“Se il nostro capitano Carola segue la legge del mare, che le chiede di portare le persone salvate sul #seawatch3 in un porto sicuro, potrebbe affrontare pesanti condanne in Italia. Aiuta a difendere i diritti umani, condividi questo post e fai una donazione per la sua difesa legale”. E’ il post-appellopubblicato, questa mattina, sul profilo Facebook della Ong Sea Watch. Parole che fanno presagire tutta l’intenzione del capitano della nave Carola Rackete di proseguire nell’intento, annunciato ieri, di voler far sbarcare a Lampedusa, nonostante il divieto del Ministero, i 42 migranti da 14 giorni a bordo della nave. “Sono responsabile per le 42 persone salvate in mare e che non ce la fanno più. Le loro vite sono più importanti di qualsiasi gioco politico” scrive il capitano Rackete.

Ieri la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha rigettato il ricorso presentato dalla Sea Watch per ottenere l’autorizzazione allo sbarco in Italia. “Questa mattina – si legge in un nuovo tweet di Sea Watch – abbiamo comunicato ai naufraghi la decisione della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani” (Adnkronos).

Intanto il movimento #mobilitiamoci comunica: “Prosegue il presidio davanti al sagrato della cattedrale di Palermo. Dopo la bella e partecipata manifestazione di ieri sera la mobilitazione continua anche stasera con il presidio. Purtroppo ancoa nulla è cambiato e la Corte di giustixia europea ha inspiegabilmente respinto la richiesta dei migranti a bordo della Sea Watch. Le prossime ore saranno delicatissime per quanto riterrà di fare il capitano della nave per dare un porto sicuro allo sbarco dei migranti. Per questo è necessario continuare la mobilitazione per mostrare ancora di più il nostro sostegno e la richiesta di cambiare le leggi criminogene che condannano a morte sicura chi fugge e a pene severe chi salva i migranti”.

Nella foto: la nave Sea Watch

Redazione