“Un corto circuito giudiziario: il penale condanna l’usuraio, il civile pignora la casa alle vittime per fare ottenere i soldi al taglieggiatore”. È la notizia, con tanto di servizio (che riproponiamo in questo articolo), che il Tg di Rai3 Sicilia ha dato due giorni fa. Una notizia paradossale e incredibile che riguarda la provincia di Catania.

“L’unica cosa che posseggo (la casa, ndr.) – dice una delle vittime – , non ho nient’altro. Quindi vendendo questo resteremmo io, mia madre, mio fratello, mia figlia, mia moglie, l’altra mia figlia che dovrebbe arrivare fuori, senza una casa”.

Rai3 Sicilia: “Il tribunale civile di Catania ha messo tutto all’asta dopo un decreto ingiuntivo da parte di Antonino Pulvirenti, condannato in primo grado a cinque anni di carcere per usura proprio ai danni di Ivan e suo padre Nino”.

“Due pratiche corrono su due binari diversi e parallelamente – aggiunge un’altra vittima della famiglia – : pur con la sentenza penale di condanna, non siamo riusciti ad ottenere la sospensione della procedura di espropriazione immobiliare”.

Rai3 Sicilia: “Taglieggiati per anni con un meccanismo che Pulvirenti avrebbe applicato in almeno altri due casi per i quali sono in corso i processi: la ditta edile dei Giangreco comprava materiale da Pulvirenti: per ogni ritardo nei pagamenti si accumulavano debiti che sono diventati impossibili da pagare. Gli interessi arrivavano fino all’88 per cento, poi le minacce sempre più pesanti e la decisione di denunciare”.

“Tu stai cca sutta (tu stai qui sotto, ndr.)?, la strada dici è al buio? Perché la strada è al buio! Siccome mio figlio il piccolo si ritirava la sera con lo scooter – afferma un’altra vittima della stessa famiglia – dici, a tuo figlio ci può succedere anche qualcosa”.

Rai3 Sicilia: “Nino è scoraggiato, ha perso l’azienda e la famiglia che lo aveva allontanato prima di capire che fosse vittima di usura. Ora il timore di perdere anche la casa e la sensazione, condivisa con il figlio, di essere stati abbandonati”.

“Anche se viene condannato – prosegue una delle vittime – noi siamo senza casa e quindi se tu hai denunciato perdi casa ugualmente. Da questo capisco perché le persone non denunciano”.

“Non ho più paura – conclude un altro familiare – , non mi interessa avere paura, picchì o campare o non campare è lo stesso”.

Redazione