19 marzo 2020. Festa di San Giuseppe. Oggi, a pranzo, mio nipote Vincenzo, quarto anno di liceo, dice: “Quanto mi manca la scuola!”. Ho sentito bene?! Un ragazzo dal quale mi sarei aspettato che gioisse per la scuola chiusa, se ne dispiace. E’ mai possibile? Cosa sta succedendo? Solo poche settimane fa il mondo non funzionava così!
C’è chi ha scritto che “Qualcuno” (riferendosi alla natura… e non solo) ci vuole far capire con le “cattive” ciò che non abbiamo voluto capire con le “buone”. Vi confesso che lo penso anch’io, nel senso che sono fermamente convinto che dalle tragedie può nascere la speranza, che l’essere umano può sempre riuscire a trasformare l’handicap in risorsa. È successo dopo la Seconda guerra mondiale, può ripetersi oggi se lo vogliamo. L’uomo ha tante possibilità che non può permettersi di sprecare. Queste considerazioni mi hanno indotto ad aprire gli occhi, a guardare meglio la realtà che stiamo vivendo.
Scorazzando su facebook mi sono reso conto che il nostro modus vivendi si è completamente ribaltato. La visione della vita quotidiana ha assunto una angolatura completamente diversa.
Fino a ieri eravamo (tutti) ubriacati e ossessionati dalla ricerca del “di più”: più potere, più ricchezza, più ostentazione, sempre di più, non rendendoci conto di aspirare solo all’effimero. Poi è arrivato il coronavirus… E si è scoperta l’importanza di una stretta di mano, di un abbraccio, di un bacio.
C’è chi apprezza la lettura e l’arte, chi auspica il giusto rispetto delle regole, chi dà consigli, chi invoca la solidarietà e la collaborazione a tutti i livelli, chi dona e invita a donare, chi chiede la corretta informazione, chi osanna categorie fino a ieri bistrattate, come quelle dei medici, degli infermieri, dei farmacisti, delle forze dell’ordine, degli insegnanti, degli operatori ecologici, dei lavoratori della pubblica distribuzione, chi sta imparando a consumare prodotti a chilometro zero che mai nessuna campagna di sensibilizzazione era riuscita a promuovere, chi invita al Made in Italy e all’unità d’Italia, chi vuole riassaporare il profumo della libertà e delle semplici passeggiate al parco, nelle ville, in campagna; chi ammette l’importanza delle persone care, dello stare in famiglia, degli amici, chi si batte per difendere il rispetto delle festività e delle tradizioni antiche, chi si rende conto della salvaguardia dell’ambiente e del suo stato di salute, chi riscopre il piacere di vedere un buon film, chi ha contezza delle associazioni di volontariato e della Protezione Civile.
Adesso. Solo adesso ci scopriamo tutti buoni e rispettosi del prossimo. E anche patriottici. Dappertutto bandiere tricolori sventolanti, palazzi illuminati di verde, bianco e rosso, canti che intonano l’inno di Mameli, in contemporanea, da tutte le radio, pubbliche e private. Tutto si è ridimensionato e contemporaneamente tutto ha acquisito un significato diverso.
Sono diminuiti gli incidenti stradali – era inevitabile, dato non c’è nessuno per strada – e perfino i furti e le rapine. Per non parlare delle relazioni extraconiugali. Anzi, i mariti imparano a cucinare e aiutano le mogli in casa. Non si gioca più d’azzardo con le slot machine. Siamo diventati amanti degli animali, in particolare dei “poveri cani”, soffocati dalle troppe attenzioni, fino all’ossessione, come quel signore che, fermato dalle forze dell’ordine con il solo guinzaglio, si è giustificato dicendo che l’animale gli era sfuggito…
E se guardiamo al mondo e ai numerosi e infruttuosi vertici che sono stati tenuti fra i potenti per ridurre l’inquinamento del nostro pianeta, nonostante le tante manifestazioni di protesta, nonostante la grande caparbietà e la lotta portata avanti, in particolare da Greta Thunberg, una drastica riduzione del diossido d’azoto in Cina e in Italia è stato possibile solo perché si sono dovute, giocoforza, adottare misure drastiche per contenere l’epidemia del coronavirus, con la conseguenza del necessario blocco delle attività delle aziende inquinanti, così come dell’eccessivo traffico delle macchine.
Da mia moglie, saggia e lungimirante come solo le donne sanno essere, un monito che vuole essere anche un auspicio: “Non dissipiamo questo ‘patrimonio di consapevolezze’ che abbiamo acquisito. Continuiamo a dare la giusta importanza alle cose, ai valori e alle persone”. Ma c’era bisogno del coronavirus?
Diego Ruggirello
No, non era necessario, bastava riflettere per tempo. Ma tant’ è, così l’uomo è.
Ora si, sarebbe un peccato disperdere queste nuove e morigerate consapevolezze.
Facciamone tesoro e continuiamo così.
Anche quando la tragedia sarà passata, continuiamo così,
Ad essere morigerati nelle scelte su ciò che è giusto per gli altri e per la natura.
Continuiamo a diminuire le emissioni nocive.
Evitiamo gli assembramenti ad alici in scatola dei grandi eventi.
Non lasciamoci più prendere dal consumismo più sfrenato,
Né dalla disastrosa corsa all’ aumento del pil.
Lasciamo che le conoscenze corrette guidino la direzione della nostra vita.
Nel riprenderci, e passerà tempo, dopo questa mazzata, ricordiamoci di evitare gli errori che possono portare ai disastri etici, ecologici, sociali ed economici.