Berlusconi avrebbe incontrato il boss Giuseppe Graviano per ben tre volte, con l’aggravante che quest’ultimo era latitante. Dichiarazioni esplosive contro l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da parte del capomafia Graviano al processo contro la ‘ndrangheta stragista. “Da latitante – scrive Elvira Terranova sull’Adnkornos – ho incontrato Berlusconi almeno per tre volte. Fu mio nonno ad avere i contatti con gli imprenditori milanesi. Poi, quando è morto mio padre, mi prese in disparte e mi disse ‘Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu’. Poco dopo mio nonno, che aveva più di 80 anni, morì”.

 

Graviano va oltre e arricchisce di altri particolari la sua deposizione: “Con Berlusconi – sempre secondo l’agenzia giornalistica – cenavamo anche insieme. E’ accaduto a Milano tre in un appartamento. Tramite mio cugino avevamo un rapporto bellissimo”.

Poi arriva il 1992, il momento in cui scoppia Tangentopoli e si verificano le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Quell’anno “Berlusconi annunciò a mio cugino Salvo che voleva entrare in politica. Io non lo incontrai, ma lo incontrò mio cugino Salvo a cui Berlusconi parlò di questo progetto di entrare in politica”.

In merito al presunto tradimento che il leader e fondatore di Forza Italia (assieme a Marcello Dell’Utri) avrebbe perpetrato nei confronti di un’ala di Cosa nostra, Graviano aggiunge: “Berlusconi fu un traditore, perché quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose”.

Il boss in aula conferma il contenuto di una intercettazione – letta dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – risalente al 19 gennaio 2016, che cristallizza il colloquio avvenuto in carcere fra Graviano e il boss Giuseppe Adinolfi: “Berlusconi prese le distanze e fece il traditore”.

Una frase confermata in dibattimento arricchita da altri particolari: “Un avvocato di Forza Italia – scrive ancora Elvira Terranova – mi disse che stavano cambiando il Codice penale e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell’abolizione dell’ergastolo. Questo mi portò a dire che Berlusconi era un traditore”.

Redazione