E così abbiamo premuto il tasto stand-by sulle nostre vite. In due settimane un organismo unicellulare ha fermato la Nazione. Sgomenti, ci ritroviamo come in quelle americanate del cinema: con la gente che si ammassa nei supermercati in piena notte, i discorsi del bel presidente alla tv, il coprifuoco al tramonto e i bollettini di guerra nel tg delle venti. Barricati in casa, tra ironia e paura, tra noia e frenesia. Ce ne ricorderemo.
Ma adesso dobbiamo spiegarlo ai bambini cos’è questo “piccolo animale” che ci tiene tutti a casa. Adesso dobbiamo spiegarlo a noi stessi. In questo inizio d’anno bisesto, inscatolati tra quattro mura, stiamo facendo un’esperienza di vita eccezionale. Nel bene e nel male.
Mi piace pensare che chi voleva chiudere le frontiere e vedeva il nemico con sembianze umane e pelle di altro colore oggi abbia preso coscienza che la natura non conosce frontiere, che il nemico può essere invisibile e colpire qualunque sia il tuo colore e il tuo credo.
Mi piace pensare che chi sta ai posti di comando, e gestisce denaro pubblico, abbia capito che la salute vien prima della poltrona o degli armamenti. Perché se i polmoni non funzionano te ne fai ben poco di un aereo da guerra.
Mi piace pensare che, isolati, ognuno al sicuro nelle proprie case, ci riscopriamo collettività, popolo, con una nuova coscienza civile. Dando un nuovo valore a quello che davamo per scontato: la libertà di riunirsi, l’assistenza sanitaria, il ruolo prezioso della scuola, il lavoro.
E più intimamente, impossibilitati nella frenesia del quotidiano, adesso riscoprire le piccole cose. Che poi così piccole non sono. Rinviando i consueti impegni a quando si tornerà alla normalità, resta l’essenziale. Un tempo ritrovato.
Fino a due settimane fa era tutto consueto, oggi le città si svuotano, si spengono le vetrine in un silenzio più irreale di una domenica ferragostana. Ed ecco che ci scopriamo fragili ma per essere più forti, quando la tempesta sarà passata.
Intanto la mia bimba colora un altro arcobaleno e aspettiamo l’arrivo della primavera. Si, andrà tutto bene.
Marina Mongiovì
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