La Lega Nord (continuo a usare Nord perché si tratta di un movimento politico identitario padano) espugna Palazzo dei Normanni e conquista l’Assessorato alla “Cultura e alla identità siciliana”. Avete capito bene: parliamo di “identità siciliana”.

Ma ecco che alcune considerazioni e alcune domande retoriche si affollano nella mia testa. Ad esempio penso che una buona parte dei siciliani dovrebbe smetterla di attaccarsi pateticamente alla memoria del tempo che fu, alla nostra presunta superiore intelligenza, al fatto di considerarci dei semidei (per limitarmi ad usare le categorie espresse da Tomasi di Lampedusa).

Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano. Sopra: Alberto da Giussano a Pontida

Dovrebbe anche smetterla di rivendicare ed esaltare le nostre bellezze architettoniche perché non sono nostro patrimonio -mal conservato peraltro – ma esclusivamente l’eredità, direi immeritata, del genio di chi ci ha preceduto secoli fa.

La strepitosa bellezza delle architetture arabo-normanne, il barocco, i templi, le chiese, le abbiamo semplicemente trovate lì dove stanno, nella loro imponente e quotidiana presenza ormai assolutamente indifferente ai nostri occhi.

Parecchi siciliani sono riusciti a banalizzare una cosa oggettiva, la bellezza, non ne capiscono e riconoscono più alcun significato, non la ricercano più. Della cultura di chi ci ha preceduto, ormai ne possiamo fare solo un patetico sfoggio nelle discussioni da bar, ma la verità è che non sappiamo neanche tentare di imitarla, ci mancano da troppo tempo i prerequisiti di base.

Possiamo semplicemente parlarne, ricordare a stento che nel XIII secolo, grazie a Ciullo d’Alcamo, l’Italia corse il “rischio” di parlare in siciliano (poi arrivò “un certo ” Dante e la cultura si spostò dalla Sicilia alla Toscana), che tra ottocento e novecento la Sicilia ha prodotto scrittori e uomini di cultura senza pari nel resto d’Italia.

Molti siciliani ignorano o hanno dimenticato che centinaia di sindacalisti e uomini di Stato (tutti siciliani) sono stati trucidati dalla mafia per essere stati semplicemente la rappresentazione plastica dei siciliani orgogliosi, dignitosi, incorruttibili, che non si piegano alle prepotenze altrui.

Che ne sanno molti siciliani di Accursio Miraglia, di Placido Rizzotto e degli altri settanta sindacalisti uccisi dalla mafia dal dopoguerra in poi? Siamo un popolo per larga parte assuefatto all’ignoranza e che dell’antico orgoglio identitario ha poche tracce.

Che fine hanno fatto i siciliani amanti dell’opera (soprattutto tra i suoi strati più popolari) che affollavano i teatri e accompagnavano a memoria le arie delle opere? Che cos’è ormai la Sicilia del teatro Massimo di Palermo (terzo teatro più grande d’Europa) o dei tre teatri stabili di Catania? Che fine ha fatto la Sicilia che, contemporaneamente alla classe politica più indecente e collusa con la mafia, per contro, ha dato all’Italia gente del calibro di Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Don Luigi Sturzo, Giorgio La Pira (e mi fermo qui). Che cos’è la Sicilia della mafia e di certa antimafia che è anche peggio della mafia?

Il leader della Lega, Matteo Salvini, e il governatore della Sicilia, Nello Musumeci

Gli ultimi Governatori della Sicilia sono stati: un condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, il suo successore condannato e poi assolto per lo stesso reato ma condannato per voto di scambio, un Governatore dai comportamenti clowneschi, anche lui rinviato a giudizio per corruzione e infine l’ultimo, uno che definiscono il “fascista gentiluomo”, che ha creato un movimento politico dal nome ridicolo “Diventerà Bellissima” (sic!) e che passerà alla cronaca per aver fatto letteralmente carne di porco della storia e dell’orgoglio siciliano dopo aver attribuito l’assessorato alla Cultura e “all’identita siciliana” alla Lega.

Quest’uomo , insieme al suo degno epigono presidente dell’Assemblea regionale regionale (uomo dagli incerti studi e caratterizzato da un italiano scadente e approssimativo) varcano quotidianamente la soglia del Palazzo dei Normanni, sede del più antico Parlamento del mondo, intreccio di stili romani, arabi e bizantini. Lo sanno, costoro, che la navata centrale della Cappella Palatina è decorata con intagli e dipinti di stile arabo? Che sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica come anche iscrizioni in lingua araba a ricordaci che la multiculturalità è stata per secoli vanto e tratto distintivo dei siciliani?

Ma no che non lo sanno, hanno la memoria dei pesci rossi e hanno dimenticato anni di insulti feroci dei nipotini di Alberto da Giussano, i quali peraltro, alla loro patetica identità del “Dio Po”, tengono più che noi siciliani alla nostra.

Proporrei allora che Musumeci chiedesse ai suoi omologhi delle province autonome di Trento e di Bolzano di dare al movimento “Diventerà Bellissima” l’assessorato alla cultura tirolese. Così, per par condicio.

Salvatore Marino