Sei casi di Coronavirus registrati fino a ieri (il primo su un cittadino maltese). Questo il bollettino diramato nel corso della conferenza stampa tenuta dalla “Sovrintendente alla salute pubblica” di Malta, Charmaine Gauci. Come i precedenti contagiati – ricordiamo 3 italiani, membri della stessa famiglia, e 2 cittadini stranieri, padre e figlia, tutti residenti nell’Isola – anche il cittadino maltese era stato in vacanza nel Nord Italia nei scorsi giorni.

Si tratterebbe quindi, come negli altri casi, di cosiddetti “contagi importati”. L’uomo è in buone condizioni di salute – così come le altre 5 persone trovate positive al Covid-19 – e, dal suo ritorno, sembra si sia posto in auto-isolamento.

Già da qualche giorno i maltesi hanno rinunciato all’acqua benedetta in chiesa – con conseguente malcontento dei fedeli – , al rituale “bacio del crocifisso”, ed ai detergenti per le mani, depredati da farmacie e punti vendita autorizzati.

Sei casi in pochi giorni non fanno un’emergenza per il governo maltese, nonostante la notizia proveniente dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) che classifica la diffusione del CoronaVirus come pandemia mondiale e non più epidemia. A questo bisogna aggiungere quello che sta succedendo nella della vicinissima Italia (appena ottanta chilometri di mare), che ha esteso lo stato d’emergenza all’intero territorio nazionale.

Nel pomeriggio di ieri – dopo la sospensione delle tratte aeree e navali decise lunedì scorso – il premier maltese Robert Abela ha comunicato le nuove misure “atte a far fronte alla diffusione del Covid-19”, comunicando l’immediata sospensione anche dei voli provenienti dalla Francia, dalla Spagna, dalla Svizzera e dalla Germania.

Per tutti residenti a Malta, rientrati o che rientreranno nelle prossime ore dai Paesi sovracitati, prima della sospensione dei viaggi, era stata richiesta una “quarantena volontaria” di due settimane – regola già peraltro in vigore per coloro che rientravano dall’Italia – , a prevenzione di un possibile contagio durante il soggiorno all’estero. Verrà imposta un’ammenda pari a 1000 euro, qualora non venisse rispettata la quarantena.

E anche se per i maltesi è arrivato il divieto di entrare in tanti Paesi del mondo, una magra sorte toccherà ai turisti arrivati sull’isola in queste ultime ore, ai quali si chiede massima collaborazione, senso di responsabilità, e di rimanere presso la propria struttura alberghiera. Inevitabilmente continueranno i rifornimenti alimentari e medici “via mare” provenienti dall’Italia: sono previsti severi controlli medici ai conducenti dei camion, con una tolleranza di due persone al massimo per ogni veicolo.

Pesanti polemiche da parte dell’opinione pubblica per gli altri provvedimenti presi dal governo maltese – e comunicati durante la conferenza stampa dell’altro ieri, martedì 10 marzo – giudicati piuttosto inconsistenti: ammessi eventi di massa fino a 2mila persone (se all’aperto), e fino a 750 (nei luoghi chiusi).

“Le nostre decisioni devono essere proporzionate alla situazione”, dichiara il Ministro della Sanità maltese, Chris Fearne, all’unisono con quanto dice il Primo ministro.

Forti dubbi anche in merito alla richiesta dell’attuazione di misure per la sanificazione dei trasporti pubblici, quali bus o lo stesso traghetto per la vicina isola di Gozo, che ogni giorno fa viaggiare un gran numero di pendolari. Su questo le autorità sanitarie hanno detto che “il traghetto ha spazi aperti, quindi il rischio di contrarre il virus non è qualcosa di cui preoccuparsi”.

Discorso medesimo in merito alle scuole – che da lunedì scorso hanno registrato la presenza del 40 per cento di studenti – per le quali è stata respinta l’ipotesi di una chiusura, nonostante gran parte degli istituti avessero messo al bando da qualche giorno tutte le attività extra scolastiche già previste per marzo. Lo stesso ministro dell’istruzione maltese, Owen Bonnici, continua a perseverare in questa direzione.

Il Premier ha inoltre annunciato l’istituzione di un comitato inter-ministeriale, al fine di indicare misure su come sostenere l’impatto economico che il virus dovrebbe causare.

“Queste circostanze straordinarie lasceranno un impatto sull’economia globale”, ha dichiarato Abela. “Malta fa parte del mondo e ne risentiremo anche noi. Ancora una volta sollecito la tranquillità, la nostra economia è forte e resiliente e le nostre finanze sono abbastanza forti da far fronte a questo impatto”, concludendo di mantenere la calma, perché tutto è sotto controllo, ed invitando la popolazione ad avere il coraggio necessario per tirar fuori l’isola da questo momento “nero”. Le preoccupazioni del governo Abela – secondo quanto si sente dire in giro – sembrano più finalizzate alla difesa dell’economia (che già ha registrato delle perdite, specie nel settore del turismo) che alla tutela della salute degli abitanti.

Le nuove disposizioni del governo non sono state ben accolte dalla gente. La popolazione inizia davvero a preoccuparsi, e ad indignarsi anche. La situazione in cui si trova attualmente Malta ricorda la “leggerezza” con la quale altri Stati hanno stanno affrontando il fenomeno.

Le misure adottate nell’isola sembrano non tenere in considerazione tutti i possibili asintomatici, che potrebbero essere destinati a fare schizzare i contagi durante quegli eventi al chiuso e all’aperto, durante le Messe, tra le strade ancora affollate, nelle discoteche di Paceville – noto quartiere della nightlife maltese – , e per finire anche a scuola.

Il buon senso dei cittadini e delle associazioni ricreative e culturali sembra prevalere su ogni cosa: di ora in ora giungono notizie di sospensione di eventi, concerti e spettacoli teatrali, manifestazioni sportive e religiose, come la festa di San Giuseppe, che ogni 19 marzo attira un alto numero di persone.

Numerose petizioni sostenute dai cittadini circolano nel web per chiedere l’immediata chiusura delle scuole e dei luoghi ricreativi, e per evitare qualsiasi forma di assembramento: l’isola ha la densità di popolazione maggiore di tutta l’Unione europea e l’impatto del virus – secondo molti – rischierebbe di essere imprevedibile.

E poi c’è davvero da fidarsi del senso di responsabilità di chi è andato all’estero e non ha osservato la quarantena di 14 giorni, fino ad appena tre giorni fa non obbligatoria?

Nella foto: Malta, panorama de La Valletta

Valentina Contavalle