Duecentoottantasette operatori sanitari in quarantena a Malta dall’inizio della pandemia ad oggi. Sia nel maggiore ospedale dell’Isola, il Mater Dei, sia nelle altre strutture sanitarie. Al Mater Dei, nei giorni scorsi, ben tre reparti sono stati chiusi e disinfettati: la possibilità che anche operatori sanitari appartenenti ad altri reparti non direttamente coinvolti  possano essere infettati, desta la preoccupazione maggiore.

Un numero che la stessa Sovrintendente per la Sanità Pubblica, Charmaine Gauci, ha descritto come “sostanziale”, dato che si è raddoppiato rispetto alle prime settimane. Già a marzo si era verificata una penuria di operatori sanitari: circa 150 messi in quarantena e la maggior parte di loro si era isolata da sé, poiché tornati dall’estero.

Domenica 17 maggio, il primo Ministro Maltese Robert Abela annunciava l’imminente riapertura di ristoranti e parrucchieri entro la fine della settimana successiva, anche se con misure rigorose. Eppure l’Associazione dell’Ordine dei Medici ha espresso profonda preoccupazione per la “decisione ad alto rischio” presa dal Premier, affermando che si stavano anteponendo gli interessi economici alla salute della popolazione. E sfortunatamente, sembra che alla gente sia stata data l’impressione che indossare una maschera chirurgica bastasse per proteggerli dal COVID-19, facendo sì che non si rispettassero adeguatamente le regole per il distanziamento sociale.

E con i casi in netto aumento nel giro di sole 2 settimane, Malta si è piazzata tra le prime venti nazioni su scala mondiale per numero di contagi da CoronaVirus, in rapporto al numero dei suoi abitanti.

Secondo gli ultimi studi effettuati, cinque individui su 1.000 della popolazione isolana sono asintomatici, mentre ogni giorno tante persone inviate dai propri medici curanti per sottoporsi al tampone, non si presentano, mettendo a rischio l’intera comunità.

Durissimo lo scontro tra il presidente dell’MHRA (Malta Hotels and Restaurants Association) Tony Zahra – che chiede un ritorno alla normalità e non lasciare che la “paura prenda il sopravvento” – ed il presidente del MUMN (Malta Union for Nurses and Midwives ) Paul Pace, con le sue lapidarie parole: “Con l’aeroporto aperto, non si vive con il virus, ma muore con il virus”. Dopo l’apertura dei ristoranti infatti, l’apertura dell’aeroporto dovrebbe essere il passo successivo. Zahra ha indicato il 15 giugno, come obiettivo perché ciò possa avvenire.

L’associazione dell’Ordine dei Medici ha avvertito che un elevato numero di casi si è verificato proprio 2 settimane dopo il primo allentamento delle misure da parte del Governo. Eppure si mostra solidale con i lavoratori del settore turistico, ma una possibile impennata di contagi da COVID-19, potrebbe danneggiarlo comunque, rendendo impossibile persino qualsiasi opzione di “corridoio turistico” sicuro, proposta già vagliata da diversi giorni.

Raccomandazione valida anche per Malta dunque: non abbassare la guardia. Allo stato delle cose, stare a casa rimarrebbe quindi sempre l’opzione più sicura.

Nella foto: l’ospedale Mater Dei di Malta

Valentina Contavalle