Da un mese assistiamo al controverso affaire Caravaggio. Ne abbiamo parlato con il prof. siracusano Paolo Giansiracusa, ma prima riassumiamo i fatti in modo da dare un quadro chiaro della vicenda. A Siracusa nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, in una delle piazze più belle d’Italia, è custodito il capolavoro caravaggesco “Il seppellimento di Santa Lucia”. L’imponente tela, realizzata nella città aretusea nel 1608, è un’opera che per la sua composizione e il gioco di luci e ombre rappresenta un mirabile esempio dell’arte visionaria e rivoluzionaria del suo creatore. La vita di questo capolavoro è stata alquanto travagliata. Tela fragile, probabilmente perché realizzata in soli due mesi, forse per le condizioni ambientali della sua sede originaria, la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, l’opera è stata spesso oggetto di restauri, controlli, ritocchi e richiestissima in mostre ed esposizioni in tutta Italia con conseguenti dibattiti sul suo stato di salute.

Veniamo al teatrino di questi giorni. A fine mese scorso l’on. Vittorio Sgarbi annuncia che la tela lascerà Siracusa per un’esposizione al Mart di Rovereto (di cui il critico d’arte è presidente), per una mostra su Caravaggio e Burri. Nella città siciliana in molti si oppongono, gente comune, esponenti della cultura e della politica.

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Sopra: l’opera di Caravaggio, “Il seppellimento di Santa Lucia”

L’Archeoclub, il sindaco Francesco Italia e l’assessore comunale alla cultura Fabio Granata sono tra i primi a schierarsi nella difesa del Caravaggio aretuseo. Vittorio Sgarbi ribatte sostenendo che la tela partirà a stagione turistica finita e che il prestito al Mart non sarà gratuito: ben 350mila euro saranno stanziati per il restauro dell’opera e per una teca in vetro che le consentirà di tornare nel suo luogo originario, ovvero a Santa Lucia al Sepolcro, senza il rischio di furti e alterazioni per l’umidità.

In ogni caso, l’opera è di proprietà del Fondo edifici di culto del ministero degli Interni, dal quale Sgarbi ha ottenuto l’autorizzazione. Gli animi si agitano, il prof. Giansiracusa lancia una raccolta firme, sui social siracusani e siciliani gridano all’ennesimo scippo da colonia. Il deputato regionale di Italia Viva, Giovanni Cafeo, parla di un “palese ricatto economico” che offende tutti i siciliani. I toni sono accesi, sui social è un susseguirsi di notizie e di smentite.

Improvvisamente Sgarbi fa dietro front. Annuncia di rinunciare al prestito e dal suo ufficio stampa vengono diramate queste testuali parole: “[…] Adesso mi aspetto che oltre a finanziare il restauro […] provvedano, con l’urgenza che le condizioni della tela impongono, alla realizzazione della teca che ripari l’opera dall’umidità del posto in cui si trova adesso che è la principale causa del suo grave deterioramento”.

“Grave deterioramento” che non sussiste due settimane dopo. I tecnici dell’ICR (Istituto Centrale del Restauro) si chiudono dentro la chiesa di Santa Lucia alla Badia per fare una perizia al dipinto (l’ultima fu eseguita 15 anni fa) e stabilirne lo stato conservativo e l’eventuale idoneità al trasferimento.

Nuovo dietro front di Vittorio Sgarbi che, col parere positivo dell’ICR, annuncia che la tela potrà viaggiare. Mercoledì scorso si tiene una conferenza stampa con la presenza dello stesso Sgarbi, dei tecnici dell’ICR, dell’assessore comunale Granata e del neo assessore regionale ai beni Culturali Alberto Samonà. Conferenza autoreferenziale dove, dopo un’ora e mezza, intervengono i giornalisti che vengono abbondantemente zittiti dalle urla dell’on. Sgarbi. La tela è in buone condizioni, parola dell’ICR, stessa istituzione che nel 2005, dopo l’ennesimo “ricovero” dell’opera, nella persona dell’allora direttrice, la dott.ssa Caterina Bon Valsassina, si era espressa “contro” il trasferimento della tela per una mostra a Milano. Ma il dipinto partì lo stesso verso il Nord.

Il “progetto Caravaggio” dunque andrà avanti. Le condizioni dell’opera sono talmente “ottimali” che non si parla più di restauro, ma di “ritocco”, da tenersi a Roma prima dell’esposizione, per tre mesi, al Mart. Una copia digitalizzata sostituirà momentaneamente l’originale ed altre opere d’arte verranno concesse in prestito dal Trentino. Tutto è bene quel che finisce bene.

Di questa singolare vicenda parliamo con lo storico dell’arte prof. Paolo Giansiracusa, che da subito ha mostrato la propria contrarietà al prestito del Caravaggio, promotore della raccolta firme, e che ha lanciato la proposta di dichiarare il dipinto un bene inamovibile, tramite decreto del Ministero dei Beni culturali.

Il prof. siracusano Paolo Giansiracusa

Professore, secondo lei il capolavoro caravaggesco potrebbe subire dei danni dal trasferimento e l’esposizione in altro luogo? E perché tanto accanimento, andando contro anche a buona parte dell’opinione pubblica, nello spostare un’opera fragile, e non un altro Caravaggio in migliori condizioni?

“Qualsiasi opera a seguito di uno spostamento può subire danni anche con i migliori accorgimenti. L’effetto di danneggiamento si amplifica se l’opera è fragile e di dimensioni monumentali. L’accanimento è legato al fatto che forse gli altri non prestano le opere con facilità. Quindi si insiste da noi perché veniamo considerati inermi e indifferenti”

Il “progetto Caravaggio” presentato mercoledì nella conferenza stampa tenutasi al castello Maniace di Siracusa, prevede il ritorno della tela nella sede originaria, la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, luogo da cui fu spostata per problemi di umidità. Lei ritiene che sia uno spostamento vantaggioso per il benessere e la fruizione dell’opera?

“Lo spostamento al Sepolcro è un fatto naturale. Anche giusto per via del fatto che la basilica della borgata è il luogo dell’ambientazione in cui l’artista ha concepito il dipinto. Però la basilica va risanata. Vanno risolte tutte le problematiche connesse all’umidità del presbiterio e della parete absidale”.

All’inizio di questa vicenda si parlava dello stanziamento di ben 350mila euro per il restauro e la tanto discussa teca in vetro. Ad oggi si parla di “buone condizioni dell’opera” e di qualche “ritocco” da effettuare a Roma prima dell’esposizione al Mart di Rovereto. Qual è il suo parere?

“Tutto quello di cui il dipinto necessita deve essere fatto a Siracusa. Se l’opera non viaggia per le mostre, non viaggia nemmeno per le cure. Ha bisogno della ordinaria manutenzione e questa deve essere fatta a Siracusa, alla Badia. Una pulizia a vista in modo tale che i visitatori e i fedeli possano essere resi partecipi. Se servono attrezzature particolari siano queste a viaggiare e non il contrario. L’opera per le sue dimensioni e la sua fragilità va considerata come un affresco. È inamovibile.”

Marina Mongiovì