E’ guerra. Guerra senza esclusioni di colpi tra il governatore della Sicilia, Nello Musumeci da un lato, e il Governo nazionale dall’altro. Con il sindaco di Messina Cateno De Luca – città che è punto di snodo fondamentale dei collegamenti fra Sicilia e resto del mondo – che in questi giorni ha aperto i fuochi multicolori contro il premier Conte e il prefetto della sua città a colpi di vaffa. Oggetto: gli sbarchi (gli ennesimi), consentiti dal Governo – secondo Musumeci e De Luca – che “da un lato restringono questa possibilità tramite decreti, dall’altro non assicurano una adeguata vigilanza agli imbarcaderi di entrambe le sponde”.

Le file di macchine nei pressi degli imbarcaderi sullo Stretto di Messina (foto ufficio stampa Comune di Catania). Sopra: le auto e i passeggeri presenti su un traghetto nelle stesse ore (foto Gazzetta del Sud)

    

Una guerra ben ricostruita da Alfredo Pecoraro dell’Ansa, che scrive: “Se il governatore della Sicilia va infatti su tutte le furie, parlando di ‘nuova ondata’ di rientri nell’isola provocati dalla chiusura delle fabbriche decisa dal premier Conte e denunciando scarsi controlli in Calabria, il Viminale replica con numeri alla mano: ‘Non rispondono al vero le accuse del presidente Musumeci – mosse per di più in un momento in cui le istituzioni dovrebbero mostrarsi unite nel fronteggiare l’emergenza – secondo le quali sarebbe in atto un flusso incontrollato verso le coste siciliane, tant’è che, ieri, tutte le persone che hanno traghettato sono risultate legittimate a farlo”.

Musumeci: “Nessuno deve più entrare in Sicilia, lo sa il ministro dell’Interno, lo sa il premier Conte, lo sa il ministro Boccia, lo sanno tutti a Roma. Lo Stretto lo possono attraversare solo le forze dell’ordine e armate, i sanitari e i lavoratori pendolari. Che cosa c’entrano le centinaia e centinaia di macchine, e quindi migliaia di persone, in attesa di passare in Sicilia? Molti siciliani hanno pensato di mettersi in auto e venire in Sicilia: tutto questo è vietato, è un danno e lo è anche per chi è costretto a riceverli in Sicilia”.

Il governatore ha preso quindi carta e penna e ha scritto al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: “Lei sta assumendosi una grave responsabilità nel vanificare gli sforzi ed i sacrifici di milioni di siciliani. Agli imbarcaderi della Calabria nessuno vigila sul rispetto dei vostri decreti”.

Il Viminale, però, dà numeri diversi e parla di “calo dei rientri nell’isola, quasi la metà rispetto a una settimana fa proprio via mare. Ieri – prosegue il ministero dell’Interno – sono arrivate in Sicilia circa 1.200 persone: 551 dai traghetti giornalieri della Caronte&Tourist (239 le auto sbarcate) partiti da Villa San Giovanni, circa 200 da Reggio Calabria con gli aliscafi garantiti dalla Blu Jet, 121 col treno intercity che ogni giorno collega Roma con l’isola e 398 con i voli da Roma per Palermo e Catania”.

La macchina francese fotografata sul traghetto

“Otto giorni fa – prosegue il Viminale – , gli arrivi sono stati 2mila”. Con una precisazione: “Tutti i viaggiatori sono stati controllati prima di salire a bordo: dei 551 viaggiatori, 136 sono risultati appartenenti alle forze dell’ordine che giornalmente attraversano lo Stretto per motivi di lavoro; i restanti 415 sono tutti risultati appartenenti alle altre categorie legittimate ad effettuare il traghettamento. Nel caso in cui venga individuato un soggetto non autorizzato, questi verrà fermato e denunciato ai sensi dell’articolo 650 del codice penale”.

Dal 13 marzo precisa il Governo, “c’è stata una riduzione progressiva di arrivi con i traghetti a Messina: da 2.760 a 551. Gli aliscafi della BluJet possono trasportare al massimo 130 passeggeri (la capienza è di 260 posti), ma secondo i sindacati la media a corsa è di 50 persone, tutti pendolari. Nessuna impennata neppure per i passeggeri dell’intercity Roma-Palermo: il 15 marzo sono giunte nell’isola 81 persone, ieri 121 con un picco di 143 il 19 marzo. Per quanto riguarda i voli, a Palermo ieri sono sbarcate 218 persone (due i voli da Roma), una settimana fa sono state 169. A Catania invece sono arrivate 180 persone, pressoché lo stesso numero di sette giorni fa”.

Sui Social intanto circola la foto di una Renault color caffellatte con turisti francesi e spagnoli che, secondo diverse fonti autorevoli (tra cui l’Ansa che ha dato la notizia ieri pomeriggio), sarebbe passata indisturbata dai controlli dello Stretto.

L’auto francese in terra siciliana

Dopodiché la macchina sarebbe stata avvistata e fotografata nel catanese, sia nei pressi di Acitrezza sia tranquillamente posteggiata davanti a un supermercato dove i viaggiatori si sarebbero fermati per fare la spesa: “Hanno raggiunto ad Aci Trezza altri tre loro connazionali che erano da alcuni mesi in Sicilia. I sei sono stati messi in quarantena. Sul posto sono intervenuti carabinieri e polizia municipale che li hanno denunciati. Lo rende noto l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Salvo Danubio, sulla propria pagina Facebook. La vicenda – dice ancora l’Ansa – è stata segnalata da alcuni camionisti che hanno pubblicato le foto dell’auto stracarica di materiale anche con un portabagagli sul tettuccio e da Angelo Pizzuto presidente dell’Aci di Palermo secondo il quale ‘quella vettura non può circolare’. Pizzuto sul proprio profilo Facebook ipotizza anche che la ‘Renault 4 ha la targa di un Tir’ e si chiede ‘come ha fatto ad attraversare l’Italia, lo stretto di Messina ed arrivare ad Aci Castello quando io non posso andare neanche nella farmacia sotto casa?”.

Crediamo che – a prescindere dai numeri snocciolati dal Viminale  – sui controlli definiti “blandi” da Musumeci e De Luca, necessiti un chiarimento del Governo che prescinda dai dati. Intanto per il sindaco di Messina arriva la solidarietà di tantissima gente, non solo di centrodestra.

Luciano Mirone