Riassumiamo. Nel mar Mediterraneo, una nave, la Sea Watch, ma potrebbe chiamarsi in qualsiasi altro modo e potrebbe essere di qualsiasi nazionalità, salva 42 naufraghi. Uomini, donne e bambini, che prima del delirio delle onde in mare aperto sono fuggiti dai lager libici. Ne portano i segni. Ma la nave sta al largo di Lampedusa per 14 giorni, a mo’ di crociera, come scriverebbe qualche leone da tastiera. In una snervante attesa. L’attesa che la civilissima Italia e qualche altro civile paese Europeo dia il via allo sbarco di 42, quarantadue, pericolosissimi Clandestini allo stremo delle forze.

Il Capitano, quello della nave, vorrebbe far valere le leggi del mare. Un uomo in mare va sempre salvato, non si guarda al colore della pelle, ai conti in banca o alla fedina penale. Va salvato e basta. Va portato a terra, va accolto e curato. “Ero straniero e mi avete accolto” dal Vangelo secondo Matteo; si, quello di cui il prete racconta sul pulpito la domenica mattina.

Ma il Capitano, l’altro, quello che al sicuro sulla terra ferma bofonchia a suon di cicaleggio mediatico e agita rosari e Vangeli, che non ha letto, usa termini come “ordine”, “forza pubblica”, “navi illegali” e, stufo, scarica la responsabilità a Olanda e Germania. Nel frattempo a Strasburgo Ponzio Pilato si è lavato le mani un’altra volta.

Questo è quanto: un braccio di ferro politico sulla pelle di 42 esseri umani. Poche decine di africani, segnati dai soprusi e dalle violenze, sono una minaccia per il Paese. Scappano da una terra che li odia, arrivano in una terra che non li vuole. Sono Clandestini. Sono rifiuti dell’umanità, sporcano e alterano quell’ordine tanto agognato. Stanno in fondo alla fila perché “prima gli Italiani”.

Ma più del Capitano, quello che sta a terra e fa la voce grossa con le dirette su Facebook, spaventa e disorienta l’ondata di odio nero, la cloaca di commenti da tifoseria, un dilagante “nuovo fascismo” che si fonda su un analfabetismo funzionale, mancanza di valori, paura per ciò che è altro, il rifiuto per il “diverso”. Esiste solo il proprio metro quadro di vita da proteggere. E magari si va a messa, perché si è Italiani e Cristiani, e quel citare santi ed apostoli prende il sapore della bestemmia.

La speranza di questo Paese è nella gente che chiede di “restare umani”; nel Capitano, quello della nave. Sta nei Cristiani, quelli veri, che aspettano sul sagrato di accogliere lo straniero.

Marina Mongiovi’