Cosa succede all’interno della StMicroelectronics (Stm) di Catania dopo i “due casi di positività al Covid-19” denunciati dai sindacati all’interno della multinazionale d’eccellenza italo-francese specializzata nella produzione di componenti elettroniche, e dopo i tre casi registrati nei giorni scorsi nel sito di Agrate Brianza in Lombardia? La situazione è “sotto controllo”, dice l’azienda, ma esiste la possibilità concreta che qualcosa possa sfuggire se non si adottano le precauzioni possibili?

I sindacati dichiarano che “molto è stato fatto”, l’azienda si mostra “disponibile al dialogo”, tenuto conto che gran parte del personale lavora in “smart working” (il lavoro agile svolto da casa), ma siamo sicuri che questo sia sufficiente per scongiurare il rischio contagio? Siamo certi che i 600 dipendenti attualmente impiegati nello stabilimento catanese (su 4mila 500 che in tempi normali vi lavorano stabilmente) siano tutti (e ripetiamo “tutti”) “sotto controllo”?

Non è che la parola “controllo” venga usata in maniera un po’ troppo disinvolta per rassicurare l’opinione pubblica, dato che non c’è verso di programmare una chiusura dell’azienda, magari temporanea, per procedere alla sanificazione completa dei reparti?

È vero che finora si è proceduto a sanificare solamente i settori nei quali si sono verificati i casi di positività? E gli altri? È vero che le maggiori criticità riguardano i luoghi “in comune” (sala mensa, corridoi, spogliatoi soprattutto)? A proposito di spogliatoi: le tute di lavoro di ogni impiegato vengono cambiate quotidianamente o vengono usate quelle dei giorni precedenti? Nel caso in cui dovesse essere vera la prima ipotesi ritiriamo la domanda, ma nel caso in cui dovesse essere vera la seconda chiediamo ancora: queste uniformi vengono custodite all’interno di armadietti riservati ad ogni dipendente (e opportunamente disinfettati ogni giorno: tute e armadietti) oppure si tratta di semplici attaccapanni dove le divise stanno a contatto una con l’altra?

E poi: risultano dipendenti che registrano delle positività in famiglia? Nel caso in cui qualcuno avesse avuto la febbre e non lo avesse fatto presente oppure fosse asintomatico, l’azienda che provvedimenti dovrebbe prendere? Certe disposizioni “drastiche” vengono adottate solo di fronte alla positività di un tampone (con gli incredibili ritardi che conosciamo), oppure all’interno dell’azienda esistono metodi più tempestivi per prevenire i contagi? I sindacati dicono che “la garanzia di protezione dei lavoratori da quest’epidemia viene prima di ogni cosa”. E’ così anche per l’azienda o per le aziende che non ritengono di interrompere temporaneamente la produzione?

Nella foto: l’interno della StMicroelectronics di Catania in una immagine d’archivio de La Sicilia

Luciano Mirone