A Santa Venerina, comune di 8mila 500 abitanti in provincia di Catania, sale a nove il totale dei positivi al Coronavirus. L’ultimo caso riguarda ancora un dipendente comunale: tre contagiati nel giro di pochi giorni. La conferma della nuova positività è arrivata con la comunicazione del risultato del tampone eseguito sabato scorso. Il lavoratore, che da parecchi giorni accusava febbre, tosse e spossatezza, sta meglio e si trova in isolamento presso la sua abitazione.

Il sindaco Salvatore Greco – malgrado la chiusura del palazzo municipale disposta lo scorso 17 marzo, in attesa di una migliore organizzazione col “lavoro agile” – su Facebook esprime cauto ottimismo: “Nonostante sia stato confermato un altro caso positivo, possiamo dire che la situazione non lascia prevedere al momento evoluzioni negative. Anzi, il secondo malato – afferma il primo cittadino – è sul traguardo della guarigione, lasciando così sostanzialmente inalterato il saldo dei malati attuali: gli è già stato fatto il primo di due tamponi che servono a certificarne la guarigione. Anche gli altri stanno abbastanza bene e non attendiamo nuovi esiti di tamponi”.

Gli altri dipendenti comunali, nei giorni scorsi, preoccupati di poter essere, a loro volta contagiati, pur essendo asintomatici, hanno rivolto parecchi appelli per poter eseguire i tamponi e fugare qualunque dubbio. Il loro appello, però, non ha sortito gli effetti sperati. Anche perché in Sicilia, in caso di soggetti asintomatici, il tampone non è previsto dalla prassi.

Ma nel caso di Santa Venerina il problema è un altro: ben tre dipendenti comunali – due impiegati in uffici dove quotidianamente si sta a contatto con il pubblico – sono risultati positivi, quindi potenziali trasmettitori del virus. In casi del genere è sufficiente profondere ottimismo o è opportuno essere più drastici per evitare problemi?

Sull’argomento si registra lo sfogo della moglie di un dipendente comunale, che sui Social scrive: “Secondo me è giusto tutelare e rassicurare i dipendenti… per evitare ulteriori contagi. Bisogna evitare di aggravare la situazione, credo sia fondamentale capire che non è l’‘altro’ il nemico, è l’ansia la vera nemica per chi pensa di essere contagiato, per chi è asintomatico ma contagioso, per chi è positivo. Serve chiarezza…. Per tale intendo: sapere realmente quale procedura deve seguire un contagiato positivo…ed i familiari? Dopo quanti giorni che si è sfebbrati si deve fare l’altro tampone e quello successivo? Chi fornisce il saturimetro per chi è positivo? Chi fa la spesa se i coinvolti non possono uscire? Perché mettere a rischio di multe i propri familiari? Non è colpa essere contagiati, ma a mio avviso TACERE  è venir meno al proprio senso civico. La PROTEZIONE  è una forma di amore per il proprio PAESE”.    

Il primo cittadino intanto – sempre su fb – trasmette speranza raccontando una storia a lieto fine: “In questi giorni quattro nostri concittadini della frazione di Linera si trovavano in Ungheria: neo-genitori e neo-nonni di un bel bambino assegnato in adozione. Perfezionato il provvedimento, si sono trovati a 2000 km da casa con gli alberghi che chiudevano e un volo di ritorno disponibile non prima del 5 aprile. Sono partiti con una macchina a noleggio martedì mattina, ‘inseguiti’ da una nevicata da pieno inverno; con il timore di essere fermati, prima alla frontiera, poi in Italia, dove nel frattempo sono entrati in vigore i divieti. Ho contattato, allora, il Viceministro degli Esteri Marina Sereni e la sua preziosa collaboratrice Loredana Massimi che ringrazio dal profondo del cuore per la loro disponibilità immediata. Il Ministero ha stabilito subito un contatto telefonico diretto con la famiglia che ha consentito una partenza più serena e la garanzia di intervento presso i posti di blocco in caso di contestazione. Hanno attraversato l’Ungheria, poi la Slovenia, il Friuli, il Veneto, l’Emilia Romagna. Sono arrivati a  Bologna nella serata di martedì per mangiare qualcosa e riposare qualche ora, in macchina, con le valigie tra le gambe perché non sono entrate tutte nel portabagagli. Quando li ho risentiti – prosegue il sindaco – , verso le 5,00 di ieri mattina erano in Valdarno, bloccati da neve ed incidenti. Sono arrivati sulle rive dello Stretto nel tardo pomeriggio di ieri ma, per i controlli lunghissimi e ripetuti,  hanno perso il traghetto delle 18.00 Hanno dovuto attendere quello delle ore 22.00. Sono certo che tutta la comunità cittadina li aspetta. Ci sarà un bimbo in più tra noi, nella nostra scuola, a giocare nella villetta. Ci sarà un nuovo piccolo cittadino che ha fatto un lungo e difficile viaggio per essere con noi, in un momento buio che illuminerà un po’ con la freschezza della sua fanciullezza. Ti aspettiamo Daniel!”

Rosalba Mazza