Il 2020 è appena iniziato, ma della “splendente rinascita” di Malta , iniziata ben 10 anni fa, non rimangono che le ceneri. Nello Stato più piccolo dell’Unione europea è in corso la conclusione di un’era, quella del “regno” del premier Joseph Muscat. Un decennio turbolento, dominato dall’ascesa e dalla caduta dell’attuale Primo Ministro laburista e dalla sconfitta del Partito Nazionalista, con un futuro incerto per i maggiori partiti di Malta, ma con una Società civile più forte che chiede a gran voce una maggiore responsabilità da parte dei politici.

Malta. Il premier Joseph Muscat (foto Matthew Mirabelli). Sopra: un momento di una recente manifestazione contro il governo

Al centro di tutto l’assassinio con autobomba di Daphne Caruana Galizia (16 ottobre 2017), la giornalista che con le sue clamorose denunce ha scoperchiato un immenso verminaio (con ramificazioni in tutto il mondo) fatto di mafia, di riciclaggio di denari sporchi, di traffici di ogni tipo, di cui il governo Muscat, secondo le cronache, è stato (ed è) parte integrante.

Esiziale l’anno che ci siamo lasciati alle spalle per Muscat, soprattutto perché non è riuscito a dare risposte convincenti all’Unione europea sull’inchiesta giudiziaria relativa al delitto della giornalista. Ma vediamo quali sono stati i momenti salienti del 2019 che hanno lasciato un impatto duraturo nel panorama politico maltese:

17 febbraio: il quotidiano nazionale “Times of Malta” cita fonti della polizia, le quali insistono sulla necessità di raccogliere ulteriori “prove concrete”, prima di procedere contro un numero di sospetti, ritenuti strettamente collegati all’assassinio di Caruana Galizia.

26 giugno: un rapporto del Consiglio d’Europa condanna “lo stato di diritto in vigore a Malta”. Al governo maltese si chiede di avviare un’indagine pubblica sull’omicidio della giornalista “entro i prossimi tre mesi”.

20 settembre: Joseph Muscat annuncia l’inchiesta pubblica sull’omicidio, ma non rispetta i termini precedentemente dettati dal Consiglio Europeo: l’indagine deve essere conclusa entro nove mesi e pubblicata come indicato dalla stessa commissione. Nel giro di poche ore la famiglia Caruana Galizia richiede un incontro col governo “per conoscere e verificare” quanto scritto sul rapporto del Consiglio d’Europa.

6 ottobre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” riferisce che un “grande uomo d’affari” è tra i tre potenziali sospettati dietro l’assassinio, fornendo nuove importanti rivelazioni. Tuttavia già un anno prima, lo stesso “Times of Malta” fece trapelare il sospetto che la polizia sapesse già chi stesse “guidando” l’assassinio.

15 novembre: il governo annuncia finalmente i due nuovi membri al consiglio di amministrazione che insieme al giudice emerito Michael Mallia, presiederanno l’inchiesta pubblica sull’omicidio: il dott. Ian Rafalo, decano emerito della facoltà di giurisprudenza all’Università di Malta e professore ordinario di diritto pubblico, e l’esperto forense Anthony Abela Medici, che diresse il laboratorio di scienze forensi presso il dipartimento di polizia dal 1981 al 2010. La ONG Repubblika, nata con lo scopo, tra gli altri, di promuovere e preservare i diritti civili e la libertà di parola, esprime non poche preoccupazioni su questa compagine, lamentando il fatto che la famiglia della blogger non sia stata minimamente consultata al momento di questa scelta, ricaduta quindi su elementi che non vengono reputati del tutto “super partes”.

Malta. I ceri accesi in onore della giornalista dopo l’attentato

Il giudice Mallia era infatti già stato incaricato di indagare sui contenuti del “laptop” (il computer portatile) col quale Daphne scriveva, per cui, secondo gli attivisti, questo “doppio incarico” rischia di compromettere l’integrità del lavoro. Critiche non diverse vengono poste per la nomina del dott. Anthony Abela Medici, il quale deve il suo incarico proprio al Premier Muscat, quindi identificato come un elemento facilmente soggetto a condizionamento. Malta. Non è immune agli attacchi di Repubblika neppure il prof. Ian Refalo, essendo egli stesso, in passato, oggetto di indagini da parte della giornalista assassinata.

19 novembre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” rivela l’arresto di un uomo – Melvin Theuma – la settimana precedente a tale data, con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e ritenuto un intermediario nell’omicidio di Caruana Galizia. L’uomo chiede l’immunità dall’accusa in cambio di informazioni sul delitto e su altri crimini. Nel giro di poche ore, Muscat conferma l’arresto e afferma di accettare le condizioni poste da Theuma, a condizione che le informazioni fornite possano essere confermate in tribunale.

12 dicembre: durante il processo, Theuma afferma che l’imprenditore e “faccendiere” Yorgen Fenech riceveva importanti informazioni, nonche’ indicazioni su come procedere in merito all’assassinio di Daphne Caruana Galizia, addirittura dall’ex capo dello Staff di Muscat, Keith Schembri. E qui la contraddizione: durante una seduta precedente, Theuma insiste sul fatto che sia stato unicamente Fenech, e non Schembri, a ideare l’omicidio.

Daphne Caruana Galizia

13 dicembre: l’annuale sfilata della Festa della Repubblica per le strade di La Valletta viene soffocata dagli scherni e dai fischi di migliaia di manifestanti che inondano la capitale. Durante il suo discorso, il neo presidente della Repubblica maltese, George Vella, dichiara che Malta è molto più forte rispetto alla “banda di persone” che ha portato il suo paese alla vergogna.

17 dicembre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” riporta dettagliatamente l’allontanamento dell’imprenditore Yorgen Fenech dalla sua società offshore 17 Black, un tempo segreta, sollevato dall’incarico con due assegni, per un valore di 1,5 milioni di euro.

18 dicembre: Schembri testimonia in tribunale per la prima volta in relazione al caso di omicidio, negando di aver mai divulgato, o passato a Fenech, informazioni delicate riguardanti l’assassinio della giornalista. Lo stesso giorno a Bruxelles viene votata una risoluzione che invita Muscat “a dimettersi immediatamente”.

19 dicembre: l’investigatore capo Keith Arnaud afferma in tribunale che la polizia maltese non è stata in grado di esaminare il cellulare di Keith Schembri, affermando di averlo perduto.

20 novembre: l’uomo d’affari Yorgen Fenech viene arrestato nelle prime ore del mattino mentre cerca di lasciare la marina di Portomaso a bordo del suo yacht di lusso. Fenech viene intercettato da una nave di pattuglia delle Forze armate di Malta intorno alle 5.30 del mattino e portato via dalla polizia per un primo interrogatorio. Quella stessa sera gli attivisti scendono in piazza a Valletta per protestare contro il governo e chiedere le dimissioni del Primo Ministro. Due agenti di polizia rimangono feriti mentre l’auto del Ministro della Giustizia è invasa da manifestanti furiosi.

21 novembre: anche il ministro dell’Economia, Chris Cardona, viene convocato dalla squadra investigativa per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, per un interrogatorio. Cardona, preso di mira più volte dalla Galizia, poco prima dell’assassinio, aveva ordinato il congelamento dei beni bancari della giornalista. Il 16 ottobre del 2017, Daphne si stava recando presso la sua filiale bancaria per tentare di risolvere la questione.

26 novembre: Keith Schembri si dimette dalla carica di capo di stato maggiore del Primo Ministro. Le sue dimissioni arrivano nel momento in cui si conferma il suo fermo presso la polizia in merito all’omicidio della giornalista. Quel giorno si dimette il ministro del turismo Konrad Mizzi, mentre il ministro dell’Economia Chris Cardona, interpellato dalla polizia 5 giorni prima, si sospende “temporaneamente” dall’incarico governativo.

28 novembre: il Consiglio dei Ministri viene convocato per una riunione a tarda notte, una vera e propria “maratona” che si estende fino alle prime ore del mattino. E durante una bizzarra conferenza stampa alla 3.30 del mattino, Muscat annuncia che il governo ha rifiutato il “perdono presidenziale” per Fenech. Nelle stessa notte Keith Schembri viene rilasciato dalla custodia della polizia.

29 novembre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” riferisce che durante la lunga riunione del gabinetto del giorno precedente, i ministri hanno appreso dalla squadra investigativa di una nota consegnata da Fenech, il quale sembra incolpare il ministro dell’economia Cardona per l’omicidio. Diversi ministri sollevano preoccupazioni per il fatto che Schembri, sospettato di aver scritto la nota, abbia cercato di incastrare il collega.

La macchina carbonizzata di Daphne Caruana Galizia dopo l’esplosione e gli agenti della Scientifica impegnati a studiare il luogo dell’attentato

30 novembre: Fenech viene formalmente accusato dell’omicidio, ma si dichiara “non colpevole”.

1 dicembre: Muscat annuncia, con un discorso televisivo alla nazione, che si dimetterà dalla carica di Primo Ministro. Nonostante ciò le sue dimissioni saranno prorogate fino alla nomina di un nuovo leader del Partito laburista, previste per il prossimo 11 gennaio.

3 dicembre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” pubblica una lettera trovata dalla polizia, durante le perquisizioni nella proprietà di Fenech, presso la marina di Portomaso. Da quanto scritto, si apprende che Yorgen Fenech e Keith Schembri sono coinvolti nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. L’autore della lettera è Melvin Theuma. Il Consiglio d’Europa sembra sempre meno convinto delle spiegazioni date dal Premier Joseph Muscat, in merito alle indagini svolte finora sull’assassinio della giornalista.

4 dicembre: Theuma dà la sua prima testimonianza in tribunale, mettendo a nudo il piano scioccante per uccidere la giornalista Daphne Caruana Galizia.

5 dicembre: Fenech afferma che Schembri lo ha tenuto sempre informato in merito agli sviluppi dell’inchiesta sull’omicidio.

8 dicembre: si svolge una delle più grandi proteste della società civile di sempre. Davanti all’ufficio del Primo ministro si chiede verità e giustizia.

22 dicembre: il settimanale nazionale “Sunday Times of Malta” riporta il sospetto di ennesimo tentativo di “sviare le indagini” sul caso dell’assassinio della giornalista, proprio nel momento in cui Melvin Theuma viene arrestato.

27 dicembre: il quotidiano nazionale “Times of Malta” riferisce che lo scorso febbraio Yorgen Fenech è stato uno degli ospiti d’onore di Muscat durante una festa tenutasi nella residenza ufficiale del Primo Ministro nella località di Girgenti. In quella occasione Fenech regala al Premier un vino molto pregiato, del valore di migliaia di euro. L’imprenditore, in passato, aveva già donato al Primo Ministro due costosissimi orologi, anch’essi per un valore di migliaia di euro. Da quanto più volte riportato dai quotidiani, appare indubbia perlomeno una conoscenza tra i due uomini.

Nel frattempo, durante le vacanze natalizie, Muscat si reca nella grotta di Gesù Bambino a Betlemme e poi vola alla volta di Dubai. Il miracolo non arriva.

Dopo una serie di vittorie schiaccianti, oggi Muscat è il leader che molti rifiutano, persino disprezzano. Gli stessi sostenitori del partito Laburista appaiono delusi da un uomo che ha sempre promesso “un nuovo modo di fare politica”, ma che invece viene accusato di fare “clientelismo dilagante”, di essere indifferente alla corruzione, di “vendere” Malta al miglior offerente. Resta una sola cosa da chiedersi: quanto è innocente Joseph Muscat?

Eppure non tutto sembra perduto. Un elemento positivo è emerso nel corso del 2019: il forte senso civico di migliaia di persone, scese in piazza soprattutto a seguito delle scioccanti rivelazioni sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia.

Oggi 5 gennaio la Società civile saluterà il nuovo anno scendendo ancora una volta in piazza per una nuova protesta, in attesa delle definitive dimissioni di Muscat, previste per l’11 gennaio.

Valentina Contavalle