Il gip di Palermo, su richiesta del pm ha archiviato l’indagine che riguardava possibili omissioni da parte della catena di comando dei carabinieri dove lavorava l’appuntato Rinaldo D’Alba che il 7 febbraio 2012 uccise la moglie Rosanna Siciliano con la pistola d’ordinanza e si suicidò lasciando orfane le figlie che oggi hanno 19 e 13 anni.

La famiglia viveva negli alloggi della caserma Falde a Palermo. Il comandante della stazione dopo che la vittima aveva raccontato delle violenze aveva spostato il militare in un alloggio per scapoli. L’esposto era stato presentato dalla sorella della vittima, Manuela Siciliano secondo cui la congiunta ”si era rivolta alle forze dell’ordine prima di essere uccisa e aveva segnalato e denunciato l’ex marito raccontando ai carabinieri che lui la minacciava, anche davanti alle figlie, che era violento, che la picchiava e le urlava contro”.

I familiari presenteranno un esposto al Csm perchè dalla denuncia ad oggi non sarebbero state fatte indagini e i presunti reati sarebbero prescritti. Secondo l’esposto del maggio 2012 l’Arma ”nonostante la consapevolezza che il dipendente avesse gravi problemi di natura psicologica, manifestati con ripetuti atti di violenza contro la moglie, ha continuato a mantenerlo in servizio senza prendere alcun provvedimento anche a sua tutela consentendogli di detenere la pistola in dotazione”.

“La Procura – dice il legale di Siciliano, Vanessa Fallica – nonostante i chiari spunti non ha fatto alcuna indagine e dopo ben sei anni, senza ascoltare nessuno, senza cercare le prove, nel 2018 aveva chiesto l’archiviazione. Mi chiedo – aggiunge – perchè quando ci sono i carabinieri di mezzo, si perdono i fascicoli, si commettono errori nella loro trasmissioni, non si effettuano le indagini e sopratutto si fanno estinguere i reati per prescrizione”.

Nella foto: Rosanna Siciliano

Ansa