Una lettera con la quale “intendiamo esortare gli amministratori locali a riprendere il percorso partecipativo e di coinvolgimento attivo delle comunità”. Una lettera diplomatica, scritta in punta di penna, ma con l’esortazione di continuare a “collaborare”, quella che il Presidio partecipativo del Patto del Fiume Simeto, assieme a decine di associazioni e centinaia di cittadini della Valle, invia ai sindaci di Adrano, Biancavilla e Centuripe – i tre Comuni interessati dalla Strategia nazionale aree interne (Snai) della Valle del Simeto, che ultimamente, grazie allo straordinario lavoro dei tanti cittadini che compongono il Presidio, hanno ottenuto oltre 30 milioni di Euro da investire in diversi settori della vita pubblica per migliorare le condizioni di vita degli abitanti e creare sviluppo – e per conoscenza agli altri primi cittadini della Valle che compongono l’Area strategica (Belpasso, Motta S. Anastasia, Paternò, Ragalna, S. Maria di Licodia, Regalbuto, Troina), un altro progetto che scorre parallelamente al primo per raggiungere le stesse finalità. In poche parole, una governance che parte “dal basso” e che lavora in sinergia con gli enti pubblici (Comuni, Regione e Stato), pur mantenendo la propria autonomia.

Una lettera che si rivolge ai sindaci – forse non sempre tutti sensibili alle istanze della Società civile – per spingerli a lavorare insieme, e per comunicare loro che, grazie “a questa profonda collaborazione tra istituzioni, Università e società civile, la Snai Val Simeto è stata selezionata come area sperimentale di rilevanza nazionale”, in cui si prevedono interventi per la cultura, la salute, l’istruzione e la mobilità.

Un “modello di sviluppo locale partecipato” cui, con “forte senso di responsabilità”, hanno aderito decine di associazioni, movimenti e singoli cittadini tra cui medici, psicologi, docenti, ricercatori universitari, dirigenti scolastici, scuole ed aziende agricole del territorio per “costruire una rete di cittadinanza attiva in grado di lavorare protettivamente con gli attori pubblici per lo sviluppo ed il futuro della Valle del Simeto”.

Poi la descrizione di un percorso durato anni (la cosiddetta Strategia d’Area interna Val Simeto “Liberare radici per generare cultura”), che costituisce “il risultato di un lavoro collettivo”.

“Il documento finale – dice la lettera – raccoglie i sogni e le aspettative di centinaia di cittadini che hanno immaginato un futuro diverso, accantonando il senso di impotenza e di rassegnazione che troppo spesso in passato ha prevalso, invece, sulla voglia di riscatto”.

“La Strategia – si legge nel documento – è innanzitutto un importante strumento per migliorare la qualità della vita delle persone che abitano (o vogliono tornare ad abitare) nella Valle del Simeto, potenziando i servizi essenziali atti a garantire i diritti di base (l’istruzione, la salute e la mobilità) e alimentando il percorso di sviluppo locale della Valle, per dare a tutti – ai più giovani ma non solo –  la possibilità di costruire un presente e un futuro qui”.

“Se riusciremo a far bene – scrivono i cittadini che hanno aderito al progetto – non sarà solo il nostro territorio a trarne beneficio: quel che stiamo provando a costruire, dal Patto di Fiume in poi, è un esempio di organizzazione territoriale fondata sulla cooperazione tra cittadini e istituzioni, che speriamo possa ispirare anche altri territori, in Italia e non solo”. Adesso tocca ai sindaci rispondere.

Nella foto: un tratto del fiume Simeto

Luciano Mirone