Durissimo comunicato di Massimo Malerba del direttivo della Cgil di Catania per denunciare la commistione politica all’interno del suo sindacato: “Nell’ultimo anno – scrive Malerba – la Cgil di Catania è stata sulla bocca di tutti. E non per le vittorie o i successi, non per i traguardi o per i risultati, che pure in qualche caso ci sono stati, non per il lavoro svolto dai delegati nei luoghi di lavoro, o dai compagni nel territorio, nei servizi, nelle periferie della città. Ma per questioni ‘straordinarie’, rispetto al ruolo del sindacato, che hanno lacerato l’organizzazione, offuscandone l’immagine ed esponendola sui media e nella società e dando inizio ad una crisi politica senza precedenti nella storia del sindacato catanese”.

“Nel maggio dell’anno scorso – dice il sindacalista -, alla vigilia delle elezioni europee, il compagno Claudio Longo ‘denunciò’ la presenza di materiale elettorale nella sede centrale del patronato Inca. Fu l’inizio di una lunga e drammatica vicenda che alla fine portò, su volontà del segretario generale, prima ad un documento di sfiducia e poi al ‘confino’ del compagno Longo, fino ad allora componente di segreteria”.

“Una vicenda – seguita Malerba – che sancì, come dicevo, l’inizio di una crisi politica senza precedenti che ha raggiunto il suo apice in questi giorni, a seguito della pubblicazione delle intercettazioni della Procura, eseguite nel corso della campagna elettorale per le regionali del 2017, in cui vengono resi noti i colloqui telefonici intercorsi tra un nostro Rsu (Rapprsentanza sindacale unitaria, ndr.) di spicco ed un affiliato al clan Santapaola -Ercolano e in cui, come scrive su Live Sicilia Antonio Condorelli, si prefigurerebbe ‘un accordo in cambio del sostegno elettorale ad Angelo Villari”.

“Due episodi – dichiara l’esponente della Cgil – apparentemente diversi tra loro ma in realtà legati ad una comune matrice, ossia quella che il compagno Gabriele Centineo, per primo, definì, la commistione politico-sindacale tra la Cgil di Catania e un partito, anzi una corrente di partito, anzi singoli candidati. Una ‘commistione’ che dura da decenni ma che dal 2008 ha carattere strutturale, che ha consentito l’elezione di segretari di partito, di deputati regionali e nazionali, di assessori, di consiglieri comunali e di municipalità, diretta espressione dei vertici della Camera del Lavoro”.

“Una proiezione iperpolitica del sindacato – afferma Malerba – che ha orientato la selezione dei gruppi dirigenti e la composizione degli organismi, dalla segreteria confederale alle categorie, dal direttivo all’assemblea generale, ma anche l’atteggiamento del sindacato verso le controparti. Si pensi al caso del Comune di Catania, al quinquennio 2013-2018, culminato con la dichiarazione di dissesto e la richiesta di rinvio a giudizio, di risarcimenti per danno erariale e di interdizione dai pubblici uffici per dieci anni per Enzo Bianco e la sua giunta, ritenuti i principali responsabili del crac finanziario dell’ente”.

“In quella giunta – denuncia il rappresentante del direttivo – , come è noto, la Cgil ha espresso, più o meno direttamente, ben due assessori: Angelo Villari e Fiorentino Trojano. Presenze che hanno inevitabilmente modificato il profilo di autonomia del sindacato nel rapporto con la controparte istituzionale. Basti pensare al giudizio politico del segretario generale e dei vertici della Cgil Catania verso la sindacatura di Enzo Bianco, verso le sue politiche e i suoi atti amministrativi, giudizio politico che si è protratto, incredibilmente, fino a dopo la conclusione dell’esperienza amministrativa e persino di fronte alle prime iniziative della magistratura”.

“Un giudizio politico – prosegue il sindacalista – rivelatosi, anche – ma non solo – alla luce degli avvenimenti recenti, totalmente sbagliato, con cui mai abbiamo fatto i conti e che, da solo, avrebbe richiesto, e richiederebbe ancora, una rigorosa autocritica, un’assunzione di responsabilità e, di conseguenza, un netto cambio di paradigma che possa restituire spinta propulsiva e credibilità pubblica alla nostra organizzazione a Catania. Ma la prima condizione è, inevitabilmente, che vi sia un passo indietro del segretario generale e della segreteria. Serve fare un passo indietro per farne tutti assieme due avanti”.

Redazione