La vita privata e la dimensione pubblica quasi si confondono nella storia di Leoluca Orlando. E si intrecciano nelle memorie che il sindaco di Palermo affida al suo libro “Il tempo dell’elefante”.
Il volume è uscito prima in Germania e ora viene edito da Palermo University Press nella nuova collana “Cronache” curata da Ninni Giuffrida e Andrea Le Moli.
La lotta contro la mafia, il rapporto con i quartieri, il sogno di una Palermo “normale”, l’incontro con Martin Heidegger durante gli studi universitari in Germania, la polemica con Leonardo Sciascia sui “professionisti dell’antimafia” e l’ultimo incontro con lo scrittore pochi giorni prima della scomparsa.
Sono i temi più significativi di un racconto che descrive una fitta carrellata di esperienze pubbliche e private rievocate con il taglio della riflessione. Non a caso il titolo e il disegno della copertina scelgono la figura dell’elefante, simbolo della memoria.
Quelle di Orlando sono ricordi riferiti ai suoi primi mandati che il “sinnacu”, come viene chiamato nei quartieri popolari, ha esercitato con passione civile senza fare velo al suo punto di vista. A volte con una radicalità di pensiero che lo ha posto al centro di confronti molto duri come nel caso della polemica con Sciascia. Nell’articolo sui “professionisti dell’antimafia” per il Corriere della Sera lo scrittore segnalava nel 1987 il rischio che l’antimafia, di cui Orlando si era fatto paladino, potesse diventare un sistema di potere, “retorica aiutando e spirito critico mancando”. Due anni dopo Orlando volle incontrare Sciascia, che stava già molto male. Orlando voleva dirgli che la riflessione dello scrittore, ispirata a principi di garantismo e rispetto del diritto, rischiava di essere usata come un’arma dai mafiosi e dai loro amici. Fu un incontro cordiale pieno di attenzioni e di rispetto reciproco. Ma ognuno rimase sulle proprie posizioni.
Altri messaggi della cultura avrebbero, secondo Orlando, diffuso un’immagine falsa della Sicilia. E’ il caso del libro Il Gattopardo e del film che ne ricavò Luchino Visconti. I due capolavori più conosciuti al mondo “raffigurano i due più grandi mali della Sicilia, i due più grandi nemici del nostro popolo: mafia e fatalismo”. Sono proprio gli obiettivi contro i quali Orlando rivolge nel suo libro un’ostinata attenzione.

Nella foto: il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando

Ansa