionali e la spinta alla ripartenza, che proprio in questo momento, avrebbe dovuto contraddistinguere ogni singolo atto di governo della Sicilia”.

Nella foto: l’aula dell’Assemblea regionale siciliana (Ars) durante una seduta

Redazione