Non conosciamo i motivi che spingono certa gentaglia o teppaglia o chissà cosa a commettere dei raid vandalici contro alcune sedi siciliane degli Scout, ma dato che negli ultimi tempi questi atti si sono intensificati, saremmo curiosi di conoscerne le cause, poiché un fatto isolato va sempre preso come tale, ma quattro, per giunta concentrati in poche settimane, fanno riflettere perché rappresentano un fenomeno.

L’attività degli Scout – del tutto apartitica e apolitica – è improntata sull’amicizia, sulla lealtà, sull’onestà, sulla legalità, sulla solidarietà, sul rispetto della persona umana e della natura, sulla pace, su tanti altri valori per i quali questa vita merita di essere vissuta.

Chi, allora, può essere contro gli Scout? In un posto normale, nessuno. In una terra stranissima come la Sicilia, dove il bene e il male a volte coesistono anche nelle stesse famiglie (vedi il caso di Peppino Impastato) non c’è da meravigliarsi se gesti del genere possano andare “oltre” l’atto vandalico, e trasformarsi in altro.

Perché vedete, in Sicilia la difesa dell’ambiente – anche se non è promossa “contro” qualcuno o qualcosa, ma semplicemente “per” il nostro futuro, come è nella filosofia degli Scout – non è un’astrazione, ma una battaglia indiretta contro i Signori del cemento, della monnezza e della mafia. Basta anche una semplice passeggiata in un luogo bellissimo ma destinato a una discarica di rifiuti per scatenare ritorsioni che vanno dal semplice consiglio “bonario” all’atto intimidatorio. Stessa cosa dicasi quando si parla di legalità o di mafia, poiché in Sicilia il solo fatto di parlarne è considerato un oltraggio all’ordine costituito.

Ora, noi non sappiamo se alla base di questi gesti che ultimamente hanno preso di mira alcune sedi siciliane dei Boy Scout ci sia tutto questo. Sappiamo che il fatto esiste, e che dietro ogni fatto c’è sempre una causa che scaturisce da un’altra causa (in questo caso una società malata), che non potrai mai curare mandando l’esercito – come crede qualcuno – ma educando, promuovendo cultura, creando nuovi modelli culturali, realizzando scuole, spazi verdi, strutture per lo sport.

Gestendo la Cosa pubblica con le vecchie categorie – lo abbiamo scritto recentemente, quando  in un garage di Belpasso è stata trovata dai Carabinieri una pistola di grosso calibro a disposizione di un gruppo di giovinastri “pronta per l’uso”, con tanto di colpo in canna e caricatori – non andiamo da nessuna parte. Qualcuno in quell’occasione ha chiesto: scusate, ma cosa sono le “vecchie categorie”?

Sono i vecchi sistemi di intendere e di concepire la società, un concetto complesso che possiamo sintetizzare con il fatto che le comunità di un tempo non presentavano le emergenze di quelle odierne. Le piazze dei nostri paesi o delle nostre città non sono più piazze aggreganti, ma piazze di spaccio. Gestire questi fenomeni come se fossimo negli anni Cinquanta, pensando all’ordinaria amministrazione e non a una seria politica per i giovani, significa ragionare con le vecchie categorie.

A Belpasso (Catania), ultimo luogo nel quale è stato registrato il raid contro una sede Scout, la classe politica che amministra da decenni non vede quello che succede sotto i propri occhi. Eppure basta fare una passeggiata alla Villa comunale – proprio a un passo dal municipio – in una sera qualsiasi di un giorno qualsiasi, per vedere quel che molti preferiscono non vedere: una gioventù lasciata in balia di se stessa da un lato, e una politica, dall’altro, completamente avulsa da certe problematiche, ma in compenso pronta a correre dietro ad ogni processione, ad ogni assessorato, a ogni carro vincente.

I raid vandalici contro gli Scout possono avere attori diversi rispetto a quelli che operano nelle piazze di spaccio o in certi garage intenti a preparare una pistola pronta per l’uso, ma sono figli dello stesso brodo di cottura che nessuno è mai riuscire ad asciugare e a sostituire con i valori dei Boy Scout.

Luciano Mirone