Era il 2015 quando le autorità dell’Albania hanno lanciato una attività di eradicazione delle piantagioni di droga nelle campagne del piccolo Stato balcanico, sperando di distruggere i campi di cannabis e arrestare alcuni coltivatori. Questo intento avrebbe dovuto ridurre il potere dei trafficanti, liberando il Paese e agevolando il suo ingresso nell’Unione europea.

I trafficanti, al contrario, ne sono usciti rafforzati, poiché, attraverso la corruzione, frutto dei loro ingenti guadagni, hanno vanificato gli obiettivi di quest’operazione. I narcotrafficanti si sono ispirati alle stesse tecniche dei narcos colombiani per spostare grandi quantità di cannabis per distribuire cocaina dall’America Latina ed eroina dall’Asia centrale attraverso l’Italia e il resto dell’Europa.

Hanno utilizzato un mix di strategia intimidatoria e corruttiva a seconda delle circostanze. Le mafie albanesi sono considerate oggi tra i principali trafficanti di eroina, cocaina e cannabis del mondo. Sia le forze dell’ordine statunitensi che europee hanno descritto l’Albania come il più grande fornitore di cannabis nell’Unione europea, nonché un importante punto di transito per eroina e cocaina.

Sulla base del valore dei sequestri di droga, alcuni stimano che la sola marijuana generi guadagni fino a quattro miliardi di dollari l’anno, metà del Pil albanese. E’ inutile negarlo: il mare Adriatico è ancora un’autostrada per il traffico di droga in tutta Europa. Circa un anno fa, a gennaio, sono state sequestrate dalle autorità italiane 1,5 tonnellate di cannabis sotto un telo su una barca da diporto.

Negli ultimi mesi sono stati scoperti centinaia di chilogrammi di cocaina nascosti nelle banane importate dalla Colombia. E’ bene precisare che secondo Eurojust solo il 10% delle spedizioni di droga dentro e fuori il paese è intercettato, il resto passa.

I trafficanti sono diventati così potenti da avere collusioni e complicità in tutto il mondo. Sono molto bravi a gestire il loro denaro e a corrompere, dall’America Latina, all’Europa. E’ abbastanza chiaro che tutte queste mafie operano con un certo livello di protezione e sostegno politico.

L’Albania è diventata il quartier generale del traffico di stupefacenti nel continente europeo e molti temono che il denaro frutto di azioni criminali abbia completamente infettato l’élite politica e finanziaria, rendendo più difficile l’adesione all’Unione europea.

L’Albania è ormai un “narco-Stato”, è la “Colombia europea”. È il produttore e distributore di droga più accreditato in Europa. Il commercio di droga vive nelle principali città del paese, tra cui la capitale, Tirana e le città portuali di Durazzo e Valona.

Sulla carta, l’Albania ha una delle economie più povere d’Europa, con un settore bancario quasi inesistente. In realtà, le città albanesi stanno attraversando un massiccio boom edilizio con nuovi negozi di lusso, uffici scintillanti, torri residenziali e centri commerciali in crescente aumento.

L’Albania non è più solo un centro di coltivazione, è diventato un centro d’investimento, distribuzione e traffico internazionale. Per anni, Edison Harizaj è stato il leader della rete di traffico di cannabis a Vlore. Un mafioso che è diventato boss uccidendo i rivali usando violenza e intimidazione, ma anche corrompendo la polizia e i funzionari locali per colpire i suoi nemici.

Scacciato da Valona, ​​città amata dai trafficanti per la sua vicinanza alle coste italiane, ha spostato i suoi affari in Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito.

In Albania è in corso una crescente faida tra bande rivali. I trafficanti albanesi cercano comunque di mantenere un profilo basso, preferendo tenersi fuori dai riflettori. L’estate scorsa, un trafficante, Gazmend Merkaj, ha scoperto un ordigno nella sua auto. Rendendosi conto di essere un bersaglio di morte si è consegnato alla polizia piuttosto che rischiare la morte certa.

Ermal Harizaj, il boss della droga soprannominato “il padrino”, non è stato così fortunato. Il 7 novembre dell’anno scorso è stato ucciso in un attentato tra Tirana e Durazzo. Aveva trentanove anni e molto probabilmente vittima degli stessi trafficanti che alcuni anni fa ha cacciato dall’Albania. Sono tornati per uccidere il “boss.”

Gli albanesi oggi sono diventati gli specialisti del traffico di droghe nel resto d’Europa. I cartelli albanesi ora sono concentrati verso i commerci di cocaina ed eroina più redditizi. Invece di rischiare coltivando la cannabis all’aperto, i trafficanti hanno trasformato l’Albania in un centro di transito di stupefacenti. L’eroina è introdotta clandestinamente in Albania attraverso l’importazione di abbigliamento e scarpe importate dalla Turchia, uno dei maggiori esportatori tessili del mondo. La cocaina, invece, arriva in spedizioni di banane e olio di palma dalla Colombia.

Ovviamente con il sistema della corruzione anche i campi di cannabis sono ricomparsi dove erano stati distrutti. Il 28 febbraio 2018, le autorità europee hanno intercettato sei tonnellate di cocaina mascherata da spedizione di banane. Cocaina, eroina, cannabis sono caricati su gommoni ad alta velocità diretti verso la costa italiana da Valona, ​​Durazzo o anche dalla vicina nazione del Montenegro.

Solo pochi mesi fa a dicembre, l’Italia ha sequestrato una barca che trasportava 1,5 tonnellate di cannabis per un valore di circa dieci milioni di euro. I trafficanti non usano solo il mare. La cosca mafiosa Bajri, specialista nel narcotraffico, estende i suoi tentacoli in Italia, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Spagna, ed è coinvolta anche nel riciclaggio di denaro proprio in questi paesi.

In Albania purtroppo i trafficanti spesso riescono a uscire dalla prigione. L’impunità è uno dei grandi ostacoli alla lotta ai narcotrafficanti. Questi criminali hanno completamente infettato le istituzioni, ai livelli più profondi. Decine di funzionari albanesi di alto livello – dai sindaci ai ministri – sono stati implicati nel traffico e nel commercio di droga e in alcuni casi lo hanno persino agevolato traendone cospicui benefici di natura economica.

Kelmend Baili, soprannominato “Escobar”, dopo le accuse di essere un boss della droga e dopo essere stato arrestato continua attraverso la sua cosca a costruire indisturbato hotel, ristoranti e nuove torri di appartamenti, corrompendo i funzionari locali per ottenere il controllo di appezzamenti di terra nella turistica Saranda.

Il richiamo del business della droga sembra essere irresistibile anche per i giovani con poche opportunità in un paese con un PIL pro capite molto al di sotto della media europea. Lo stipendio iniziale per i dipendenti pubblici è di circa trecento euro al mese. Il Paese offre poco in termini di vita dignitosa, anche se sei un gran lavoratore. Il narcotraffico e le droghe sono la scorciatoia per uscire dalla povertà e diventare ricchi e rispettati in poco tempo. La situazione non è facile e l’Albania da sola non potrà farcela!

Nella foto: una coltivazione di stupefacenti in Albania

Vincenzo Musacchio (giurista e presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise)