Il 26 novembre 2019 sarà una data che i maltesi difficilmente scorderanno. In centinaia ieri sera si sono riversati al City Gate di Valletta. Forse migliaia. Non ci si rende mai conto della capienza di un posto fin quando non lo si riempie. La protesta contro il governo maltese attualmente in carica continua: i toni sono sempre più forti, ha tutta l’aria di una rivolta.

La folla che ha protestato ieri contro il governo Muscat. Sopra: un momento della rivolta scoppiata a due anni dall’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia

A due anni dall’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia, la gente protesta, vuole verità e giustizia, scende in piazza e contemporaneamente contesta il governo laburista di Joseph Muscat, ritenuto vicino ai personaggi denunciati dalla blogger poco prima di morire.

La terza protesta nel giro di una settimana, svoltasi davanti a tutti gli edifici governativi della capitale. Ma mai, fino a ieri, così forte, con una folla tanto arrabbiata.

Fin dalle 16, alla notizia delle dimissioni del Ministro dell’Economia Chris Cardona, del Ministro del Turismo Konrad Mizzi e del Capo di Stato maggiore Keith Schembri, una folla si è radunata davanti al parlamento maltese. Volano urla, insulti, cori contro il governo Laburista; alle 19, parte ufficialmente la protesta, capeggiata dai gruppi “Occupy Justice” e  “Repubblika”.

E le urla diventano davvero possenti, lanci di uova contro le auto governative, la polizia è costretta a transennare la zona, pronti a qualsiasi tipo d’intervento, mentre si cerca di evacuare l’edificio con i pochi parlamentari rimasti.

Il Premier Muscat, poche ore prima, aveva indetto una seduta straordinaria, interrompendola bruscamente ai primi segnali di protesta. Aveva appena ottenuto, ancora una volta, la totale fiducia da parte del suo partito politico, avrebbe potuto lasciare tranquillamente il suo posto; eppure, neanche la sua auto è stata risparmiata dal lancio delle uova da parte della folla che si iniziava a radunare.

Il premier maltese Joseph Muscat

Ma andiamo con ordine: pochi giorni fa l’arresto dell’imprenditore maltese Yorgen Fenech, e di Melvin Theuma detto “the Middleman”, colui che faceva da intermediario per le losche faccende di Fenech. La situazione sembra essere precipitata. Yorgen Fenech non è uno “stinco di santo”, non lo è mai stato. Nonostante la giovane età, vanta un numero imprecisato di affari legati al gioco d’azzardo maltese ed italiano. E adesso, è stato identificato come uno dei possibili mandanti dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. Le indagini sono tutt’ora in corso, non si sa ancora l’effettiva connessione tra l’uomo e l’assassinio o gli assassini della blogger, ma una cosa è certa: Yorgen Fenech era in stretto contatto con Keith Schembri – una delle ultime telefonate fatte dall’imprenditore, prima dell’arresto, fu fatta proprio a Schembri –  . E Keith Schembri, così come Conrad Mizzi, è implicato nell’ormai famigerato caso delle Offshore e 17Black.

Daphne Caruana Galizia ne scrisse già nell’aprile del 2017. Mezz’ora prima del suo assassinio, quel famigerato 16 ottobre 2017, denunciò con un ultimo post sul suo blog “Running Commentary” quanto Keith Schembri e Konrad Mizzi fossero corrotti. Ovunque corruzione. Solo mezz’ora dopo, non avrebbe più avuto la possibilità di farlo.

Da quella denuncia sono passati due anni. Due anni di proteste, di indagini. Tutti sapevano dell’implicazione dei due ministri. E allora ci si domanda: come mai non siano mai stati destituiti dal loro incarico immediatamente, vista la posizione dello stesso Premier Muscat, professandosi sempre dalla parte della giustizia, della verità e contro la corruzione? Chi ha permesso ad entrambi i ministri di prendere del tempo, e per cosa? Le dichiarazioni di Yorgen Fenech hanno pregiudicato a tal punto le loro posizioni da costringerli alle dimissioni solo ora?

Proprio di questa mattina è la dichiarazione di Muscat, pronto a lasciare il suo incarico solo nel caso in cui si trovassero delle prove tangibili ed una connessione tra lui e l’omicidio di Daphne Caruana Galizia. Ma nel frattempo dovrà affrettarsi a sostituire i suoi ministri.

I tre esponenti dell’establishment maltese dimessisi ieri: Konrad Mizzi, ministro del Turismo; Keith Schembri, Capo di Stato maggiore; e Chris Cardona, ministro dell’Economia

Nonostante tutto, ci si chiede chi, eventualmente, potrebbe prendere il posto di Muscat.

L’atmosfera non sembra essere delle più favorevoli verso un nuovo governo laburista: Evarist Bartolo, ministro della Pubblica istruzione e dell’Occupazione, potrebbe essere un possibile candidato come futuro premier.

Di contro, il partito Nazionalista non sembra avere, allo stato attuale, un leader sufficientemente forte da contrapporre alla personalità di Muscat. Molti indicano a gran voce Simon Busuttil, già a capo del partito Nazionalista (ma destituito). che potrebbe avere il carisma giusto per ribaltare la situazione.

Ipotesi. Che potrebbero però trasformarsi in realtà del giro di poco, addirittura di pochissimo tempo.

In ogni caso gran parte del popolo maltese sembra essersi risvegliato da un torpore generale. Soprattutto quella fetta di opinione pubblica che difende la libertà di espressione, e che non vuole vedere morire qualcuno, solo perché sta svolgendo il proprio lavoro.

In settimana, una nuova protesta per chiedere le immediate dimissioni di Joseph Muscat, si sta già organizzando. Staremo a vedere, ma nel frattempo, in tutta fretta, ci si è premurati a pulire durante la nottata, ancora una volta, il memoriale della Caruana Galizia, sito di fronte al Palazzo di Giustizia, a Valletta, sebbene, dopo quanto è avvenuto negli ultimi giorni, forse tutti dovremmo chiederle delle scuse. In punta di piedi.

Valentina Contavalle