Malta. Sotto i riflettori dell’opinione pubblica c’è il centro d’accoglienza per migranti, l’Open center situato nella cittadina di Hal Far –  a sud dell’isola – , messo in quarantena il pomeriggio del 5 aprile dal ministro della Sanità, Chris Fearne, dopo che otto dei suoi ospiti sono stati dichiarati positivi al Covid-19. Figurarsi se certi “leoni da tastiera”, sempre alla ricerca del capro espiatorio, si lasciavano sfuggire l’occasione di azzannare il “nemico”. Ma procediamo con ordine.

Il primo contagiato all’interno della struttura, è stato scoperto casualmente durante un controllo di routine per un infortunio. Pesanti preoccupazioni sono state espresse dagli stessi residenti del centro per le misure adottate, ritenute “non sufficienti” per affrontare la quarantena, dato che si teme un grave focolaio all’interno dell’Open center. Le misure, dichiarano, “sono state prese più per proteggere il pubblico esterno, non noi”.

Il centro, che ospita più di mille migranti in case mobili, non rappresenta di certo il posto più adatto per autoisolarsi. Nei mesi scorsi, questo luogo, era stato teatro di diversi tafferugli, trasformatisi persino in veri e propri atti vandalici, mossi dagli stessi migranti che protestavano per le misere condizioni igienico-sanitarie in cui erano costretti a vivere.

Schieramento di soldati all’esterno dell’Open center per migranti di Halfar, nell’Isola di Malta. Sopra: l’interno della struttura per cittadini extracomunitari

“Stiamo condividendo tutto, bagni e camere da letto. Sono terrorizzato all’idea di prendere il virus. E poi se lo passo a qualcun altro e loro muoiono per questo? È pazzesco. Non abbiamo nemmeno un lavandino e non ci viene dato un disinfettante per le mani. Come dovrei proteggermi? ”, dichiara spaventato un giovane ospite al quotidiano locale “Lovin Malta”.

Le autorità sanitarie hanno dichiarato che i contagiati sono stati separati, ma dalle foto del “Lovin Malta”, le più basilari regole per evitare la diffusione di un eventuale contagio non sembrano essere state recepite dagli ospiti del centro, nel fare la fila per il pranzo, sia quando si muovono, numerosi, per il campo.

Dalla mattinata di lunedì 6 Aprile, un gran numero di poliziotti – e persino soldati dell’esercito maltese – hanno circondato il perimetro esterno del centro con l’ordine di stretta sorveglianza. L’atmosfera che circonda quel luogo distrugge senza alcun dubbio l’immagine di umanità ed accoglienza che Malta si è sempre prodigata di dare.

La dott.ssa Maria Pisani della Ong “Integra Foundation” – che lavora per i migranti –  durante un’intervista al quotidiano “Malta Today” ha dichiarato che i residenti con cui aveva interagito fino a domenica 5 Aprile, apparivano sereni e tranquilli, rassicurati anche dal fatto che il numero del personale medico all’interno del centro è stato notevolmente incrementato, grazie anche all’aiuto da parte della Croce Rossa, che ha aperto subito una clinica di fortuna nei pressi del centro. “Tenerli rinchiusi nelle loro stanze sarà ben poca cosa per frenare un possibile propragarsi del virus. Abbiamo hotel vuoti in tutta l’isola. Dobbiamo dedicare ogni stanza alla quarantena per un massimo di due persone, in modo da garantire che non si verifichi un focolaio potenzialmente fatale “.

Finora Malta è stata in grado di mantenere relativamente a bada il numero di casi di CoronaVirus, ma episodi come questi non possono essere ignorati, facendoci riflettere sul fatto che non è possibile avere totalmente il controllo.

L’epidemia di CoronaVirus ha funzionato come uno specchio deformante del mondo. Il fatto che il contagio si sia diffuso in modo graduale sull’isola ha spinto spesso i suoi abitanti a guardare ciò che accadeva come se non li riguardasse, rendendoli invece più deboli nell’affrontare rinunce che sono andate ben oltre la libertà individuale. E adesso il COVID-19, che si diffonde come un incendio anche al centro d’accoglienza per migranti, minaccia di distruggere tutto il lavoro ben fatto fino a questo momento.

Valentina Contavalle